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Interviste

FIAB e comunicazione: «Mai avuto problemi a farci ascoltare»

INTERVISTA – Luciano Lorini (Amici della bicicletta): «Collaboriamo con chiunque abbia a cuore i temi urbanistici di inclusione e qualità della vita e in particolare con il mondo ambientalista».

Bicicletta

INTERVISTA FIAB Verona ONLUS, nata nel 1982 come associazione Amici della Bicicletta (ADB), promuove da quasi quarant’anni l’utilizzo della due ruote come mezzo di trasporto abituale sul territorio veronese, sia per riscoprire aspetti culturali ed ambientali altrimenti inosservati, sia per spingere verso un modello di città più sicuro ed ecologico.

A questi scopi l’associazione snoda le sue attività lungo un duplice vettore: da una parte la storica tenacia con cui interagisce con l’Amministrazione Pubblica affinché prenda provvedimenti per favorire l’uso della bicicletta, dall’altra gli sforzi divulgativi volti a sensibilizzare i cittadini sul tema della ciclabilità, attraverso progetti di mobilità sostenibile, proposte di itinerari cicloturistici, articoli informativi ed organizzazione di eventi e corsi.

Oggi l’ONLUS conta più di 1.700 iscritti volontari, affermandosi come associazione FIAB più numerosa d’Italia ed importante punto di riferimento per i ciclisti veronesi. Per saperne di più sul sistema comunicativo di questa realtà, abbiamo intervistato Luciano Lorini, da oltre dieci anni impegnato nell’ambito della comunicazione associativa (Gr. m.).

Luciano Lorini

Luciano Lorini

– Lorini, quanta importanza date alla comunicazione nella vostra mission?

Lorini. «È un tema imprescindibile. Il nostro agire è declinato soprattutto in termini di promozione e proposta, perciò la comunicazione è un elemento fondamentale per il raggiungimento dei nostri obiettivi. La formula comunicativa si esplica nel modello di azione “a tenaglia”, cercando da un lato di incentivare un cambiamento negli stili di vita “dal basso”, presso i cittadini, e dall’altro di sensibilizzare i decisori politici a vario livello, attraverso la formulazione di proposte per ottenere il supporto decisionale e la consulenza tecnica nella loro progettazione».

– Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di raggiungere il decisore politico?

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Lorini. «Certamente, questa è una costante: non avendo deleghe operative, il nostro lavoro è anche e soprattutto lobbistico. Molte delle attuali infrastrutture, come la recente pista ciclabile tra porta Palio e Castelvecchio, nascono da precise proposte che nel tempo FIAB ha presentato e sostenuto con campagne e pressioni. Tuttavia in passato l’associazione è stata spesso fraintesa, con la conseguenza che per molti anni si è reso necessario un lavoro attento per ribadire la nostra terzietà rispetto ad ogni amministrazione. Talvolta capita ancora di ricevere accuse di essere “troppo vicini” o “troppo frontali”, a seconda dei temi e dei momenti, ma noi ribadiamo sempre di essere “dalla parte della bicicletta” e di chi dimostra di volerla sinceramente promuovere come mezzo ideale e sinergico per gli spostamenti cittadini».

– Avete strutture interne dedicate alla comunicazione?

Lorini. «Durante la presidenza decennale di Paolo Fabbri molti investimenti e progressi sono stati fatti in questo senso. Ci siamo dotati di un addetto stampa professionale, tuttora presente; abbiamo potenziato la rivista Ruotalibera; e abbiamo dato un forte impulso alla comunicazione su Internet, con il sito, completamente ristrutturato un paio d’anni fa, e con la presenza sui social limitata alla pagina Facebook, curata con costanza dal nostro volontario Guido Crivellari. Dai tempi passati abbiamo purtroppo perso la buona abitudine di stilare il piano annuale della comunicazione: era un ottimo ausilio alla pianificazione delle campagne e alla calendarizzazione delle presenze sui media».

– Ritiene che sia necessario un maggior investimento economico nella comunicazione?

Lorini. «Guardando ai risultati potremmo dirci soddisfatti: di fatto, se escludiamo i costi per la sede, tutte le nostre risorse vengono spese in comunicazione. A ben vedere, però, gli investimenti in tal senso non sono mai abbastanza: sentiamo il bisogno sempre più urgente di raggiungere le nuove generazioni, anche per ringiovanire la base di soci attivi e garantire il futuro dell’associazione stessa, ma questo richiede uno sforzo professionale in termini di mezzi e linguaggi che da soli, in quanto volontari, non siamo in grado di affrontare. Lo stesso dicasi per le campagne di promozione dell’utilizzo della bici: sarebbero un elemento indispensabile per incentivare una svolta virtuosa dei cittadini ma l’associazionismo locale, senza mezzi, non può permetterselo».

– I media cittadini danno spazio alla vostra associazione e ai vostri obiettivi?

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Lorini. «Non abbiamo mai avuto problemi a farci ascoltare. Anzi, capita spesso che la nostra opinione venga richiesta sui temi specifici, senza dover rincorrere i giornalisti. E le nostre conferenze stampa sono ben partecipate. Credo sia il frutto di una autorevolezza locale e nazionale costruita negli anni, che ci pone quali interlocutori di rilievo riguardo alle tematiche di mobilità urbana e ciclabilità».

– Avete mai pensato ad un progetto di comunicazione condiviso con altre associazioni?

Lorini. «In passato esisteva un coordinamento delle associazioni ambientaliste con le quali abbiamo organizzato eventi di una certa portata, come la partecipatissima “Biciclettata per la città” del 2008. Gli ultimi incontri risalgono ormai ad oltre un decennio fa e alcuni ulteriori tentativi non hanno mai attecchito. Forse si potrebbe lavorare più su ciò che ci unisce, senza però l’obbligo di avere una visione unitaria su tutto».

– Sareste disposti a sedervi attorno a un tavolo per discutere con altri soggetti interessati?

Lorini. «Sì, su progetti definiti e nel rispetto delle reciproche differenze. Fare rete sarebbe utile, per non disperdere energie preziose su aspetti di corollario: ciascuna realtà potrebbe contare sulle altre per quanto riguarda le competenze specifiche di ognuno, rispettandole e facendo attenzione ad evitare le sovrapposizioni e gli “sconfinamenti”. Anche oggi, a mio avviso, un tavolo comune così impostato avrebbe il potere di rafforzare ciascuna delle componenti, dando maggiore voce a istanze che sono patrimonio condiviso di tutta la cittadinanza».

– Quali sono i soggetti con cui condividerebbe un progetto di comunicazione?

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Lorini. «Procedendo per affinità, partirei dal mondo ambientalista, per allargare a chiunque abbia a cuore i temi urbanistici di inclusione e qualità della vita. La parola chiave è progetto: sui progetti si lavora molto più volentieri, in quanto al fumo vago delle affermazioni di principio si sostituisce l’orizzonte di obiettivi e strategie concrete, dove ciascuno può riconoscersi e impegnarsi attivamente, senza confusioni, nel rispetto della propria identità».

– Qualche considerazione finale sul tema comunicazione?

Lorini. «C’è senz’altro il forte bisogno di ricostruire la Comunità. Non sono sicuro che le litigiose piattaforme social siano la risposta a questa necessità; occorre piuttosto ritrovare il contatto autentico, finita la pandemia: l’incontro nelle piazze, il dibattito vero e costruttivo viso a viso, le serate, gli incontri, le pedalate… Una riscoperta di vecchie formule, rivisitate alla luce del nuovo. Ci vorranno probabilmente anche nuovi attori e nuovi mezzi. È una scommessa, su cui vale la pena puntare».

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