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Vangelo

Credere è sentirsi sempre «mendicanti dell’Assoluto»

Il Vangelo non ci indica che cosa dobbiamo fare, ma ci invita a continuare a cercare con passione quello che dobbiamo “essere”

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Dal Vangelo di Giovanni
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» che significa Pietro. Giovanni 1, 35-42

Le prime parole che l’evangelista Giovanni mette in bocca a Gesù sono una domanda: «Che cosa cercate?». Anche i due discepoli del Battista alla domanda di Gesù rispondono con un’altra domanda: «Maestro dove abiti?». La pedagogia di Gesù è quella delle domande, del cercare, del camminare. Il Vangelo di Giovanni è tutto un invito ad imparare a contemplare.

Spesso pensiamo che la contemplazione sia una esperienza riservata ai mistici, alle monache di clausura, alle persone originali. Per l’evangelista Giovanni contemplare è cercare. È lo stile di vita di tutti coloro che interpretano la vita come una continua ricerca di senso.

E sempre per Giovanni il contemplare è come il “credere”. Cioè non stancarsi mai di cercare, sentirsi sempre “mendicanti dell’Assoluto”. Il Vangelo non ci indica che cosa dobbiamo fare. Ma ci invita a continuare a cercare con passione, quello che dobbiamo “essere”.

Non è facile vivere la dimensione del “cercare”. Bisogna avere il coraggio di fermarsi. Di capire quali sono i nostri desideri, le nostre vere esigenze. Di accettarci per quello che siamo con le nostre fragilità. Il cercare è sempre legato ai nostri interessi.

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Se una cosa ci interessa veramente, facciamo di tutto per trovarla, per realizzarla. Essere in ricerca vuol dire sentire il bisogno di qualcosa, di andare oltre, vuol dire essere disposti a cambiare, a cercare qualcosa di nuovo che dia senso alla vita. Cercare costa fatica. Abbiamo tanto da fare, bisogna correre, non c’è tempo per fermarsi, per riflettere, per interrogarsi.

Ma qual è il senso della domanda che i discepoli del Battista fanno a Gesù? «Maestro dove abiti?». Non vogliono sapere qual è la sua dottrina, il suo programma. Vogliono invece conoscere il luogo dove abita. Più che le sue idee, vogliono conoscere come vive, dove vive, che cosa fa.

Infatti come risponde Gesù?  «Venite e vedrete». Gesù li invita a “vedere” dove abita, a passare qualche momento assieme. É dalla casa dove abito, è dal mio modo di vivere che potete comprendere il mio messaggio. La sua “predicazione” è innanzitutto la sua vita, il suo esempio concreto. Gesù non ci chiede di diventare dei maestri che insegnano, ma dei testimoni che vivono.

Ieri come oggi, i bambini, i giovani, gli adulti, tutti coloro che sono in ricerca, vogliono “vedere” non soltanto ascoltare o leggere. Il Vangelo non è un ricettario sulle cose da fare, ma una proposta di vita da inventare attraverso relazioni, esperienze, testimonianze concrete. Gesù è venuto a portare vita, non dottrine e neanche teorie filosofiche.

Don Roberto Vinco
Domenica 17 gennaio 2021 

Credere vuol dire sentirsi sempre mendicanti dell’Assoluto
«In tutti noi abitano molte domande. Siamo continuamente alla ricerca di risposte. Ma sono le domande che determinano la qualità della nostra vita. Credere vuol dire non stancarsi mai di farsi delle domande e sentirsi sempre mendicanti dell’Assoluto»  
Enzo Bianchi, monaco, scrittore, fondatore della Comunità di Bose

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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