INTERVISTA – Borgo Roma, Borgo Nuovo, San Massimo all’Adige: quartieri veronesi con un tasso di povertà superiore alla media, una più alta percentuale di residenti stranieri e con situazioni di marginalità. I media parlano dei giovani che nascono in queste realtà quando si trovino coinvolti in azioni di piccola o grande criminalità: spaccio, rapina, atti di vandalismo.
Ma se viene offerta loro una strada diversa, questi ragazzi dimostrano di voler essere protagonisti del cambiamento nei loro stessi quartieri. Ne abbiamo parlato con Martina Tommasi, responsabile dell’area Progetti&Sviluppo, nonché della Segreteria Organizzativa e coordinatrice del progetto Nessuno Escluso promosso da ACLI Verona.
– Tommasi, come nasce il progetto Nessuno escluso?
Tommasi. «Nasce circa otto anni fa a Verona come progetto sperimentale a supporto di altre iniziative già presenti sul territorio contro la dispersione scolastica: insieme all’assessorato all’Istruzione e ai Servizi Sociali abbiamo mappato la città per individuare le zone con maggiori difficoltà su cui intervenire. Il nostro primo doposcuola è stato aperto a Borgo Nuovo, un quartiere caratterizzato in modo particolare dalla devianza giovanile; dopodiché si sono aggiunti San Massimo all’Adige e Borgo Roma. Grazie a questi tre punti stabili, prima della pandemia seguivamo circa 150 ragazzi dai sei ai 17 anni».
– Quali sono i principali servizi che offrite?
Tommasi. «Oltre ai doposcuola abbiamo laboratori di arte creativa, a cui partecipano soprattutto i più piccoli seguiti da un arte-terapeuta o dai ragazzi volontari del servizio civile. Abbiamo delle psicologhe che curano un laboratorio di educazione alle emozioni e all’affettività e contro la discriminazione ed esclusione sociale, iniziative che abbiamo più volte portato in alcuni degli istituti scolastici con cui collaboriamo.
Esiste inoltre il “Gruppo parola”, rivolto agli adolescenti e durante il quale viene trattato anche il tema dell’educazione sessuale. Abbiamo poi uno sportello di ascolto gratuito per i minori e per i loro genitori con una psicologa a disposizione su appuntamento. Capita che alcuni ragazzi abbiano difficoltà a chiedere aiuto in prima persona: in tal caso, la stessa psicologa viene loro affiancata durante l’aiuto-compiti per vedere se si riesce a far emergere il loro problema durante lo studio».
– Come si finanzia il progetto?
Tommasi. «La nostra area progettazione si occupa della raccolta fondi. La maggior parte delle nostre entrate provengono da 5×1000, da contributi del Comune di Verona per iniziative specifiche e da tutta una serie di associazioni che negli anni si sono avvicinate al progetto, per esempio Fondazione Cattolica, Fondazione Cariverona e Just Italia Spa».
– Come avete affrontato l’ultimo anno di pandemia da Covid19?
Tommasi. «C’è stato uno stop nelle prime settimane del lockdown di marzo 2020, in cui abbiamo cercato di raggiungere i ragazzi attraverso la didattica a distanza. In quel periodo è emerso un gap importante tra chi proveniva da una contesto famigliare e socio-economico abbastanza stabile e chi no: per questi ultimi si sono presentati non pochi ostacoli nel reperire gli strumenti necessari per le attività online.
Fino all’estate abbiamo potuto seguire circa una decina di ragazzi, ma per fortuna siamo riusciti ad organizzare un centro estivo da giugno ad agosto, in collaborazione con l’ex forte di Parona Parco Ottocento, che ha reso disponibile il suo grande spazio verde all’aperto. Abbiamo investito molto per realizzarlo, poiché per gestire 110 minori dai quattro ai 14 anni in tempo di pandemia abbiamo raddoppiato il numero di volontari ed educatori».
– Nell’ultimo anno scolastico avete ripreso qualche attività in presenza?
Tommasi. «Da settembre abbiamo potuto riprendere i doposcuola e parte delle iniziative in presenza, ma seguendo soltanto una cinquantina di giovani, attraverso misure di sicurezza ferree e una scansione oraria settimanale dei turni molto stringente. La distanza rappresenta però un problema notevole: tanti di loro sono minori che in questi mesi hanno perso del tutto il metodo di studio e che per questo avrebbero davvero bisogno di essere accompagnati nell’apprendimento».
– Quindi i pochi per cui avete mantenuto la presenza sono stati scelti secondo criteri specifici?
Tommasi. «Con i servizi sociali, il Comune di Verona e le cooperative che agiscono sul territorio abbiamo cercato di individuare i minori che avevano più bisogno della presenza, dopodiché i nomi di questi ragazzi sono stati segnalati ai Vigili urbani dei quartieri in modo da consentire loro di circolare».
– Quali dinamiche interne si instaurano tra i ragazzi? Può succedere, ad esempio, che si creino gruppetti diversi tra ragazzi di origine straniera e italiani?
Tommasi. «No, assolutamente, l’interazione tra tutti è sempre molto positiva. Rispondono perfettamente all’obiettivo principale del progetto, ovvero la creazione di uno spazio di aggregazione in cui instaurare relazioni tra pari, darsi una mano, raggiungere insieme i propri obiettivi. In questo periodo di pandemia sono molto rispettosi di tutte le norme di sicurezza. Però no, niente gruppetti interni troppo ristretti: i ragazzi sono gli stessi e, al di là delle problematiche specifiche che ognuno di loro può avere, mostrano la stessa voglia di incontrarsi e le stesse necessità».
– Cosa vorrebbero i ragazzi nei loro quartieri?
Tommasi. «Più spazi dedicati a loro, in cui possano incontrarsi e svolgere attività insieme. Tempo fa, durante una cena con alcuni dei ragazzi ormai maggiorenni che negli anni precedenti avevano frequentato i nostri doposcuola, era nata l’idea di creare un nuovo circolo gestito interamente da loro. Non siamo ancora riusciti a farlo partire a causa della situazione pandemica, ma già qualche settimana fa uno di loro è arrivato da noi e ha insistito nel chiedere quando avremmo iniziato ad organizzarci».
– Di che cosa hanno veramente bisogno questi ragazzi?
Tommasi. «Hanno bisogno di sentirsi utili, di essere parte integrante e attiva del territorio in cui vivono: se sono loro a gestire un qualsiasi luogo di ritrovo per i coetanei riescono a instaurare relazioni sane. Vorrei riuscire a portare alcuni di loro in giacca e cravatta davanti ad un assessore per fargli vedere quanta voglia hanno di essere protagonisti e di gestire in prima persona un servizio concreto per la propria comunità: in questo modo si abbatte lo stigma sociale e la percezione mediatica con cui spesso si insiste su di loro, perché provengono da certe zone di Verona o hanno un certo background culturale, sociale ed economico. Se trovano un’alternativa non finiscono per forza su cattive strade».
– Cosa vi piacerebbe realizzare in un futuro prossimo?
Tommasi. «Raggiungere un numero sempre maggiore di ragazzi. Spesso vediamo che gli amici di alcuni dei minori che partecipano alle nostre attività li aspettano fuori dalla struttura, osservano, alle volte entrano per dare un’occhiata, vengono per un paio di volte poi spariscono…
Come riusciamo a trattenerli? Il metodo classico dell’educatore che propone una partita di calcio insieme e poi li invita ad entrare al doposcuola non funziona, perché viene comunque percepita un’autorità che li controlla. È necessario adottare il loro linguaggio creando momenti di incontro per fare insieme esperienza delle loro passioni, degli strumenti di comunicazione che oggi utilizzano, dei giochi che preferiscono».
Serena Ferraro

Serena Ferraro, veronese, studentessa di Lettere presso l'Università degli Studi di Verona. Ho sempre amato scrivere, viaggiare, studiare e approfondire. Ogni aspetto della nostra società mi incuriosisce e mi appassiona: conoscerla nella complessità dei suoi elementi significa potersi muovere con consapevolezza e maturità nel mondo che ci circonda. Per questo ritengo che il buon giornalista abbia come primo diritto e dovere quello di fornire un'informazione completa, precisa e trasparente. ferraro.serena99@gmail.com

ODC
29/03/2021 at 16:56
Complimenti !
Sono nato e cresciuto in uno di questi quartieri.
Ai miei tempi molto spesso il centro aggregatore era la strada , spesso non asfaltata e il Ricreatorio della Parrocchia .
Bravi . Molto bello.