Da molti mesi ormai, la natura ha iniziato a riprendersi progressivamente gli spazi che l’audacia dell’uomo le aveva tolto. Sono stati avvistati diversi animali selvatici nei pressi dei centri abitati: lepri, caprioli, volpi e anche cinghiali. Attirati dal cibo e dall’assenza delle persone hanno iniziato ad allargare il loro territorio verso le nostre piazze e i nostri giardini. La scorsa primavera, quando siamo tornati per le strade, le abbiamo trovate prese d’assalto dalle erbacce in ogni crepa. Fiori che avevamo dimenticato sono riapparsi nei parchi e nelle aiuole.
Ma la cosa più particolare che sta regalando la natura a noi veneti in questo periodo è il cielo: albe e tramonti con sfumature e colori che finora la nostra generazione aveva visto solo nei quadri di Paolo Veronese o del Tintoretto. Nubi stratificate a contrasto con azzurri intensi e tonalità cremisi sostituiscono la foschia a cui eravamo abituati e che attutiva ogni passaggio tonale.
L’inquinamento dell’aria della nostra pianura non registra purtroppo notevoli variazioni, essendo per conformazione naturale il bacino in cui si raccoglie le PM10. Nonostante questo qualcosa è cambiato in modo sostanziale e forse dovremmo davvero chiederci in che direzione vogliamo andare per nostro futuro e per quello dei nostri figli.
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Erna Corsi
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