INTERVISTA – È storicamente la più grande realtà associativa italiana, al cui interno sono nate Uisp, Legambiente, Slow Food e Arci Gay. A Verona però Arci sta vivendo un momento di impasse: gestito dal 2018 esclusivamente da volontari, il circolo della città funge da coordinamento amministrativo degli altri venti circoli provinciali e, dopo aver organizzato eventi gloriosi come Arena di Pace (2014), assiste ora alla chiusura dei tre circoli provinciali Nuova Conoscenza, Fornalé e Settenote. La diminuzione delle tessere e l’attuale situazione sanitaria provocano il calo dell’auto-finanziamento, che si percuote su organizzazione e comunicazione. Intervista al presidente Luigi Turri e alla fondatrice Maria Rita Serantoni.
– Da 1 a 10 quanta importanza date alla comunicazione della vostra mission e perché?
Turri, Serantoni. «La comunicazione riveste un’importanza fondamentale, ne faremmo di più se ne avessimo la possibilità… Purtroppo però non ci riusciamo sia per carenza di mezzi sia per mancanza di personale retribuito».
– Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di raggiungere il decisore politico?
Turri, Serantoni. «Fare comunicazione per Arci ha un significato sociale e politico che deriva dalla sua identità storica: in alcuni contesti sarebbe opportuno far sentire di più la nostra voce. Verona però è una città strana: è una realtà fervente di associazioni che si occupano anche di cultura ma Arci è vista sempre come quella dei “comunisti” e non trova ascolto. In ogni caso, col Comune di Verona e l’allora Sindaca Michela Sironi abbiamo collaborato molto bene anni fa. Oggi, in generale, ci pare che a Verona ci sia poca attenzione per il no-profit, basti pensare alla scarsa attenzione data a un festival importantissimo come quello del Cinema Africano».
– Che strutture avete in house per comunicare (giornale, radio, TV, ufficio stampa, ecc.)?
Turri, Serantoni. «Non abbiamo una struttura specifica. Abbiamo il nostro sito internet e la nostra pagina Facebook, che però aggiorniamo saltuariamente. Mandiamo i nostri comunicati stampa ma pare non servire a molto, non serve soprattutto a raggiungere un certo tipo di mass media come alcuni canali tv locali o giornali stampati. Fortunatamente esistono giornali online molto disponibili e ricettivi e che fanno una comunicazione spesso molto più seria».
– Ritenete che un maggior investimento economico nella comunicazione sarebbe necessario?
Turri, Serantoni. «Sicuramente, ma solo le affissioni di manifesti e cartelloni sono diventati un costo che non riusciamo a sostenere: le risorse scarseggiano e le forze non sono più quelle di una volta perché le persone non si tesserano sempre meno ad Arci».
– Da 1 a 10 quanto i media cittadini danno spazio alla vostra mission?
Turri, Serantoni. «Dipende. Alcuni media ci danno spazio solo in occasione di grandi iniziative organizzate con altre associazioni, come Arena di Pace nel 2014 o il Gay Pride del 2015… Apparire sulla carta stampata o sulle tv locali è quasi impossibile se non c’è qualche evento come la Carovana antimafia con Rita Borsellino o i grandi concerti».
– Quali sono i media che vi danno voce?
Turri, Serantoni. «Le testate online come Verona Sera e Verona-In ci riservano più attenzione, essendo più attente in generale alla pluralità delle voci».
– Avete mai pensato a un progetto di comunicazione condiviso con altre associazioni?
Turri, Serantoni. «Non ci abbiamo mai pensato ma sarebbe da fare».
– Sareste disposti a sedervi attorno a un tavolo per discuterne con altri soggetti interessati?
Turri, Serantoni. «Possiamo valutare questa opportunità ma servono risorse finanziarie e tempo e noi siamo tutti volontari. Inoltre c’è il rischio che ognuno voglia emergere e pretenda per se uno spazio ben distinto… Noi cerchiamo sempre la rete e una rete di comunicazione sarebbe molto utile».
– Quali sono i soggetti con cui si sentirebbe di condividere un progetto di comunicazione?
Turri, Serantoni. «Noi collaboriamo volentieri con altre associazioni simili a noi, come la Rete degli Studenti Medi, UDU Unione degli Universitari Verona, Anpi, LegAmbiente, Cgil».
– Qualche considerazione finale da fare?
Turri, Serantoni. «Stiamo lavorando ad un progetto nazionale che prevede laboratori di alfabetizzazione creativa alla Scuola Elementare Lenotti di Verona e facciamo parte del cartello Nella mia Città Nessuno è Straniero, nonostante abbiamo poco tempo per dare il nostro contributo. In generale notiamo che in questo ultimo periodo è calato moltissimo l’interesse delle persone verso Arci, come se si fosse venuta a creare una mentalità nuova, un disinteresse generalizzato».
Annalisa Mancini
Leggi
Arci: «Fare comunicazione ha un significato sociale e politico»
Italia Nostra, Velardita: «Mettere da parte gelosie e lavorare insieme»
Le Rondini: «Imparare a condividere le strategie di comunicazione»
Adiconsum (CISL): «Mettiamo in rete tutte le forze disponibili»
Acli: «Sulla comunicazione siamo disponibili ad un confronto»
CGIL, come far sentire la propria voce in un mondo che cambia?

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com
