INTERVISTA – A metà tra patronato e sindacato, le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli) costituiscono una rete di circoli presente a Verona da circa 50 anni ma costituitasi ufficialmente solo nel 1986. D’ispirazione cristiano-cattolica, Acli è unica nel suo genere: tra i primi a occuparsi di eccedenze alimentari già nel 2008, ben prima della legge Gadda, a Verona conta 23 circoli, 19 uffici zonali e 4 associazioni specifiche.
Oltre ai servizi di assistenza fiscale e sociale per lavoratori e cittadini, i circoli Acli organizzano anche grest estivi, attività di doposcuola e servizi dedicati ai migranti. Sul tema “comunicazione” abbiamo intervistato il presidente delle ACLI di Verona Italo Sandrini.
– Sandrini, da 1 a 10 quanta importanza date alla comunicazione della vostra mission e perché?
Sandrini. «10 più! La comunicazione per noi è molto importante ma è il nostro punto debole, in parte perché siamo contrari all’acquisto di spazi pubblicitari. Veniamo intercettati dalla stampa solo quando il nostro partner di riferimento per il progetto Rebus di recupero delle eccedenze alimentari organizza una conferenza stampa, però non c’è vera attenzione né sensibilità h24 da parte delle amministrazioni pubbliche».
– Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di raggiungere il decisore politico?
Sandrini. «Sì, vale ad esempio per il Patronato e per il Caf: molti non sanno di avere diritto ad agevolazioni, ad esempio. E poi, relativamente al progetto Rebus, ci auguriamo un osservatorio permanente che aiuti a segnalare o a sensibilizzare la grande distribuzione sul tema delle eccedenze alimentari. Si ripropone il problema di comunicare in modo continuativo agendo a livello culturale».
– Che strutture avete in house per comunicare (giornale, radio, TV, ufficio stampa, ecc.)
Sandrini. «Abbiamo una segreteria che si occupa della newsletter e abbiamo un house organ. Ogni tanto inviamo comunicati stampa ma non c’è una struttura vera e propria. Stiamo facendo delle riflessioni sulla possibilità di dotarci di un ufficio stampa, non tanto per apparire sui giornali e farci belli ma per avere un’utilità sociale».
– Ritiene che un maggior investimento economico nella comunicazione sarebbe necessario?
Sandrini. «Sì, anche se è contrario alla nostra mentalità però mi rendo conto che se vuoi arrivare a far conoscere certe attività, non c’è altro modo».
– Da 1 a 10 quanto i media cittadini danno spazio alla vostra mission?
Sandrini. «Le nostre attività hanno poco spazio sui media locali. Succede solo in occasione di eventi speciali o progetti puntuali, come Rebus appunto».
– Quali sono questi media?
Sandrini. «Non saprei, non c’è una classifica. L’attenzione che ci viene riservata varia in base al momento, non c’è una regola».
– Ha mai pensato a un progetto di comunicazione condiviso con altre associazioni?
Sandrini. «Bel tema perché a Verona si va un po’ in ordine sparso… Fatichiamo perché noto che ognuno è attento a coltivare il proprio orticello mentre io sarei più per costruire ponti piuttosto che muri. Non ci spaventa rinunciare a un pezzetto della nostra identità per un progetto condiviso».
– Sarebbe disposto a sedersi attorno a un tavolo per discuterne con altri soggetti interessati?
Sandrini. «Sì, ma il problema è proprio quello: riuscire a sedersi tutti attorno a un tavolo… È una questione di mentalità che riguarda in particolar modo Verona: collaborando con Acli nazionale, osservo altre realtà del nord Italia in cui c’è molta più condivisione nel terzo settore, come ad esempio alla Cascina Triulza di Milano».
– Quali sono i soggetti con cui si sentirebbe di condividere un progetto di comunicazione?
Sandrini. «Noi collaboriamo già con alcune cooperative sociali su alcuni progetti però sulla comunicazione dovremmo fare un lavoro di screening per capire meglio. Sicuramente la volontà c’è».
– Qualche considerazione finale da fare?
Sandrini. «Nonostante le difficoltà, andiamo avanti e lavoriamo al progetto Nessuno Escluso, un doposcuola “evoluto” che organizza attività per i ragazzi di famiglie in difficoltà dei quartieri San Massimo, Borgo Nuovo e Santa Lucia».
Annalisa Mancini
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Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com

Maurizio Danzi
03/12/2020 at 22:52
Purtroppo Acli paga lo svuotamento delle parrocchie. E non solo. L’originalità del messaggio cristiano, vorrei essere smentito, non trova aderenza nella profondità della realtà sociale veronese. Ci vorrebbero creatività e coraggio. Cito a memoria:”il vento si è levato, è tempo di vivere” (G. Bernanos I grandi cimiteri sotto la luna).
Coraggio!