INTERVISTA – In seguito al passaggio di Alessandro Gennari dal Movimento 5 Stelle alla Lega, il Consiglio Comunale di Verona, dovendo eleggere un nuovo vicepresidente, ha scelto Stefano Vallani proposto dal Partito democratico. Elisa La Paglia, consigliera comunale del PD, ha candidato se stessa in polemica con le scelte del proprio partito e in nome della parità di genere.
«La questione di genere è rilevante e non doveva essere offerta alla maggioranza per attaccare il nostro partito in modo strumentale», ribatte Il segretario provinciale Pd Verona Maurizio Facincani. Abbiamo intervistato la consigliera La Paglia all’indomani della sua presa di posizione.
– Perché non è stato naturale che il nome di una donna fosse preso in considerazione per la candidatura?
La Paglia. «Non è naturale perché non è una regola posta. Per me è una questione rilevante e sarei stata disposta a discutere al di là del mio partito, ovvero se altri gruppi avessero voluto proporre una candidatura femminile sarebbe stato da prendere in considerazione. Invece, siamo stati messi a conoscenza della votazione solo dopo che i capi gruppo si erano già sentiti tra loro e avevano già preso accordi rispetto al nome del candidato, senza stabilire prima quali dovessero essere le condizioni. E questa modalità di azione, ossia prendere accordi prima e discuterne successivamente all’interno del partito, è una costante».
– Crede che, a parità di competenze, anche in questo caso la scelta sarebbe ricaduta sul candidato uomo?
La Paglia. «Per le competenze richieste direi che chiunque potrebbe sostenere questo ruolo. Capita raramente di dover sostituire presidente e vicepresidente, ma per ricoprire il ruolo è necessario conoscere dinamiche e regolamenti. Parlare di competenze, in questo caso specifico, lo definirei fuorviante. Allo stesso tempo, io credo che quando si sceglie per la parità di genere in qualsiasi ambito una donna la si debba trovare. Questo perché quella donna esiste, probabilmente è meno visibile e meno sostenuta; ma non mancano mai donne ugualmente competenti o più competenti. Banalmente si tratta solo di volerle vedere».
– Perché proprio il PD, che sostiene a livello teorico la parità di genere, fatica poi a metterla in pratica sia a livello nazionale sia a livello locale?
La Paglia. «La parità di genere fa parte del nostro statuto. Penso a quello che proprio in questi giorni ha rilanciato il presidente Letta chiedendo ai gruppi consiliari della Camera e del Senato di sostituire i capi gruppo uomini con due capi gruppi donne. Letta chiede un passo indietro agli uomini del PD e di proporre delle donne. Come PD, abbiamo l’obbligo di avere tutti i nostri organismi al 50% e al 50%. Devo dire che comunque in questi ultimi anni dei passi in avanti sono stati fatti. Il problema è che, poi, nei momenti cruciali questo principio viene superato con varie scuse».
– Quali ad esempio? Qual è il problema più significativo per il PD in questo senso?
La Paglia. «Oggi, il principale criterio di scelta di una carica apicale è a quale cordata si appartiene all’interno del PD. Io credo che siano altri i criteri di scelta e altri valori da portare avanti; come ad esempio la parità di genere, la competenza, l’intraprendenza, la voglia di lavorare… Invece le nostre segreterie e i nostri organismi sono pieni di persone scelte solo in base alla cordata di appartenenza e non secondo criteri specifici. Io l’ho definita la malattia del PD ed è emersa in modo significativo sia a livello nazionale sia a livello locale».

Elisa La Paglia
– Questo è un segnale di una spaccatura all’interno del partito o, per lo meno, un segnale di necessario rinnovamento?
La Paglia. «Lo definirei un segnale che porta alla luce quello che in molti denunciano da tempo: il PD è un partito che non sta selezionando la sua classe dirigente tra i soggetti migliori, ma tra i più fedeli. Questo porta a far fuggire le persone più capaci mentre rimangono i più obbedienti e i più fedeli. La conseguenza è che le discussioni politicamente più interessanti si spostano altrove. Invece è importante riportare il confronto all’interno del partito, anche per selezionare la nostra classe dirigente, ad esempio eleggendo i nostri parlamentari con un metodo partecipativo. Selezione della classe dirigente, discussione e confronto all’interno del partito, apertura agli altri: questi dovrebbero essere i segnali di un rinnovamento»
– Quanto l’idea del soffitto di cristallo è, secondo lei, radicata a livello culturale?
La Paglia. «L’idea del soffitto di cristallo è forte ed è radicata per due motivi.
Primo: spesso il successo e la carriera non sono obiettivi delle donne: per alcune sì mentre per altre no. I dati ci dicono che gli obiettivi lavorativi per una donna, frequentemente, afferiscono alla qualità lavorativa più che alla carriera verticale. E questo fa differenza rispetto agli uomini, i quali vengono quasi sempre cresciuti nell’ottica del “tu dovrai essere capo”. Direi che è anche una questione educativa, oltre che culturale».
Secondo: la società deve porsi come obiettivo la meritocrazia in ambito lavorativo per le donne. Se questo non diventa l’obiettivo della società, il soffitto di cristallo non verrà mai sfondato. La legge Golfo-Mosca ha dimostrato che le aziende che hanno aperto i loro CdA alle donne hanno avuto ottimi risultati, maggiori del 15% rispetto a chi non ha attuato la legge. Bisogna rendere visibili le donne, anche attraverso esempio, come la vice presidenza del Consiglio comunale. Se le cerchi, le donne ci sono».
– Quanto interessa ai veronesi il dibattito sulla parità di genere?
La Paglia. «Vedo un’attenzione maggiore da parte delle nuove generazioni. Lo abbiamo visto in diverse manifestazioni sia a Verona, sia in altre città d’Italia. C’è un certo tipo di fermento a livello di cittadinanza. A livello politico, credo, si vedrà maggior attenzione al tema quando i partiti smetteranno di premiare la fedeltà. Le colleghe donne che ho incontrato sono concrete, toste, capaci e in grado di confrontarsi sui contenuti. Attenendosi ai contenuti e confrontandosi su di essi si può fare qualcosa per la cittadinanza. Chi non spreca tempo sui contenuti, si concentra solo ed esclusivamente sulla sua carriera personale.»
– Come giudica l’astensione di 21 votanti su 33 per l’elezione del nuovo vicepresidente del Consiglio comunale?
La Paglia. «In realtà è corretto. Dico questo perché, per la prima volta, la maggioranza ha fatto quello che era giusto e che le veniva richiesto, ovvero astenersi. La maggioranza non dovrebbe mai intervenire nelle scelte e nelle votazioni delle minoranze. Credo l’abbia fatto per far risaltare la divisione all’interno della minoranza e, da un punto di vista politico, è assolutamente comprensibile. Spero, in ogni caso, diventi prassi per le prossime votazioni. La maggioranza, a questo punto, potrebbe far dimettere Ciro Maschio (presidente del Consiglio comunale ndr) o Paolo Rossi (l’altro vicepresidente vicario ndr) e proporre candidate, anziché criticare solo la minoranza per non aver rispettato la parità di genere. La maggioranza può cambiare lo status quo».
– È favorevole o contraria alle quote rosa?
La Paglia. «Le quote rosa sono uno strumento temporaneo per raggiungere una parità che per riconoscimento del merito non è ancora avvenuta. Il nostro retaggio culturale e i nostri scarsi servizi all’infanzia, ad esempio, sono ancora di ostacolo al raggiungimento di una reale parità; ci sono delle difficoltà oggettive che sono freno alla parità. Le quote rosa sono un mezzo che ha aiutato a sbloccare una situazione che non si smuoveva in nessun modo».
– Quale prospettiva, rispetto a queste tematiche, per le elezioni del 2022? Il PD è il partito giusto per continuare la sua militanza?
La Paglia. «Sono nel partito giusto, si tratta solo di applicare quello che dicono i vertici nazionali anche a livello locale. Ambisco a portare dei cambiamenti nel partito, a risolvere certe situazioni malate di cui parlavo prima. Non sono sola, siamo in tanti ad avere questo sogno e a coltivare questa speranza. Finché ho una speranza, io ci provo. Altri prima di me si sono rassegnati, io spero invece che tornino sui loro passi e che si possa migliorare insieme».
Annalisa Avesani

Annalisa Avesani. Laureata presso l'Università degli studi di Trento-Studi Internazionali (tesi sui gender studies con particolare focus sulle politiche di conciliazione lavoro-famiglia). Master in Studi Interculturali-Saperi e pratiche per l'accoglienza dei richiedenti asilo (Università degli studi di Padova). Iscritta al diploma di Human Security and Sustainable Development presso Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) di Milano. Attualmente lavora presso la CSSA Il Samaritano Onlus-Caritas diocesana veronese. annalisaavesani@gmail.com

ODC
24/03/2021 at 12:22
Chiedo scusa perchè mi rendo conto che la chiusura del mio pensiero non è chiarissima . Intendevo dire che nel PD o il ruolo della donna cambia con un percorso di profonda maturazione o il PD non è
Giorgio Montolli
24/03/2021 at 11:28
Bene fa Elisa La Paglia a battere i pugni sulla questione di genere. Tanti altri problemi in realtà logorano il Partito Democratico. Considerando ad esempio questo giornale, il PD cittadino ha sempre preferito non intervenire, anche in presenza di opinioni molto critiche (vengono in mente quelle di Mario Allegri). La strategia del PD nei confronti di “Verona In” non è mai stata quella di rispondere punto per punto agli articoli pubblicati, piuttosto quella di far finta di niente, secondo uno stile che ricopia quello delle varie amministrazioni della città. Solo che continuando a far finta di niente, come dice La Paglia, il dibattito si sposta altrove, così come le idee e alla fine anche i voti. g.m.
ODC
24/03/2021 at 09:01
Parole pesanti.
Su questo argomento Letta ha detto parole definitive.
La conseguenza è che al posto di Del Rio, che, a mio parere, ha un curriculum brillante, potrebbe esserci l’onorevole Rotta .
La signora consigliera che ultimamente, non ne ha indovinate molte di scelte condivise dal suo partito dovrebbe dirci piuttosto che cosa ha fatto all’interno del PD per promuovere ( e qui avrebbe il mio consenso) la figura della donna. Perchè o la donna cambia il PD o non è.