Si è costituito il Comitato della ex cava Speziala “Un parco per la città” e il 28 dicembre si è svolta online la prima assemblea con la partecipazione di una quarantina di aderenti. Oltre ai numerosi soci singoli a tutt’oggi hanno aderito al comitato 24 tra le principali associazioni ambientaliste e di volontariato dell’area veronese, ma i numeri stanno crescendo ogni giorno.
La storia della cava Speziala si intreccia, tra economia e politica, con le vicende urbanistiche di Verona degli ultimi 60 anni. Nell’area della Speziala, situata nell’alta pianura alluvionale atesina a ovest dell’abitato di San Massimo, l’escavazione di ghiaia e sabbia per l’edilizia è iniziata dagli anni Settanta del secolo scorso occupando una superficie di circa 17 ha. Ma la zona di San Massimo era già stata interessata dall’apertura di cave fin dagli anni Cinquanta quando il boom economico richiedeva materiale per le case e per l’asfalto delle strade. Sull’onda della nuova euforia dello sviluppo a tutti i costi, in quegli anni si aprivano cave dappertutto dove si trovava il materiale, ma senza un Piano di escavazione e lasciando in pratica tutto il potere decisionale alla discrezione di politici e funzionari che non avevano alcun riferimento normativo su quanto, dove e come scavare. Basti pensare che le cave di San Massimo nascono tra le abitazioni.
I problemi non tardarono ad arrivare. Oltre al disagio della cava in funzione per il transito degli automezzi, per le polveri, i rumori e l’inquinamento, con la cessazione dell’attività parte il nuovo business: usare le cave come discarica. Infatti nel 1989 viene data alla proprietà della Cava Speziala l’autorizzazione a scaricare nella stessa rifiuti speciali di fonderia, bloccata poi dal Tar nel 1991.
Nel sito unparcoperlacitta.it è stata ricostruita la cronologia dei principali avvenimenti che hanno visto gli abitanti battersi da almeno 40 anni per difendere le proprie sicurezza, salute e qualità della vita. Una lotta impari considerati gli interessi economici in gioco. Tuttavia gli abitanti hanno avuto una grande alleata: la natura, che da 30 anni, silenziosa ma incontenibile, ha fatto crescere in un luogo arido e inospitale un bosco con migliaia di alberi, arbusti ed erbe, come pioppi, olmi, bagolari, salici, biancospini, cornioli… che danno rifugio e nutrimento a diverse specie di uccelli. Insomma un vero ecosistema con una biodiversità in espansione.
Ma la battaglia non è finita, l’area del bosco della Speziala, nonostante sia sottoposta a diversi vincoli (paesaggistici, ricarica degli acquiferi e area a verde urbano) rischia di essere ancora sconvolta dal suo attuale assetto. Ci siamo occupati anche su questo giornale del bizzarro progetto, per fortuna bocciato, di togliere il bosco naturale per rimpiantare alberelli di vivaio destinati alla produzione di legname destinato all’industria del biogas. Fino a che il bosco non passerà in mano pubblica non ci potrà essere la sicurezza della sua sopravvivenza. Ma con la costituzione del Comitato c’è una speranza in più e il 30 dicembre, con la Manifestazione di Interesse per la Variante 29, è stata presentata al Comune di Verona la proposta degli abitanti per la realizzazione del Parco della Speziala.
Da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature emerge che nel 2020 la quantità di tutti gli oggetti e i materiali costruiti dall’uomo nel mondo ha superato la biomassa, ossia l’insieme di tutti gli esseri viventi, dalle foreste agli animali fino agli organismi unicellulari. Dalla cava Speziala sono usciti milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia poi mescolati nel cemento per fare case e strade. Ora lo stesso luogo, che ha contribuito alla riduzione della biodiversità, diventa il simbolo della natura che si riappropria di quello che le è stato tolto. Un segno forte e chiaro della speranza di rinascita di un territorio e di una comunità che non è lecito cancellare o modificare.
Alberto Ballestriero
VeronaPolis

Alberto Ballestriero. La campagna e il paesaggio sono una presenza costante nella sua vita. Ha lavorato come funzionario nella gestione di canali e opere agrarie presso uno dei più importanti Consorzi di Bonifica del Veneto. Dopo la qualifica nel settore del verde progetta parchi e giardini, alcuni dei quali pubblicati. È socio dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Per diversi anni è stato responsabile del settore verde urbano della sezione veronese di Italia Nostra. Ha pubblicato il libro “Confini Connessioni Scenari – divagazioni di un giardiniere sul paesaggio”. È socio fondatore dell’Osservatorio territoriale VeronaPolis. ballestriero@gmail.com

Alberto Ballestriero
14/03/2021 at 19:38
E’ comprensibile l’amarezza di chi, come gli abitanti di S. Massimo, dove era previsto il primo parco urbano, si sentano dimenticati. Purtroppo a Verona in tema di verde si sta procedendo alla giornata senza una programmazione. È per questo che anche su Verona In insisto molto sul fatto che finché la città non avrà un serio Piano del Verde i cittadini non potranno conoscere la realtà di questo essenziale elemento della vita urbana, ma non potranno conoscere nemmeno la quantità di verde a loro destinata.
giuseppe
05/01/2022 at 01:52
se vuoi renderti utile adoperati per far riqualificare il verde pubblico che giù c’è, anzichè accampare pretese sulle proprietà private altrui.
chiacchierone.
marco
22/02/2021 at 11:32
sarebbe bello se i fautori del bosco in città dedicassero una frazione del loro impegno alla salvaguardia dei parchi pubblici del quartiere di san massimo (quelli si davvero di proprietà del cittadino).
sono 3; uno conciato peggio dell’altro. ma di quelli chissenefrega.
Alessandro Nobis
03/01/2021 at 10:27
E lì, sulla sinistra, c’è il Forte Lugagnano, gemello del Gisella di Santa Lucia …….