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Aeroporto Valerio Catullo, un’altra svendita sottotraccia

Il passaggio da Aerogest a Save lascia dubbi circa il futuro dello scalo scaligero che da anni versa in una crisi profonda.

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Aeroporto Valerio Catullo, Verona

Si sta perfezionando in questi giorni il passaggio della maggioranza delle quote azionarie dell’Aeroporto Catullo dalla società Aerogest, posseduta dagli enti pubblici locali con il 47%, alla società Save che, con il 41% delle quote sta gestendo da alcuni anni lo scalo scaligero.

Si tratta di una decisione che si sta verificando alla chetichella, senza particolari discussioni, perché adegua semplicemente il livello della proprietà alla gestione reale. Tuttavia, la permanenza della maggioranza pubblica è sempre stata la linea di difesa degli enti locali e di Aerogest, nonostante il totale disimpegno gestionale di quest’ultima, di fronte alla totale cessione della gestione del Catullo alla società Save.

Questa società veneziana, dal punto di vista della sua  solidità finanziaria solleva non poche perplessità, dato che la sua struttura proprietaria, attraverso una serie di operazioni finanziarie, prevede che  il pacchetto azionario del socio di riferimento Enrico Marchi superi di poco il 10% mentre la maggioranza reale è posseduta da Fondi europei che non partecipano alla gestione della società, ma che, sulla base di una qualsiasi scelta unilaterale, possono determinare la loro uscita da Save con conseguente crisi finanziaria.

A questa precarietà finanziaria strutturale si aggiunge una gestione fallimentare di Save che, al di là degli effetti della pandemia, ha ridotto l’aeroporto Catullo a una condizione di difficile sopravvivenza. Va ricordato che l’aeroporto veronese dopo diversi anni di crescita annua a due cifre, ha subito una grave crisi a partire dal 2008, al punto da ridurre il suo traffico passeggeri inferiore a quello dell’Aeroporto di Treviso, e da diventare l’unico scalo italiano che ha impiegato oltre dieci anni a raggiungere, nel 2019, il livello di passeggeri pari a quello pre-crisi del 2007, con la sua progressiva riduzione a scalo di semplice servizio a quello di Venezia.

Nello stesso tempo la gestione Save ha acuito la crisi del collegato aeroporto D’Annunzio di Brescia Montichiari, ridotto a uno scalo fantasma, di difficile possibilità di effettiva ripresa, con conseguente effetto del deterioramento dei tradizionali rapporti di collaborazione tra Verona e Brescia, com’è dimostrato anche dalla non partecipazione di A2A come terzo, necessario partner della fusione delle multiutility di Verona e Vicenza Agsm-Aim. Ora questa ulteriore cessione della maggioranza delle quote a Save costituisce il completamento della svendita che ha determinato una crisi strutturale di una delle infrastrutture più rilevanti per lo sviluppo economico e turistico della nostra città.

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Va infine segnalato che la svendita del Catullo a Save è avvenuto attraverso una procedura discutibile, al punto che la stessa è stata oggetto di una specifica indagine da parte dell’Agcom (l’autorità dell’anticorruzione), conclusa con una dettagliata relazione nella quale si individuava una procedura “non conforme alle previsioni del codice dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote di proprietà del Comune di Villafranca nel capitale sociale della società Aeroporto Valerio Catullo Spa”, e trasmetteva alla Procura di Verona gli atti per eventuali profili di sua competenza.

In una successiva intervista il Procuratore Angela Barbaglio ha parlato di “possibili profili di illegittimità”. Dopo non si è saputo nulla. Precisiamo che non siamo colpiti da alcun morbo giustizialista, e abbiamo piena fiducia nell’azione della magistratura, ma anche in questo caso la necessaria trasparenza della nostra democrazia, tra l’altro in un contesto di obbligatorietà dell’azione penale, richiede una adeguata informazione dei cittadini.

Luigi Viviani

Gianni Benciolini (coordinatore +Europa Verona)
Lorenzo Dalai (presidente +Europa Verona)



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Written By

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

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