Destano preoccupazione le varianti con le quali il virus occupa le cronache e i letti degli ospedali: dalla inglese alla brasiliana, da quella indiana alla sudafricana, e chissà quante altre si faranno vive andando avanti. Tante, ma sempre meno delle varianti con le quali s’ingegnano i veronesi nel fare a meno delle mascherine.
Domenica, convinto anche dalla giornata primaverile, ho percorso a piedi andata e ritorno la ciclopedonale da Corso Milano alla Diga del Chievo. Di solito la faccio al mattino presto, ma questa volta ho optato per l’ora di punta, quella che precede il pranzo.
Una folla tipo via Mazzini nei due sensi di marcia, la maggior parte con la mascherina assente o collocata con tripudi di fantasia nelle più svariate parti del corpo. Tanto che a un certo punto mi son messo a contare e prendere nota sul cellulare.
63 hanno preferito lasciare libero il naso probabilmente per apprezzare i primi effluvi di primavera.
48 hanno pensato fosse meglio proteggere la gola perché non bisogna mai fidarsi delle prime temperature miti.
32, correndo a piedi o in bicicletta e sbuffando vigorosamente a viso libero, hanno distribuito nell’aria tutto quello che avevano nei polmoni.
18 non avevano proprio la mascherina, 8 la facevano allegramente girare intorno all’indice, 5 la tenevano con due mani provando gli elastici, 7 l’indossavano al gomito o sull’avambraccio, 14 l’avevano fermata sui capelli.
Non sono riuscito a contare i casi distribuiti tra il centinaio di persone che assistevano a una partita dei ragazzi, ma – a parte corridori e ciclisti – le proporzioni non saranno state diverse da quelle di cui sopra, con l’aggiunta di un buon numero di fumatori.
Noi mascherati ci incrociavamo scambiando silenziosi sguardi di intesa come migranti capitati per sbaglio a Pontida.
Di forze dell’ordine con incorporato libretto delle multe naturalmente nemmeno l’ombra. E pensare che un anno fa questa pista era bloccata dalle auto della polizia locale messe di traverso manco fossimo dentro un episodio di Starsky & Hutch.
Gianni Falcone

Irpino di nascita, risiede a Verona. Ha lavorato sia nel settore pubblico che in quello privato; dal 1991 si è occupato di editoria elettronica. Attualmente collabora al giornale online Verona In curando la satira. Gestisce il blog giannifalcone.it di satira politica e sociale ma si occupa anche di disabilità alla quale sono dedicate alcune sezioni. In collaborazione con Verona In ha pubblicato Verona – (p)assaggi pedonali, una documentazione fotografica sugli attraversamenti pedonali incompleti o pericolosi, e Muffart Verona – in collaborazione con Giorgio Massignan – una raccolta di rielaborazioni grafiche dei danni subiti dai muri di alcuni edifici storici in conseguenza di incuria o mancata manutenzione. Con Smart Edizioni di Verona ha pubblicato il libro Stazionario sarà lei, una storia familiare di disabilità. Ha inoltre illustrato diversi libri pubblicati in Italia, USA e Portogallo. href="mailto:giannifalcone.vr@gmail.com">giannifalcone.vr@gmail.com
