Dal Vangelo di Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: « Viene dopo di me uno che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Marco 1,7-11
Marco inizia il suo Vangelo non con il racconto della nascita di Gesù, ma con il suo battesimo. Ma perché Gesù è andato a farsi battezzare? Gesù non inizia la sua missione andando al Tempio tra gli Scribi, ma decide di andare al Giordano. Invece di scegliere di stare con “chi comanda”, si fa compagno di strada dei peccatori, degli ammalati, dei disperati. Come dice sempre papa Francesco ha scelto di iniziare dalle periferie della vita. Vuole essere “uno fra gli altri”.
«E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli …». É una immagine simbolica che troviamo spesso nella Bibbia. Non è avvenuto nulla di miracoloso. É lo stesso messaggio del Natale: con Gesù cielo e terra si incontrano. É il divino che abbraccia l’umano. É l’umano che si apre al divino. Finisce la separazione tra sacro e profano. L’impossibile, diventa possibile.
Il Dio di Gesù di Nazaret non è il Dio che sta nell’alto dei cieli, ma è quello che ci dice: “avevo fame…, avevo sete…ero malato…”. Per il cristiano Dio non è un idolo da adorare, ma un fratello, una sorella da amare. Il vero battesimo di Gesù non è stato il rito al Giordano, ma il suo stile di vita di ogni giorno: l’andare a mangiare con i peccatori, il non giudicare e condannare chi ha sbagliato, difendere i diritti degli ultimi.
Il battesimo di Gesù illumina il nostro battesimo. Quando anch’io, come Gesù, “mi metto in fila” con i più deboli, quando mi prendo cura di chi mi sta accanto, quando non rimango indifferente di fronte alle ingiustizie, anche per me “i cieli si aprono” e faccio esperienza del divino che è in me. É quello il mio vero battesimo.
Il battesimo non è un rito magico di purificazione che mi garantisce la tessera per andare in paradiso. “Andate e battezzate” non vuol dire che devo costringere tutti ad iscriversi nel registro della chiesa, ma che devo aiutare tutti a diventare “persone libere” che imparino a saper coniugare sempre il cielo con la terra, la fede con la vita.
Come cristiani non possiamo rimanere “spettatori” della vita. Anche noi, come il Cristo, dobbiamo “uscire” dalle nostre comodità e “immergerci” nelle acque delle periferie della vita, là dove c’è chi ha perso la speranza e fa fatica a vivere.
Il grande filosofo e teologo Romano Guardini, che è nato in via Leoncino ed è stato battezzato nel 1885 a San Nicolò, a proposito del Battesimo diceva: “Diventare cristiani vuol dire diventare umani”.
Don Roberto Vinco
Domenica 10 gennaio 2021
Siamo impregnati di Spiritualità
«Noi non siamo esseri umani che vivono una esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che vivono una esperienza umana. Noi siamo i co-creatori dell’Universo. Anche il lavoro delle nostre menti, delle nostre mani, dei nostri cuori, in qualche modo sarà reso eterno»
Pierre Teilhard de Chardin, teologo, filosofo, paleontologo

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
