INCHIESTA – Dopo il podio italiano 2019, che la vedeva al primo posto per aumento di suolo consumato, Verona occupa ora il quarto posto in Italia, il secondo a livello regionale dopo Vicenza, ma fa parlare di sé soprattutto per la modalità in cui il territorio consumabile è stato calcolato.
A denunciarlo per primo fu il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, che già nel 2015 tuonava contro la decisione di rendere edificabili 1.678.000 metri quadrati di suolo agricolo anziché 791.000. Una decisione attribuita prima al sindaco Flavio Tosi (2007) e poi all’attuale sindaco Federico Sboarina (Piano degli interventi 2011), che si baserebbe sull’errore di considerare la superficie di territorio comunale pari a 206,6 kmq anziché 198,8 kmq appositamente «per gonfiare – secondo Bertucco – la Superficie agricola trasformabile».
900.000 metri quadrati che sarebbero dovuti rimanere agricoli, un errore di calcolo forse voluto e che l’attuale assessora all’Urbanistica Ilaria Segala, recentemente intervistata sulla nuova Variante urbanistica 29, commenta definendolo «un vecchio cavallo di battaglia del consigliere Bertucco che però è stato già ampiamente discusso: il dato è stato validato dalla Regione Veneto e noi siamo sereni e sicuri che sia corretto».
A sovrastare le schermaglie politiche, sempre più fitte con l’avvicinarsi della scadenza elettorale del 2022 e dell’approvazione di nuovi piani urbanistici, rimangono i dati. È l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) a certificare il cattivo primato di Verona e del Veneto, che con 217.744 ettari è la seconda regione più cementificata d’Italia dopo la Lombardia (dato 2020).

Ilaria Segala
A Verona città il suolo consumato è il 28,4% della superficie totale del territorio comunale, con un incremento sul 2019 di 9,13 ettari, poco al di sotto dei comuni di Nogarole Rocca, Zevio e Legnago e quasi un terzo rispetto all’incremento registrato a Sona e Sommacampagna (Rapporto Ispra 2021 su consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici).
La provincia veronese è così seconda solo a Vicenza per consumo di suolo in Veneto, registrando quasi 42.000 ettari di suolo consumati per un totale di 13,3%, di cui 166 ettari solo nel 2020.
Già nel 2019 Verona è maglia nera nazionale per consumo di suolo con 253 ettari cementificati in più rispetto al 2018: record nazionale per Verona proprio a un anno dall’approvazione del DGR 668/2018 con cui Regione Veneto intese determinare la quantità massima di consumo di suolo ammessa nel territorio regionale sulla base dei dati trasmessi dai singoli Comuni.
Per Verona quel dato che stabilirebbe la quantità massima di suolo consumabile, poi approvato con una variante al Piano di assetto del territorio, è di 94,91 ettari, definito dalla stessa assessora Segala «un piccolo salvadanaio da tenere di scorta per interventi meritori».
Nonostante le buone intenzioni dichiarate nel 2017 con la Legge regionale n. 14 del 6 giugno 2017 sul contenimento del consumo di suolo, approvata per ridurre progressivamente la cosiddetta copertura artificiale coerentemente agli obiettivi comunitari di azzerarla entro l’anno 2050, il DGR 668 prevede un’eccezione ai limiti degli ettari consumabili dichiarati dai singoli Comuni, e quindi anche ai quei 94,91 ettari di Verona, consentendo interventi urbanistici nei cosiddetti Ambiti di Urbanizzazione Consolidata (AUC), cioè in aree già parzialmente edificate “o aree libere che si trovano tra zone già urbanizzate nonché parti del territorio oggetto di un Piano urbanistico attuativo approvato e i nuclei insediativi in zona agricola”.
Insomma, gli AUC sono fuori dai vincoli del consumo di suolo, e gli interventi urbanistici all’interno degli AUC sono sempre consentiti in deroga ai limiti della legge regionale sul consumo di suolo. Come si legge dal commento alla legge regionale del 2017 elaborato da esperti veneti, “gli AUC sono il luogo in cui concentrare gli interventi che altrove comporterebbero consumo del suolo, ad evitare un consumo diffuso del territorio comunale” (Fonte: La nuova urbanistica veneta, Cristiano Corazzari). Sindaci e urbanisti non trovano dunque un vero limite al consumo di suolo a livello regionale e gli ambientalisti sono preoccupati.
«A Verona e in provincia ci preoccupa in particolare lo sviluppo incontrollato della logistica, che oltre alla costruzione di nuovi capannoni di stoccaggio ed opere a servizio, porterebbe con sé una la naturale creazione di nuove infrastrutture per la circolazione di trasporto su gomma, consolidando questa modalità di trasporto inquinante e anacronistica. In provincia centri logistici sorgono a Villafranca vicino all’aeroporto con altri 150.000 metri quadrati, 116.000 mq sono in previsione a Nogarole Rocca, 25.000 a Oppeano», racconta a Verona In la presidente di Legambiente Verona Chiara Martinelli.

Variante 29, mappa
Ma anche la gestione urbanistica della città lascia perplessa Legambiente, che non intravede nella recente Variante 29 al Piano degli Interventi nessuna «significativa inversione di tendenza, che, aldilà di quello che può essere concesso da una legge regionale troppo permissiva, dovrebbe manifestare la visione della città del futuro, che si sta confrontando con problemi ambientali sempre più pressanti. Non c’è stata una reale concertazione con i cittadini e le circoscrizioni per discutere dei problemi viabilistici e di inquinamento di molti quartieri, che di certo non verranno risolti con qualche opera compensativa…», continua Martinelli.
Una posizione diametralmente opposta a quella ottimista del Sindaco Federico Sboarina, che invece nella Variante 29 intravede un intervento fondamentale per il futuro della città, “[sia] in tema di rigenerazione urbana, con migliaia di metri quadrati di aree abbandonate che saranno recuperate migliorando la qualità di vita di tutti i quartieri [sia] per l’aspetto ambientale, visto che interessa il consolidato e salvaguarda il consumo di nuovo suolo».

Borgo degli Ulivi, Quinzano, Verona
Le dichiarazioni d’intenti dell’Amministrazione Sboarina non convincono neanche il presidente dell’Osservatorio Territoriale VeronaPolis Giorgio Massignan, che si interroga sulla reale necessità di interventi come la costruzione dei Magazzini della Cultura a poca distanza dall’Adige, proprio di fronte al forte Santa Caterina al Pestrino, e la proroga alla lottizzazione Borgo degli Ulivi in località Monsel di Quinzano.
«A che cosa servono le migliaia di metri quadrati che la Variante 29 destina al residenziale, al ricettivo-alberghiero, al turistico, al commerciale, al terziario e al direzionale?», si chiede Massignan, che si spinge oltre: «Nei decenni scorsi, l’equilibrio urbanistico e l’estetica del paesaggio sono stati pesantemente intaccati dalle troppe e non necessarie costruzioni, spesso volute dalla speculazione edilizia. La pianificazione di una città come Verona dovrebbe comprendere anche l’opzione relativa alla demolizione delle strutture edilizie inutilizzate e impattanti sull’ambiente e sul paesaggio».
La partita delle prossime elezioni amministrative si giocherà di nuovo sul terreno fragilissimo della pianificazione urbanistica, che a Flavio Tosi è costato un vicesindaco.
Annalisa Mancini

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com

Enrico
14/08/2021 at 21:38
Penso che l’ing. Campagnari abbia toccato pertinentemente un tasto dolente a cui temo non vi sarà un’adeguata risposta.
È infatti sotto gli occhi di tutti la presenza di migliaia di appartamenti nuovi chiusi o case vuote da ristrutturare: è chiaro che se non vi è una reale richiesta non sono sostenibili le ristrutturazioni. Per quale motivo allora continuiamo ad autorizzare nuova edificazione? C’è forse una “sovrabbondanza” di denaro da “far girare”?
Giuseppe Campagnari
12/08/2021 at 22:53
Rispondo all’assessore Segala: non è compito della Regione validare i dati forniti dal Comune. Dal 2011 il dato sulla superficie comunale è di 198 kmq anche per l’Istat, però non è mai stato corretto il dato sulla SAU e sulla SAT superficie agricola trasformabile che dal 2011 doveva essere dimezzato.
Ma è stato compito del Comune, ad ogni Piano degli Interventi, verificare il consumo di suolo agricolo (SAU) e monitorare il PAT per valutare se le previsioni del 2007 si sono verificate.
Ad esempio: al 2016 gli abitanti di Verona dovevano essere aumentati di 30.000 unità (per questo erano previsti 6 MILIONI DI MC DI ESPANSIONI EDILIZIE). Non mi sembra si sia mai preso atto di questo dato che avrebbe comportato il taglio di milioni di mc di nuove costruzioni.
IL COMUNE COSA ASPETTA A FARLO?
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Sara
12/08/2021 at 14:48
Stiamo morendo senza verde, in mano a gente senza ideali. Solo smog e cemento. Verona svegliati
Marastoni giordano
12/08/2021 at 04:14
Evviva il verde…..