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Verona dall’incerto futuro mentre la politica pensa a sopravvivere

Il PD, con quattro parlamentari difficilmente tutti rieleggibili, non dovrebbe avere problemi a individuare tra loro un candidato sindaco

Palazzo Barbieri
Palazzo Barbieri, Verona

Mentre il Paese è alle prese con l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ed in particolare con le riforme strutturali di giustizia, fisco, semplificazione e capitale umano, nell’intento di rimettere l’Italia su un percorso di crescita equilibrata, la politica veronese appare concentrata sulle questioni della conquista e della redistribuzione di quel poco che resta del potere locale.

Il cuore di tale interesse è rappresentato dalla scadenza delle prossime elezioni nel Comune di Verona nella primavera 2022, assunta come problema di rapporti tra le forze politiche del medesimo schieramento, al di fuori dei problemi cruciali e determinanti per il futuro della città.

Il centrodestra, la coalizione che rappresenta una maggioranza consolidata dell’elettorato e naturale candidato a una nuova vittoria, oggi vive un momento di esplicito dissenso interno dopo che il sindaco Federico Sboarina, ricevuto l’endorsement alla ricandidatura da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ha deciso di aderire a Fratelli d’Italia, mutando gli equilibri politici della passata amministrazione. La Lega ha reagito negativamente e ha ipotizzato un’altra candidatura di centrodestra facendo emergere, sulla stampa locale, la possibilità di un nuovo rapporto con l’ex sindaco Flavio Tosi, poi rapidamente smentita.

Rimane tuttavia il segnale che il problema della candidatura non è risolto e che la virata di Salvini e Meloni in direzione dell’asse sovranista anti Ue a Bruxelles è destinato ad avere riflessi anche a Verona, specie in Forza Italia.  Vedremo come si svilupperanno i rapporti ma credo che la maggioranza di centrodestra si trovi oggi a dover fare i conti con posizioni politiche sempre più divaricate e sempre meno mediabili all’insegna del comune interesse per la conquista del potere.

Diversa, ma per certi versi convergente, la posizione del centrosinistra. Fin da subito, data la estrema difficoltà non tanto di vincere ma di essere competitivi, si è cercato di affrontare le prossime elezioni con lo schema classico della ricerca di un candidato esterno. Una scelta che consente il duplice vantaggio di scaricare il risultato negativo sul candidato prescelto e di salvaguardare gli equilibri interni del partito.

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Da tempo l’attenzione del centrosinistra, su proposta del gruppo alleato di Traguardi, si è concentrata sulla candidatura di Damiano Tommasi, già calciatore popolare e già apprezzato presidente dell’Associazione calciatori. Una proposta di un qualche interesse dal punto di vista elettorale, tutta da scoprire sul terreno politico e amministrativo. 

Come al solito, su questa proposta si sono mossi, diversi personaggi della sinistra di ieri, in questi casi alla ricerca di un improbabile nuovo ruolo in politica, che hanno trasmesso al soggetto individuato la convinzione di una situazione contraddittoria e confusa, destinata a un inevitabile insuccesso.

Credo sia da riferire a ciò l’attuale atteggiamento enigmatico e un po’ scherzoso di Tommasi che in un recente convegno di Traguardi si è guardato bene dall’accettare la candidatura, e in una successiva intervista a Verona Fedele il suo atteggiamento verso l’impegno politico è sintetizzato dal titolo faceto: “Caro centrosinistra, te piacerebbe eh?”.

Credo che alla fine non se ne farà nulla e il Pd potrà trovarsi nella situazione di non sapere che pesci pigliare. Una situazione davvero strana per un partito che, avendo a Verona quattro parlamentari in carica, ben difficilmente tutti rieleggibili, data anche la riduzione dei componenti delle due Camere, non dovrebbe avere particolari difficoltà a individuare tra loro un candidato.

Questo quadro, complessivamente povero, esprime, con disincantata chiarezza, la situazione della politica a Verona. Il passaggio cruciale della vita del Paese e in esso i rilevanti problemi del futuro della nostra città, sembrano non interessare la politica locale, tutta dedita ai tradizionali giochi di potere, con la preoccupazione preminente o di riuscire a rimanere al governo della città o di perdere pagando il minor prezzo possibile in termini di equilibri di partito. Una scadenza elettorale, per certi versi di rilevanza storica, vissuta con l’obiettivo di uscirne meglio possibile affinché tutto continui come prima.

Luigi Viviani

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Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

2 Comments

2 Comments

  1. Marcello Toffalini

    08/07/2021 at 10:27

    Poco credibile Luigi quando sostiene che il PD “non dovrebbe avere particolari difficoltà a individuare tra loro un candidato”, cioè tra i 4 parlamentari uscenti!? Poco credibile sia per il retroterra disincarnato di questi politici che per le sue precedenti ammissioni. Osservo che sono le divisioni interne alla Destra a darci qualche possibilità di arrivare al ballottaggio. Ma con chi? Accontentiamoci per ora, del programma di Bertucco, per una città policentrica a servizio di pedoni e ciclisti, con i mezzi a motore a non più di 30 km/h.

  2. ODC

    07/07/2021 at 20:29

    Le Amministrative dell’anno prossimo si incastonano perfettamente tra le Regionali dello scorso anno, stravinte da un centrodestra unito attorno alla icona di Zaia, e le Politiche nel 2023 che dovrebbero chiudere un cerchio. Le differenze mi paiono evidenti: un centro destra apparentemente unito, un totem che si è assunto ogni responsabilità, una presenza sul territorio, un atteggiamento parolaio nei confronti del next generation. Di contro un centro sinistra inesistente che si è stretto attorno a nulla. A Verona un nume tutelare non c’è. Sboarina e Tosi se ne dicono di santa ragione e dividono la destra. Una città a forte vocazione europeista è preda di una classe dirigente veramente scarsa. C’è bisogno di altro per provare a ragionare in termini di area democratica e liberal?

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