E nella interminabile conta dei morti che giornalmente scandisce il notiziario di questa terribile pandemia, figura inaspettatamente anche il nome di Elena Pulcini (L’Aquila, 10 marzo1950 – Firenze, 9 aprile 2021), ricordata come la “filosofa della cura”.
Presenza assidua in convegni di filosofia, ospite fissa di trasmissioni radiofoniche e televisive, collaboratrice di La Repubblica, autrice di rinomati saggi tradotti in diverse lingue, Elena Pulcini, dopo gli studi in filosofia politica, aveva frequentato l’Ecole des Etudes en Sciences Sociales a Parigi. In continuità con tali interessi, aveva poi ricoperto, fino allo scorso anno, la cattedra di filosofia sociale all’Università di Firenze.
Ho scoperto questa studiosa, il suo pensiero, in un’edizione del Festival di Filosofia di Modena e sono stata anch’io subito catturata dal suo intervento che mostrava originalità di pensiero, padronanza della materia, immediatezza e suggestione di linguaggio. Mi coinvolgeva profondamente il suo discorso perché avvertivo che, con indicibile pathos, stava parlando di noi occidentali, abitatori di una contemporaneità malata. Un’età ancora dominata da un individualismo sovrano, da un “Io” preda di passioni egoiche solo declinate all’affermazione narcisistica della propria personalità, incurante di ogni forma di alterità.
Un’alterità, e qui sta l’elemento di novità della Pulcini, da intendersi non solo come prossimità all’altro/a, cioè il nostro prossimo, ma anche in senso estensivo, per cui il rimando va all’ambiente, all’ecologia tout court. Un “Io” votato insomma al proprio solipsistico interesse, fino al paradosso di distruggere l’habitat, l’ecosistema cui appartiene, dimentico di ogni vincolo sociale e più oltre di ogni legame strutturale con l’intera comunità dei viventi.
E proprio sulle patologie della nostra epoca globale, così carica di sfide e contraddizioni, esposta al rischio della perdita accelerata del futuro e della stessa sopravvivenza di tutte le forme viventi, si focalizza la speculazione della Pulcini, nell’ardito sforzo di cercarne e indicarne una cura, una salvezza. Riflessione ed azione appaiono quanto mai urgenti, occorre cogliere proprio nel dramma dell’odierno virus dilagante la connotazione etimologica del significato di catastrofe, cioè occasione di ribaltamento, di radicale cambiamento.
Per curare il mondo, insegna la filosofa, è necessario innanzitutto ripensare e curare il soggetto moderno, lavorare sulle nostre passioni. Non esistono infatti solo passioni egoiche, ci sono anche le passioni empatiche che, se coltivate, ci aprono al recupero di una risanata relazione con il mondo, nella rinnovata consapevolezza che originariamente siamo essere-con l’altro/a nella molteplicità delle sue accezioni.
Da sempre infatti vincolati all’alterità perché a denotarci per natura, accanto alle passioni prometeiche di dominio, è tutta una costellazione di qualità, quali fragilità, vulnerabilità, dipendenza che dicono del nostro essere non autosufficiente, esposto al fallimento, alla caduta e dunque imperfetto, bisognoso per vivere della cura dell’altro. Tutte caratteristiche che, contrastando una simbologia di umanità onnipotente, sono state nel tempo rimosse, anzi marginalizzate, attribuite al genere femminile come “sesso debole”, detentore di un ruolo ancillare di cura intesa soltanto come sacrificio, dedizione, accudimento.
Ora, ripensare in senso trasformativo il soggetto moderno, alla luce di una ri-attribuzione di giusto valore a queste qualità affettive, intese come risorse positive in grado di generare piacere, gioia, significa ricomporre una identità spezzata. Condizione necessaria per instaurare una relazione responsabile non solo tra gli umani, ma tra tutti gli esseri, senzienti e non-senzienti, che concorrono a fare del Pianeta un unico organismo vivente.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it
