Dal Vangelo di Marco
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Marco 1,1-8
La filosofa Maria Zambrano, in esilio in Italia durante la dittatura spagnola del generale Franco, scriveva: “Senza ri-nascita niente è del tutto vivo”. Se vuoi dare senso alla tua vita, devi imparare a ri-nascere. Anche se con parole diverse, è lo stesso messaggio che ci comunica questo brano del Vangelo.
In un momento drammatico per il mondo intero, dove ogni giorno si contano migliaia di morti causate dal virus, il Vangelo di Marco ci invita ad assumere uno sguardo positivo sul mondo. È proprio nei momenti di crisi che dobbiamo avere il coraggio di andare contro corrente. Non possiamo lasciarci travolgere dalla rassegnazione. Bisogna saper cogliere i piccoli segni di speranza che ci sono attorno a noi. La vita non è tutto male. La vita è “gravida di futuro” (Zambrano). Ma il futuro non cade miracolosamente dal cielo. Bisogna costruirlo.
Dove possiamo trovare la forza per ri-cominciare? Il Vangelo ci indica una strada da percorrere. «Voce di uno che grida … nel deserto … ». Qual è il significato del “deserto”? Nel deserto Gesù si ritira spesso per fermarsi, meditare, pregare, pensare. Il deserto vuol dire silenzio. Vuol dire ascolto, sobrietà, preghiera. Il deserto è lo spazio dove si impara ad attendere. Nella Bibbia il deserto è il luogo privilegiato per fare esperienza di Dio.
Oggi, se vogliamo uscire migliori da questa pandemia, siamo noi chiamati a fare esperienza del deserto, a trovare il tempo per fare esperienza del silenzio. Eravamo sempre tutti di corsa. Il Covid 19 ci ha costretti a fermarci. Spetta ora a noi imparare a scoprire e ad inventare “sguardi di futuro”.
È molto bella l’immagine che ci offre l’evangelista Giovanni: «Io vi battezzo con l’acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Il Battista, chiede ai suoi discepoli un impegno di vita severo e radicale. Anche Gesù sottolinea l’importanza del darsi da fare, ma, conoscendo la nostra fragilità, ci invita ad affidarci allo Spirito.
Come diceva dal carcere il teologo Bonhoeffer bisogna saper coniugare “resistenza e resa”. Da una parte bisogna mettercela tutta. Bisogna lottare, resistere. Dall’altra bisogna imparare ad affidarci a quella Forza, a quella Energia, che le religioni chiamano il mistero di Dio. Noi siamo le vele, Lui è il vento. A noi spetta il coraggio di aprire le piccole vele della nostra barca al vento misterioso dello Spirito. Non possiamo pretendere di essere noi a cambiare il mondo, ma il cambiamento non ci sarà mai finché io non avrò il coraggio di iniziare.
Come diceva madre Teresa: «quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma sono le tante piccole gocce che fanno l’oceano».
Don Roberto Vinco
Domenica 6 dicembre 2020

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
