Un grosso investimento a carattere immobiliare sta per concretizzarsi sull’area dell’Ex Scalo Merci: 500.000 mq, che rappresentano forse l’ultima occasione per Verona di riacquistare un’ampia superficie verde, rischiano di essere fortemente ridimensionati per l’inserimento di attività commerciali, condomini e parcheggi. Ne abbiamo parlato con Giorgio Bernini, dal 2015 attivista e membro del direttivo del Comitato Verona Sud. Sabato 5 giugno alle 15 in Piazza Bra il Comitato ha organizzato una nuova manifestazione per chiedere ancora una volta che tutta l’area del Parco allo Scalo venga realmente destinata a verde.

Giorgio Bernini
– Cosa non vi piace del progetto per la realizzazione del Parco?
Bernini. «Durante la campagna elettorale del 2017 l’allora candidato sindaco Federico Sboarina promise di riconvertire tutti i 500.000 mq dell’area dell’ex Scalo Merci a verde. Già con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa tra Comune, Regione Veneto e società del gruppo Ferrovie dello Stato nel giugno 2019 lo spazio da destinare a parco fu ridotto a 450.000 mq. Di questi, altri 65.000 mq verranno assorbiti dalla realizzazione della stazione Alta Velocità; dei restanti 385.000 mq, su almeno altri 100.000 mq è prevista la realizzazione di supermercati, negozi, grattacieli e condomini ad uso residenziale e oltre 35.000 mq di parcheggi in superficie. Non solo: nell’ultimo progetto presentato in Comune il 26 febbraio 2021 c’è in programma una strada in cemento lunga 1.600 metri che attraverserà il parco, utile a coprire viabilità, parcheggi interrati e una grande rotatoria di smistamento di traffico sotterraneo».
– Cosa contestate riguardo la gestione del verde nel Parco??
Bernini. «Per esempio, il nuovo assetto del parco prevede una fascia di alberi stretta e molto allungata, localizzata presso i binari della ferrovia per mitigarne l’impatto e per soddisfare la vista dei viaggiatori dei treni. Questo sarebbe il bosco urbano da circa 110.000 mq, all’interno del quale saranno ricavate delle stanze verdi a servizio delle attività commerciali presenti nel cretto, ricavato sopra una viabilità sotterranea e che si conclude a ovest con il giardino all’italiana, un’altra spianata di cemento con pochissimi alberi. Già soltanto a queste modifiche dei piani presentati fino all’anno scorso sono legate problematiche non indifferenti».
– Per esempio?
Bernini. «Innanzitutto ci chiediamo quale sia l’utilità di creare altre iniziative commerciali e terziarie. Se queste verranno realizzate, gli ultimi negozi che attualmente sopravvivono nel centro storico saranno costretti a chiudere, insieme a quelli che lo hanno già fatto grazie all’apertura di imponenti strutture commerciali in ZAI. Pensiamo poi alle bombe d’acqua e ai violenti nubifragi che da anni il nostro territorio subisce: nel cretto potrebbe venirsi a creare un torrente. Mancano zone di terreno limitrofo che facilitino l’assorbimento dell’acqua».
– Pretendete dunque che il progetto del 26 febbraio venga rivisto del tutto?
Bernini. «Assolutamente. I metri cubi di nuovi edifici che verranno costruiti sono spropositati rispetto alla scarsità di superfici di verde che, come abbiamo detto, avranno solo la funzione di barriera nei confronti dei binari ferroviari. Sono troppi anche i parcheggi previsti, in considerazione degli altri che saranno ricavati in futuro sulla zona, presso l’ex Manifattura Tabacchi o gli ex Magazzini Generali. È chiaro che il progetto non assume nient’altro che le caratteristiche di un ingente investimento immobiliare: non è l’idea di parco che era stata promessa anni fa e di cui Verona ha bisogno, cioè quella di superficie destinata per intero a verde pubblico».

La zona che interessa l’ex Scalo Ferroviario di Verona
– Come si è comportata l’amministrazione comunale nei confronti del Comitato fino ad oggi?
Bernini. «Siamo stati ascoltati ma senza che i nostri interventi e le nostre proposte venissero mai tenuti davvero in considerazione. Durante la manifestazione di sabato 5 giugno torneremo anche a far presente che nel 1987 il Consorzio ZAI cedette a titolo gratuito alle Ferrovie dello Stato alcuni terreni al Quadrante Europa al fine di edificare il nuovo scalo merci ferroviario al posto di quello di Porta Nuova: l’amministrazione si è dimenticata di mettere sul piatto questo regalo? Noi vogliamo che tutta l’area dell’ex Scalo merci sia destinata a verde anche come compensazione di quei 250.000 mq donati dal Consorzio ZAI»
– Quanto è importante la riconversione a verde dell’area dell’ex scalo merci?
Bernini. «Verona è una delle città più inquinate d’Europa. Questa è l’ultima occasione che abbiamo per ottenere uno spazio da adibire a verde, che servirà da polmone soprattutto ai quartieri di Verona Sud, la zona più trafficata ed edificata della nostra città. Diversamente che in altre regioni, da noi manca ancora una certa sensibilità e coscienza sociale nei confronti delle tematiche ambientali, non soltanto a livello istituzionale ma anche cittadino: confidiamo nelle nuove generazioni, mentre andiamo avanti con le nostre battaglie».
Serena Ferraro
Lettera aperta al Sindaco di Verona Federico Sboarina: Il destino del Parco allo Scalo


CLAUDIO
05/06/2021 at 14:19
Sto arrivando ALLA Manifestazione. . La mobilità è il primo biglietto da visita per una città. Basta auto e si filobus a rotaia e verde. B.GO Roma paga già un prezzo altissimo. BASTA
Redazione2
04/06/2021 at 18:46
Rispetto al cosiddetto Central Park, ex Scalo ferroviario, verde al 100%, che il sindaco aveva messo nero su bianco nel suo programma elettorale del 2017, e nonostante Rete Ferroviaria Italiana sia in debito con i veronesi dei 250.000 mq di terreno messi a disposizione di Quadrante Europa per l’ampliamento dell’area di smistamento delle merci su ferrovia, l’Amministrazione comunale di Verona ha gestito la trattativa con le Ferrovie nel peggiore dei modi possibili. Come ci si può aspettare che un soggetto privato possa mettere da parte i propri interessi per perseguire quelli della collettività?
Mentre le grandi capitali – pensiamo a Vienna, Parigi, Berlino e New York – sono alla ricerca di polmoni verdi, Sboarina spreca l’ennesima occasione per dare respiro alla città e, in particolare, a un’area già provata come Verona sud, riproponendo le solite incursioni di cemento. C’è davvero bisogno di riempire anche l’ultimo spazio libero rimasto con nuovi grattacieli, negozi, supermercati e parcheggi?
Più Europa Verona chiede con urgenza che ci si adoperi per politiche di consumo zero del suolo, favorendo la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e la rigenerazione urbana.
Nonostante una legge regionale chieda di intraprendere azioni per un contenimento del consumo di suolo, nel 2019 Verona ha ottenuto il primato di peggiore città italiana da questo punto di vista, e il sindaco cosa fa? Dà una mano a chi ancora vuole costruire. Va spezzata al più presto la triste tendenza che fa di Verona un Comune inquinato, undicesimo su 855 città europee per concentrazione di PM2.5, e a debito di verde.
Più Europa Verona chiede con urgenza che ci si adoperi per politiche di consumo zero del suolo, favorendo la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e la rigenerazione urbana.
Sulla parte viabilistica prevista dal progetto di febbraio 2021, si può anche verificare la proposta. Come Più Europa siamo consapevoli che la zona Zai abbia una densità di traffico che attualmente fatica a trovare uno sfogo, ma costruire nuove strade è forse la via più facile, di certo non la soluzione vera al problema. C’è solo da sperare in un cambio alla guida della città, così da avere un’amministrazione in grado di rivedere, semmai sarà possibile, gli errori accettati dall’attuale giunta comunale.
Lorenzo Dalai, Marco Vincenzi
+Europa Verona