Il quadro dei problemi di Cattolica assicurazioni torna a complicarsi in seguito alla decisione del Cda del Banco Bpm di rompere l’alleanza con Cattolica, in quanto l’ingresso di Generali, come socio di maggioranza relativa, con una quota del 24,46%, configura una cambiamento sostanziale della struttura e del controllo della società dell’assicurazione veronese.
In concreto il Banco Bpm ha esercitato l’opzione di acquisto del 65% della quota, detenuta da Cattolica, delle due joint venture Vera Vita e Vera Assicurazioni. Cattolica ha risposto in termini duramente negativi affermando che la richiesta della banca non ha ragione di essere, ed è pronta a chiedere a Banco Bpm una cifra di 500 milioni di euro per i danni provocati alla società da tale richiesta. Posizioni contrapposte che, al netto di eventuali intese stragiudiziali, lascia prevedere un duro e lungo scontro legale.

Banco Bpm, Verona
Tuttavia, appare chiaro che l’ingresso di Generali in Cattolica, per le modalità e gli effetti con i quali è avvenuto, configura molto di più di un normale ingresso di un socio, sia pure di maggioranza relativa, al punto che la stessa Consob, il soggetto che sovrintende al controllo delle società quotate in Borsa, ha chiesto uno specifico chiarimento sulle modalità dell’operazione. Questa è stata infatti gestita in tutta fretta, utilizzando largamente i vincoli imposti dal Covid per evitare qualsiasi approfondimento sul significato e le conseguenze dell’ingresso di un partner che ha posto, in via preventiva, condizioni di modifica della struttura e dello Statuto della società.
Un atteggiamento da dominus della situazione che ha posto le condizioni decisive dell’operazione, mettendo nei fatti da subito fuori gioco il sistema decisionale proprio di una società cooperativa con migliaia di soci e il voto capitario. Del resto, l’unica motivazione con la quale il gruppo dirigente di Cattolica ha sostenuto l’operazione è stata quella di garantire stabilità finanziaria al gruppo.
Alla luce di tale fatto appare evidente che oggi Cattolica risulta etero diretta di chi ha deciso di entrare pur non avendo ancora alcun potere legittimo nella gestione della società. Comprensibile quindi la rottura provocata dal Banco Bpm. Pur con i tempi prevedibili, propri della giustizia formale, la nuova situazione acquista il significato di una decisiva resa dei conti circa una operazione non trasparente e che, per il modo con cui è stata attuata, lascia intravvedere finalità che vanno oltre la stabilizzazione finanziaria della società, e segna la fine ingloriosa di un gruppo dirigente.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

Enrico
30/12/2020 at 16:37
Valutazioni molto, molto condivisibili.