Sono molte le ragioni per ricordare la ricorrenza del 25 aprile 1945 e i protagonisti che, con il loro sacrificio e con tante battaglie, restituirono al popolo italiano e veronese l’immenso valore della libertà. Vorrei farlo proponendo le parole scolpite nella lapide collocata nel 1965 in Piazza Martiri della Libertà, adiacente al Teatro Romano di Verona, e con quelle contenute nel Proclama della Municipalità fatto affiggere il 26 aprile 1945 nelle strade cittadine.
In Piazza Martiri della Libertà, durante l’occupazione nazista di Verona, un grande edificio venne trasformato in luogo di detenzione e di tortura dei prigionieri italiani, per lo più militanti della Resistenza, ma anche semplici cittadini sospettati di poter avere rapporti con appartenenti alle formazioni partigiane, impegnate contro le truppe tedesche di occupazione.
All’interno di questa struttura trovò la morte dopo atroci torture anche il Colonnello Giovanni Fincato, il cui corpo venne addirittura gettato nel fiume Adige avvolto in un sacco e mai più ritrovato.
Risultano essere state moltissime le persone incarcerate e sottoposte a tortura all’interno di questo luogo prima di essere radunate nella vicina Piazza Isolo per essere trasferite nei campi di sterminio in Germania o fatte fucilare. La lapide che ricorda questi fatti riporta scolpite parole dense di significato: “In questo edificio convertito in carcere, i partigiani del veronese, soffrendo torture e martirio per la libertà e la dignità della Patria , annunciarono, in tempi tristi di guerra e di odio, l’alba di liberi giorni…“.
Un altro celebre, significativo e persino commovente appello rivolto alla popolazione veronese, ma credo poco conosciuto, ritengo sia quello che il 26 aprile 1945 venne fatto affiggere nelle strade e piazze di Verona. Si tratta di un manifesto riportante lo stemma del Comune di Verona contenenti le seguenti parole:
“Cittadini, l’ora che abbiamo atteso con indomabile fede e giunta. Verona è libera! Gloria ai patrioti! Libera dal giogo del nazismo e da quello del fascismo che ha asservito la patria allo straniero più feroce che la storia potrà ricordare. Sembra un sogno e a tutti il pianto fa un nodo alla gola. La nostra livida e tragica notte di attesa in cui Verona ha visto crollare, con lacerante fragore, solo per una spietata quanto inutile vendetta i suoi più bei monumenti che tutte le precedenti guerre ed invasioni di barbari avevano rispettato, e’ finita! Veronesi, fate di essere degni della libertà che le vittoriose armate degli alleati ed il sangue dei nostri martiri e le sofferenze della popolazione vi ha restituito. Non abbandonatevi ad atti inconsulti di vendetta, sarà compito della giustizia, i cui organi sono già costituiti, punire i criminali. E giustizia sarà fatta prontamente e inesorabilmente. Conservate l’ordine che sarà mantenuto comunque e ad ogni costo. Il gravissimo compito di chi assume l’Amministrazione in questo momento sarà agevolato dalla disciplina e dalla collaborazione di tutti. Il duro problema della alimentazione della nostra città, spogliata di tutto dai tedeschi, sarà subito affrontato con tutti i mezzi possibili. Solo la fede e il sacrificio di tutti potranno rendere più rapido il cammino della ricostruzione. W l’Italia! W la libertà!. Verona 26 Aprile 1945. Il Sindaco Aldo Fedeli“.
Con queste note non intendo dimenticare altri significativi avvenimenti compiuti dalle forze della Resistenza veronese. Fra questi: l’assalto al carcere dei Carmelitani Scalzi, sito nella omonima strada, avvenuto il 23 agosto 1944 ad opera di un Gruppo di Azione Patriottica, per liberare dei militanti e partigiani qui rinchiusi. Come non dimentico altri tragici eventi, quali l’uccisione da parte dei tedeschi, a guerra pressoché conclusa, di esponenti impegnati nella lotta di liberazione, fra i quali Luciano Dal Cero ucciso il 29 aprile 1945 e Luigi Piccoli, ucciso in data 10 settembre dello stesso anno.
Per queste ragioni credo che il 25 aprile debba rappresentare una occasione per ricordare l’orrore della guerra e per costruire per tutti, nessuno escluso, ogni opportunità di riscatto delle popolazioni indigenti, quindi per il progresso, il benessere e la concordia fra le genti!
Giuseppe Braga

Giuseppe Braga è nato a Verona il 12 giugno del 1943. Ha lavorato alle Officine e Fonderie Leopoldo Biasi di Verona. È stato dirigente e membro della segreteria FIMCISL di Verona; dirigente e Segretario generale Federchimici CISL di Verona; Segretario generale SICET CISL di Verona e Responsabile organizzativo Confederazione; consigliere di terza Circoscrizione in Borgo Milano. Durante l’attività sindacale ha ricoperto varie cariche. giuseppe.braga@gmail.com

Marcello Toffalini
27/04/2021 at 11:09
Grazie Giuseppe, del resto avevo scritto “solo” non per niente. Mi riferivo solo alla conclusione del tuo articolo, che poteva dare spazio a letture riduzioniste (e di questi tempi…). Nessun dubbio sulle tue posizioni antifasciste in merito al 25 Aprile, che non è soltanto “orrore della guerra”. Un abbraccio da Marcello.
Giuseppe Braga
27/04/2021 at 06:56
Marcello no! All’inizio del mio articolo ho scritto che “Sono molte le ragioni per celebrare la ricorrenza del 25 Aprile….”. E non passa giorno senza che altre storie, vicende o episodi accaduti durante il ventennio fascista vengano alla luce. Ad esempio, storie dolorose e ritengo quasi dimenticate ritengo siano stata le tante ed assurde guerre di invasione, come le campagne ed avventure coloniali nelle diverse Regioni e Stati Africani per “allargare i confini dell’Impero”, oppure la “Campagna Italiana di Russia, battezzata “L’Operazione Barbarossa” dell’agosto 1941 che tutte insieme comportarono atrocità verso quelle popolazioni coinvolte e diverse centinaia di migliaia di vittime fra i militari e le popolazioni civili purtroppo coinvolte. Come detto, ho voluto richiamare nel mio articolo solo due riferimenti che consideravo poco “celebrati o conosciuti”: il luogo di detenzione e tortura al Teatro Romano e il Manifesto della Municipalità veronese firmato da Aldo Fedeli il 26 aprile 1945.
Marcello Toffalini
24/04/2021 at 16:06
Scusami Braga, ma pensare al 25 Aprile solo “per ricordare l’orrore della guerra e per costruire per tutti, nessuno escluso, ogni opportunità di riscatto delle popolazioni indigenti” mi trova un po’ dissenziente, soprattutto dopo aver accennato alle imprese attuate a Verona dai nostri molti martiri. Non pensi di ridurre molto, forse troppo, il significato del 25 Aprile nelle tue conclusioni? Sembra quasi di sentire alcuni esponenti delle recenti correnti riduzioniste, miranti a misconoscere il valore di quelle drammatiche scelte di Resistenza … e di resistenza al fascismo dilagante, imposto con ogni mezzo. Il 25 Aprile non è soltanto orrore della guerra. Un saluto cordiale.
MP3
24/04/2021 at 14:53
Articolo che fa riflettere. Siccome sono giovanissimo di età, e non sono l’unico in questo Paese ad esserlo, occorrerebbe lottare per non arrivare ad un punto di non ritorno. Il nazifascismo giustamente ci indigna e ci fa rabbrividire, ma cosa è stato fatto per cercare di evitare tale, come l’ho chiamato prima, punto di non ritorno? Ho letto e mi sforzo di leggere molti libri di storia e da quello che recepisco sull’origine dei totalitarismo è l’affermazione seguente: i popoli, o più nello specifico le singole persone, avvertono la necessità di avere un padrone, come cani addomesticabili, perchè hanno fiducia/terrore del potere. Inoltre, tali dittature, comunismo, fascismo e nazionalsocialismo, si sono servite del potere, soprattutto economico ed industriale. Pensiamo ai grandi imprenditori automobilistici, Henry Ford e Romeo sino a citare Krupp oppure gli Agnelli stessi. Benito Mussolini diceva che la guerra si inaugura e svolge con libri e moschetto, a mio avviso nessuna frase più incongrua di questa. La guerra viene finanziata da potenze economiche ed industriali, nonchè regali. Mussolini ha avuto il beneplacito economico dei Savoia, salvo poi girarsi dall’altra parte al momento dell’Ordine del Giorno.
Grazie della posibilità di espressione.
MP3.
M.
24/04/2021 at 14:29
Un tema simile a quello affrontato dal saggio di Olinto Domenichini, pubblicato da Cierre.