L’assessore alla Pianificazione del Comune di Verona, l’ingegnere Ilaria Segala, ha presentato la “sua” Variante 29, come sostanzialmente diversa rispetto a quelle del passato. In particolare afferma: “La filosofia del masterplan, ovvero l’indicazione di principi da recepire nella fase di progettazione, è l’esatto contrario dell’intervento singolo, slegato dal contesto territoriale. Significa valutare già dall’inizio fattori come viabilità, piste ciclabili e pedonali, verde e servizi per i cittadini…”. E poi prosegue: “Identica filosofia anche per l’area del Pestrino, per cui l’obiettivo è il recupero di Forte Santa Caterina e degli spazi (ora solo piazzali in cemento, baracche e tettoie) affacciati sull’isola, prezioso e protetto biotopo naturalistico nel parco dell’Adige”.

Forte Santa Caterina, rendering dei magazzini della cultura
Ebbene, intendo soffermarmi proprio sull’area del Forte Santa Caterina al Pestrino e sulle ipotesi progettuali che la Variante 29 propone per quella zona.
Premetto che si tratta di un contesto di rilievo storico, paesaggisticamente fragile e naturalisticamente molto importante, che andrebbe bonificato di tutti i residui edilizi recenti e rinaturalizzato. Inoltre, la vicinanza al fiume e al parco dell’Adige, dovrebbero preservarlo da nuove costruzioni. Invece, nella Variante 29 si propone di realizzare i Magazzini della Cultura. Una struttura dove poter esporre, a rotazione, il patrimonio artistico chiuso nei depositi dei musei cittadini e le imponenti scenografie di Fondazione Arena, ora conservate in altri magazzini, oltre a parte degli archivi degli uffici comunali e circa 5.000 mq di residenziale, ricavati da immobili dismessi. Il progetto prevede una serie di edifici a forma di L, proprio di fronte al forte, di cui uno alto 9 metri, su una superficie di 16.000 mq, recuperati dalle demolizione delle palazzine militari in disuso e fatiscenti.
La struttura provocherebbe un grosso impatto paesaggistico, che impedirebbe il recupero naturalistico e storico di quel contesto ambientale. Pertanto, non mi pare che questa scelta risponda agli enunciati dell’assessore, anzi. Non si è certamente valutato “già dall’inizio fattori come viabilità, piste ciclabili e pedonali, verde e servizi per i cittadini.” Non certo la viabilità di quella zona, insufficiente a servire un polo culturale, direzionale e residenziale; non il bisogno di residenze, visto che a Verona ci sono oltre 10.000 appartamenti sfitti; non l’esigenza di spostare in una zona limitrofa all’Adige le imponenti scenografie areniane e gli archivi comunali.

Arsenale, Verona (foto Verona In)
Ma soprattutto non si è assolutamente considerata la possibilità di creare un sistema culturale che preveda la realizzazione all’Arsenale di spazi espositivi per le opere lì depositate. Mi chiedo se i nostri amministratori si siano posti la domanda di quanti visitatori andrebbero sino al Pestrino e quanti invece, dopo aver visitato il museo di Castelvecchio, continuerebbero la loro visita proprio all’Arsenale. Mi chiedo anche il perché non abbiano pensato di attuare un importante polo museale invece di costruire in una zona così fragile e periferica.
Verona ha bisogno di un Grande museo, che comprenda anche gli spazi attualmente occupati dal Circolo Ufficiali, per realizzare quelle strutture di servizio indispensabili ad ogni museo, quali un più grande spazio per la biglietteria, che non costringa i visitatori a dover attendere all’aperto, un bookshop, dei nuovi servizi igienici, degli uffici idonei per i dipendenti comunali, degli spazi adeguati per i diversamente abili, di un guardaroba, e di tutti quei servizi che si trovano in un museo moderno e che Castelvecchio non ha.
Per concludere non riesco a capire perché la Giunta comunale e i nostri assessori alla Pianificazione territoriale e alla Cultura non abbiano valutato l’importanza di un Grande Castelvecchio per la cultura, il turismo e l’economia della nostra città, e abbiano invece presentato progetti assurdi come quello dei Magazzini della Cultura al Pestrino.
Giorgio Massignan
VeronaPolis

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

M.
15/06/2021 at 22:08
Servirebbe far dialogare le sponde del fiume, inserite in un grande e continuo parco cittadino, con le realtà museali ed i contenitori culturali della città. Ci sono molti esempi in Europa di rinaturalizzazione dei fiumi, Vienna, Belgrado, Maribor, Budapest, Berlino…
M.