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Verona e la Germania, tra abbandoni e opportunità residue

Una città il cui ruolo europeo non si afferma per la qualità della politica e per la propensione alla rendita corporativa della società locale

Piazza Erbe deserta (foto Verona In)
Piazza Erbe deserta (foto Verona In)

Da quando, agli inizi degli anni ’50, il sindaco Giovanni Uberti si recò a Monaco di Baviera per invitare la Germania ad aprire un suo stand nella Fiera di Verona, e dal 27 marzo 1960 quando il sindaco Giorgio Zanotto firmò il patto di gemellaggio tra Verona e Monaco di Baviera, ne è passata di acqua sotto i ponti dell’Adige. Allora queste scelte erano frutto di una visione del nostro futuro, e nel tempo trascorso i rapporti tra le due città  hanno fatto indubbi passi in avanti in termini di aumento dei rapporti economici e dell’export, nel segno di una comune partecipazione all’Unione Europea. Ma se osserviamo la Verona di oggi, in evidente declino, al di là della pandemia, non possiamo non rilevare le numerose occasioni perdute, nella non gestione di questo rapporto, che hanno inciso in profondità nelle nostre prospettive di crescita economica e sociale.

Verona, trovandosi all’incrocio di due grandi reti europee di traffico ed essendo la porta naturale dell’Italia verso la Germania e il Nord Europa, ha avuto, per diversi decenni, la concreta possibilità di fare dei rapporti con la Germania una componente essenziale del suo sviluppo economico, e di svolgere, per questa via, una importante funzione di maggiore presenza dell’Italia nei mercati europei.

Purtroppo, questa possibilità è stata utilizzata in minima parte, e per prevalente effetto del mercato con una sostanziale assenza della politica. La Germania, oltre a essere la capitale economica dell’Europa, gode di un sistema economico fondato su una felice sintesi tra economia sociale di mercato, forte presenza della manifattura e della ricerca applicata, della logistica e dei servizi infrastrutturali fondamentali. Si avvale di un moderno sistema di relazioni industriali che nelle grandi imprese arriva alla cogestione, e di un avanzato sistema duale di formazione e lavoro.

Tutti aspetti sui quali Verona avrebbe potuto trarre notevoli vantaggi e ricadute. Se escludiamo un positivo, ma migliorabile, rapporto con l’Interporto Quadrante Europa e la presenza di Autogerma e di una sezione della Camera di Commercio Italo-tedesca, una serie di altri rapporti, relativi a settori ed enti oggi in crisi sono stati colpevolmente trascurati dalle ultime amministrazioni comunali. Mi riferisco all’Aeroporto Catullo, svenduto a uno speculatore finanziario e senza serie prospettive di crescita, che avrebbe potuto facilmente collegarsi con Lufthansa; alla Fiera, oggi in difficoltà anche di fronte a un normale processo di ricapitalizzazione, che avrebbe avuto notevoli possibilità di stringere un patto con il forte sistema fieristico tedesco (Hannover, Dusseldorf, Francoforte), oltre l’attuale presenza alle nostre esposizioni.

Si tratta di gravi carenze della politica causata da una classe dirigente inadeguata per capacità e strategia politica che ha ridotto l’essere “padroni in casa propria” a una comoda e illusoria rendita che ha eluso tutte le scelte impegnative rivolte al futuro, che ha perso le battaglie relative, e sta progressivamente mettendo in crisi le maggiori realizzazioni del dopoguerra  consegnandole a gestori occasionali e in gran parte inadeguati a garantire un loro futuro a servizio della città. Questa è la impietosa fotografia della Verona di oggi, appena superata l’immagine di cartapesta che propagandisticamente si cerca di far passare a un’opinione pubblica lasciata all’oscuro della situazione reale.

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Pur in questa condizione, il recupero di uno sviluppo equo e sostenibile del nostro territorio, in un rapporto positivo con l’Unione europea, e in particolare con la Germania, continua a rimanere un suo asse insostituibile. La costruzione di un nuovo rapporto di collaborazione e di scambio nella manifattura, nella logistica, nel turismo, nella cultura può rappresentare, nonostante le carenze del recente passato, una nuova opportunità di protagonismo e di crescita, uscendo dall’attuale vuoto di idee e di prospettive che, dopo il Covid, pagheremmo a un prezzo ancora più elevato.

Verona, per storia, cultura e opportunità, rimane una città europea, in potenza la seconda area metropolitana del Veneto, nonostante tutto ancora ricca di opportunità e di risorse in grado di farle recuperare questo suo ruolo naturale. L’ostacolo determinate, che impedisce che ciò si verifichi, sta nella qualità della politica, e nella propensione alla rendita corporativa di gran parte della società locale. La responsabilità ricade soprattutto nella maggioranza che governa, che rimane legata a un passato euroscettico e sovranista (sia pure rappresentato in forme nuove) e quindi incapace di capire e interpretare le reali opportunità storiche di Verona.

Ma il problema riguarda anche l’opposizione che troppo spesso, con il suo minimalismo strategico e l’assenza di coraggio e di inventiva, ha finito per diventare funzionale all’attuale stato di cose. La fase che si aprirà dopo la pandemia sarà incerta e difficile per tutti. Verona con più stringente evidenza si troverà di fronte al bivio tra rilancio e declino. Probabilmente sarà un esame nel quale saremo chiamati a compiere scelte decisive, e senza margini di errore.

Luigi Viviani

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Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

2 Comments

2 Comments

  1. M.

    07/04/2021 at 18:12

    Analisi precisa e dettagliata. Le aziende tedesche non possono vivere senza il comparto italiano. Verona, come saggiamente descritto nell’articolo, è in declino e si sta progressivamente chiudendo e provincializzando. La Germania ha un’economia sicuramente forte, ma alcuni Lander hanno avuto problemi con le terapie intensive, oppure ci sono problemi di rifiuti, non tutti i Lander sono puliti e privi di rifiuti, inoltre alcune regioni, come la Turingia, scontano problemi di disoccupazione ed un atavico conflitto legato alla riunificazione delle due Germanie dopo il crollo del Muro di Berlino. Verona deve riprendere in mano le proprie sorti, le capacità e le risorse le ha.

  2. ODC

    07/04/2021 at 16:31

    Di fronte a una analisi cosi precisa e netta faccio solo una considerazione:
    l’anno prossimo ci saranno le Elezioni Amministrative: chi vincerà avrà comunque perso.

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