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Verso la sovranità degli algoritmi, la potenza dei social media

La sovranità appartiene al popolo o alle strutture sovranazionali dell’economia, della finanza e recentemente anche alle piattaforme social?

Facebook e Twitter hanno cancellato l’account di Donad Trump, silenziato il presidente USA. Stupefacente quanto sono diventate potenti. Sono le stesse piattaforme che avevano permesso a Trump una grande visibilità e che lo stanno ora invece affossando. Cosa è successo?

Noi utilizziamo Facebook e Twitter, ed altre piattaforme, come mezzi di intrattenimento e relazioni sociali, gratis, in cambio della cessione di parte della nostra privacy, ma per i leader politici sono diventate strumenti di comunicazione diretta con il proprio elettorato, e chi li ha saputi usare bene, ne ha tratto enorme vantaggio. Trump, con stampa e reti televisive a lui sfavorevoli, non avrebbe mai potuto vincere le elezioni del 2016 senza i social, usati da lui in modo abilmente spregiudicato e con una comunicazione aggressiva condita di bizzarre falsità e affermazioni al limite dell’ingiuria.

Le piattaforme social hanno tollerato qualsiasi cosa in passato, dal politicamente scorretto alle fake news, senza censure, considerandosi neutrali, come una rete telefonica rispetto al contenuto delle comunicazioni che vi transitavano. Da qualche tempo hanno deciso invece di prendere posizione, temendo forse di essere considerate responsabili di favorire linguaggi d’odio, incitamento alla violenza, apologia di fascismo, negazionismi, ecc.

Le reti social hanno riscoperto l’etica? C’è da dubitarne, ma sono diventate soggetti politici globali. Google, Facebook, Twitter, WhatsApp hanno inventato il modo “social” di comunicare, ne hanno fatto un monopolio e realizzato business miliardari. Le piattaforme social fanno business, non politica in senso stretto, tuttavia la loro potenza è diventata tale da condizionare l’informazione, influenzare le strategie dei governi, le politiche economiche ed i comportamenti sociali nel mondo intero.

Diventate di fatto servizio pubblico, le piattaforme social sono costrette a farsi carico di una responsabilità sociale nei loro comportamenti, imboccando così la strada di un maggior autocontrollo, e censurando usi distorti o illeciti della rete. Ma sulla base di quali regole? Una società privata decide quali post bannare e quali account cancellare? Sulla base di un algoritmo? Di quali valori etici e decisi da chi? Ci sono argomenti divenuti delicatissimi e controversi, di bioetica quali il gender e il fine vita, e poi l’islam, il clima, i vaccini, sui quali esistono dibattiti culturali e scientifici a volte accesi, ma che meritano di essere discussi in campo aperto. Decide la piattaforma chi escludere dal confronto?

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Anche l’uomo più potente al mondo è soggetto alla Legge, ed è nelle prerogative del Congresso USA mettere sotto impeachment il presidente Trump, nel rispetto delle Leggi e delle procedure democratiche. Ha fatto bene Mark Zuckerberg a silenziare Trump? Nello specifico forse sì, ma ha anche creato un precedente pericoloso, e dobbiamo chiederci se ha veramente reso un servizio alla democrazia o la sta invece affossando o manipolando.

Nella Costituzione italiana all’art.1 sta scritto che la sovranità appartiene al popolo, ci accorgiamo invece amaramente che, sempre di più, appartiene alle grandi strutture sovranazionali dell’economia e della finanza, e recentemente anche alle piattaforme social.

Claudio Toffalini



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Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

1 Comment

1 Comment

  1. Francesco

    23/01/2021 at 08:37

    La sovranità appartiene al popolo, ma se non la esercita non c’è da stupirsi se poi spazi pubblici gestiti da privati diventano agorà incontrollate o controllate a discrezione del gestore. Per anni i legislatori nazionali non hanno mosso un dito sul tema, ci stupiamo delle conseguenze a cui siamo arrivati?

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