Da decenni i veronesi attendono che i circa 450.000 mq dell’area dello Scalo merci della Ferrovia siano liberati, bonificati e trasformati in un grande parco urbano alberato, che contribuisca a mitigare la bolla termica della città. Una grande area verde in quella zona servirebbe come ricucitura urbanistica tra i quartieri a sud e quelli ad ovest di Verona. Inoltre, sarebbe il fulcro di un sistema del verde cittadino, composto da una fascia verde di collegamento dei forti austriaci (primo campo trincerato), dal grande parco piantumato allo Scalo merci della ferrovia, dal Parco della Spianà, dal Parco delle Mura, dal Parco dell’Adige e dal Parco della Collina, collegati da “freccie” verdi e percorsi ciclabili e pedonali.

L’anello verde
Va anche sottolineato che il nostro territorio ha 2 milioni di mq verde in meno rispetto alle norme urbanistiche, dei quali 800.000 mq solo a Verona sud. Il verde nello Scalo merci ferroviario ridurrebbe parzialmente questa carenza.
Ma per ottenere tutto ciò sarebbe stato necessario risolvere il problema rappresentato dalla necessità degli investitori, in primis le FS, di sostenere la fattibilità del progetto, realizzando strutture a carattere turistico-ricettivo e attrezzature di interesse collettivo e sportivo, a scopo di reddito.
Permettere alla FS ed al gruppo privato che vincerà il bando di concorso di gestire sia la parte progettuale che quella realizzativa rischia però di compromettere l’intero progetto. Infatti, è grave leggere nell’accordo che “è necessario lasciare la massima flessibilità organizzativa dell’area all’operatore immobiliare che si aggiudicherà il bando”. Inoltre, va sottolineato che i mq a verde di quell’area, come da articolo 4 comma 4 del protocollo tra Comune e FS, serviranno a compensare l’eventuale mancanza di verde delle lottizzazioni future; in tal modo, i cittadini di Verona vedranno aumentare il loro credito di aree verdi.

2016-10-22, manifestazione per il Parco allo Scalo
Dai dati di presentazione, si evince che verranno destinati per il commerciale, per l’alberghiero, per il direzionale, per i parcheggi, per il residenziale e per servizi vari e aree sportive un rotale di circa 100.000 mq. Come si potrà armonizzare un parco urbano con tutte queste funzioni, con i relativi parcheggi e le strade d’accesso, non riesco proprio ad immaginarlo.
A settembre 2020, durante la presentazione del masteplan alla Gran Guardia, il sindaco di Verona Federico Sboarina aveva affermato che, l’86% dell’area sarebbe stata destinata a verde; ma, dai dati elencati, non sembra sia così.
Sarebbe stato opportuno che il Consiglio Comunale approvasse la Deliberazione n. 14 del 9 marzo 2019, proposta dal consigliere Michele Bertucco, che proponeva: “L’intera area occupata dall’ex Scalo merci della stazione di Porta Nuova, indicata all’art. 14 come “C3 comparto del nuovo scalo merci”, deve essere destinata ad area verde – parco urbano della città di Verona …”. Sarebbe stata utile nelle contrattazioni tra il Comune e le FS.
Giorgio Massignan
VeronaPolis

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

Giorgio Massignan
08/01/2021 at 16:41
VALUTAZIONI SUL COSIDDETTO CENTRAL PARK
Ho letto i vari commenti; ho potuto osservare l’ampiezza dell’area, grazie alle foto prese dall’alto; ed ho concluso che, in quell’area di circa 450.000 mq, ci sarebbe bisogno soprattutto: A) di ampie zone alberate, per ridurre l’aumento di CO2 nell’aria, alternate da spazi liberi, tenuti a prato; B) di un piccolo laghetto che mitigasse il microclima e attirasse la fauna e l’avifauna acquatica; C) di orti per gli abitanti; D) dei collegamenti ciclabili e pedonali tra la ZAI e la stazione di Porta Nuova.
La domanda lecita da porsi è: con quali soldi? Innanzitutto un intervento di questo genere sarebbe meno costoso per la mancanza di tutte le infrastrutture previste nel progetto dell’Amministrazione. Inoltre, con opportune scelte urbanistiche, si dovrebbe permettere agli operatori ed ai proprietari dell’area, di ricavare i denari per la bonifica della zona e per far fruttare i loro investimenti, facilitando la riconversione e la riqualificazione degli immobili esistenti e permettendo la costruzione di alcuni edifici in verticale, a scopo di reddito, affacciati su Stradone Santa Lucia, ben separati dal parco. Si dovrebbero evitare e/o diminuire: 1) le varie infrastrutture sportive, già previste alle Officine Ferroviarie in Borgo Venezia; 2) gli spazi commerciali, direzionali ed alberghieri, dei quali Verona ne ha in abbondanza.
E’ troppo semplice e banale? può essere, ma di questo ha bisogno la nostra città e non di zone attrezzatissime, con pochi alberi e tante strutture.