É necessario fare una premessa: sino alla metà degli anni ’90, il Veneto e la Lombardia rappresentavano le nostre eccellenze nazionali in campo sanitario.
Poi Galan e Zaia in Veneto e Formigoni con Maroni in Lombardia hanno iniziato a tagliare i finanziamenti alla sanità pubblica ed a favorire quella privata, riducendo pesantemente le assunzioni di personale sanitario, limitando l’acquisto di dotazioni ospedaliere e chiudendo parecchi ospedali pubblici.
Nonostante le passate eccellenze sanitarie, nella prima ondata della pandemia, la Lombardia è risultata la più contagiata e con più morti. Nella seconda ondata, il Veneto, con più di 3.000 decessi da metà novembre, ha raggiunto il tragico primato nazionale dei contagi e delle vittime.
L’indice di contagio della nostra regione ha superato quello della Lombardia, e Verona, assieme a Treviso, sono le città che si trovano nelle peggiori condizioni. Eppure, la maggioranza che amministra la Regione ed il Governo che controlla i parametri, hanno sempre lasciato il Veneto in zona gialla, consentendo ampie libertà di movimento.
Già a metà novembre, il numero dei decessi giornalieri stava crescendo in modo significativo, da poche unità fino a superare il numero di 100. Ai primi di dicembre, in proporzione al numero degli abitanti, nella nostra regione la mortalità era 4 volte quella della Germania che, nonostante possieda il miglior sistema sanitario in Europa, decideva il lockdown. Ma noi rimanevamo in zona gialla.
Una prima spiegazione può essere la dichiarazione di Zaia di poter contare su 1016 posti di terapia intensiva, quando nella realtà a disposizione erano la metà, per carenza di operatori sanitari. Basandosi sui dati della Regione, il Governo ha mantenuto la zona gialla, e Zaia non li ha mai modificati, per non danneggiare l’economia locale.
Una seconda spiegazione potrebbe essere nell’uso dei tamponi rapidi, che consentono di rilevare la presenza del virus in 15 minuti, contro le 36 ore necessarie per il test molecolare. Il governatore li ha pubblicizzati sui mass media, facendo credere alla gente che fossero attendibili, quando in realtà non lo erano.
Purtroppo, le troppo ottimistiche dichiarazione di Zaia e la sua rappresentazione di una realtà che non esisteva, ha permesso al Veneto di rimanere in zona gialla, ma ha anche provocato alla sua popolazione delle conseguenze drammatiche.
É giunto il tempo che la politica si svincoli dall’influenza dei poteri economici.
Giorgio Massignan
VeronaPolis

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com
