Ormai risaputi i molti, drastici e repentini cambiamenti che la pandemia ha prodotto nella nostra esistenza a livello di stile di vita, relazioni sociali, lavoro. Anche in ambito culturale il sommovimento è stato notevole. Nello specifico, nell’emergenza, si è radicalmente modificata ad esempio la modalità di intrattenersi di gruppi di donne veronesi che, in tempi normali, erano aduse incontrarsi per confrontarsi e riflettere su di un libro proposto o per conversare di filosofia.
L’occasione mensile costituiva quella stanza tutta per sé in cui coltivare affinità elettive e rinnovava il piacere di ritrovarsi fra amiche. Sconsigliato l’incontro in presenza, ci si è così ritrovate costrette a ripiegare sulla modalità di appuntamento online con tutte le difficoltà che i video collegamenti comportano. Ma a soccorrere, a stimolare, a vincere ogni resistenza fu, come sempre accade nei momenti più critici, la letteratura, la filosofia, saperi che offrono consolazione e conoscenza.
Perché la vita non si trasformasse in una mera sopravvivenza, per reagire, fronteggiare la drammaticità della situazione e sentirsi tutte soggetti attivi di un possibile cambiamento, c’era l’urgenza di capire quanto stava avvenendo. Occorreva dunque leggere, documentarsi, condividere per acquisire nuova consapevolezza. La necessità di approfondire il principio di realtà indusse ben presto a spostare l’attenzione su testi che in qualche modo contribuissero ad allargare il pensiero, aiutassero a sviluppare senso critico verso un’umanità che, all’insegna di un vertiginoso sviluppo, aveva però infranto ogni limite imposto dalla Natura e provocato un simile flagello.
Si trattava insomma di riesaminare i mali inferti alla Terra. Libri dunque che appalesassero il disincanto del mondo contemporaneo in tutte le sue tragiche contraddizioni. E quindi smascherassero, dietro i luccichii degli ammalianti simboli di ricchezza, un Pianeta distrutto dall’inquinamento, depauperato delle sue risorse naturali, connotato dall’asservimento degli animali a scopo economico, sconvolto dai cambiamenti climatici. Ed oggi, complice un’estate dalle roventi temperature anomale, devastato dagli indomabili roghi accesi dalla follia umana e dilaniato da insensate guerre e inarrestabili migrazioni. Ripercorrendo lo sviluppo della storia, c’era l’esigenza di capire come l’umanità, da una originaria armonia con la Natura, fosse potuta giungere a questo degrado e alla pandemia.
Illuminante risultò in proposito la lettura e condivisione del romanzo-fiaba di Filelfo, L’assemblea degli animali , Edizioni Einaudi 2020. Un singolare libro poetico che, reinterpretando la forza narrativa di miti, citazioni sapienziali, letterarie della tradizione, racconta nel registro fiabesco della prosopopea e cioè dal punto di vista degli animali, attribuendo loro voce e pensiero, quanto stiamo attraversando. Sono qui questi antichi abitatori della Terra a svelare che la volontà di potenza umana trova le sue origini, nella notte dei tempi, in un peccato originale che consisterebbe piuttosto in un salto di status da parte di un animale speciale che, non sentendosi più parte della Natura, animale tra gli animali, si accreditò la condizione di animale superiore. Un essere umano autorizzato a soggiogare la Natura, le sue creature. Un imperium che si tradusse nel tempo, attraverso l’uso e lo sviluppo di scienza e tecnica, in illimitato dominio con conseguente sfruttamento, abuso e violenza dell’habitat che ci ospita.
Un paradigma gerarchico che ancora prevale nonostante scienza, filosofia, arte abbiano da tempo guadagnato il pensiero che il Pianeta sia un grande organismo vivente dove ogni essere animato e non-animato è funzionale alla vita dell’altro, dove tutto sia interconnesso e necessario alla sopravvivenza dell’altro.
Come ci informano il botanico Stefano Mancuso in Verde brillante e la biologa marina Mariasole Bianco in Pianeta Oceano, il ruolo di piante e mare sono fondamentali per la regolazione del clima, per il nostro sostentamento, nonché per la funzione biochimica disintossicante che entrambi esercitano con sorprendente sinergia e quindi per la nostra stessa sopravvivenza sulla Terra. Attualmente però la loro vita è a rischio per l’inquinamento ed il sovra sfruttamento. La situazione pare abbia raggiunto il punto di non-ritorno. Ma sono forse I quattro Maestri riproposti da Vito Mancuso in un recente testo a scuoterci, a invitarci a recuperare misura e senso del limite. Se vogliamo salvarci occorre innanzitutto allargare l’angusto orizzonte in cui il culto dell’Io ci ha confinati.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it
