INTERVISTA – La Camera del lavoro di Verona nasce nel 1892 per iniziativa della categoria di lavoratori più organizzata al tempo: i tipografi. Oggi Cgil Verona si conferma l’organizzazione più impegnata nella contrattazione all’interno delle aziende sindacalizzate, attività a cui si aggiunge la consulenza a iscritti e non iscritti che si rivolgono al Patronato o all’Ufficio vertenze per cause e pratiche individuali di cittadini italiani e migranti.
Le attività storiche sono state poi affiancate dalla contrattazione sociale nei rapporti con istituzioni e enti pubblici. Stefano Facci (Segretario generale) e Floriano Zanoni (Segretario Welfare, Diritti di Cittadinanza, Politiche Istituzionali e Fiscali, Politiche Ambientali e della Sicurezza) ci raccontano anche dell’ambizione di Cgil Verona di costruire percorsi culturali e, insieme all’Università di Verona e a Confindustria, osservatori di nuovi fenomeni, come lo smart working.

Stefano Facci
– Da 1 a 10 quanta importanza date alla comunicazione della vostra mission e perché?Stefano Facci. «Ogni giorno che passa aumenta l’importanza che diamo alla comunicazione e alla qualità che deve avere perché la nostra non è “pubblicità”: dobbiamo cercare di comunicare qual è il nostro ruolo nella società, elemento non scontato e che ci costringe a volte a dover ripartire da zero per poter spiegare chi siamo e che cosa facciamo. Abbiamo bisogno di comunicare per esprimere il nostro pensiero di cambiamento della società ma anche per dire alle persone come possono avere risposte ai loro bisogni».
– Tra i vostri obiettivi c’è anche quello di raggiungere il decisore politico?
Facci. «Sì, facendo lobbying, cioè portando avanti istanze che non hanno sempre spazio su alcuni organi di stampa… Ci capita spesso di inviare un comunicato stampa per evidenziare criticità all’interno di un’azienda, oppure su decisioni del Governo o della Regione o di qualche Comune: non sempre quanto scriviamo viene riportato nella sostanza e accade spesso che le redazioni colgano perlopiù elementi utili ad alimentare contrapposizioni politiche».
– Che strutture avete in house per comunicare?
Stefano Facci. «Ogni comparto del sindacato costruisce il proprio comunicato. Da inizio 2020 abbiamo un addetto stampa con cui cerchiamo di costruire nuove modalità di comunicazione. Abbiamo anche seguito dei corsi per l’utilizzo dei social media sui cui dobbiamo lavorare di più».
– Ritiene che un maggior investimento economico nella comunicazione sarebbe necessario?
Facci. «La volontà di investire nella comunicazione c’è e lo si può vedere dal fatto che abbiamo affidato a un giornalista il compito di occuparsene. Abbiamo seguito i corsi sull’uso dei social e ci siamo affidati ad un’azienda che ci ha aiutato a comprendere i nostri difetti. Certo è che le risorse devono essere gestite con attenzione».
– Da 1 a 10 quanto i media cittadini danno spazio alla vostra mission?
Facci. «Arriviamo a malapena alla sufficienza quando comunichiamo da soli, come Cgil… Riusciamo ad aver più spazio quando la comunicazione è unitaria e il comunicato riguarda più sigle, che oltre a Cgil storicamente sono Cisl e Uil, ma non solo».
– Quali sono questi media?
Facci. «Riusciamo ad avere spazio da quasi tutte le testate online mentre abbiamo più difficoltà con le televisioni, con maggiore disponibilità da parte di TeleArena e della Rai regionale rispetto a TeleNuovo. Con L’Arena e il Corriere di Verona va a fasi alterne».

Floriano Zanoni
– Ha mai pensato a un progetto di comunicazione condiviso con altre associazioni?
Zanoni. «Esistono progetti collettivi come il cartello di associazioni “Nella mia città nessuno è straniero” o il Comitato della Pace, a cui aderiamo rinunciando alla nostra identità a servizio del messaggio. Normalmente però nella comunicazione noi dobbiamo fare il contrario, cioè valorizzare la nostra identità per far sapere che cosa facciamo».
– Sarebbe disposto a sedersi attorno a un tavolo per discuterne con altri soggetti interessati?
Facci e Zanoni. «Non abbiamo pregiudizi su questo e si potrebbe discuterne, però servirebbe trovare un equilibrio tra la necessità di fare lobby a favore di una causa e quella di dire che esistiamo».
– Quali sono i soggetti con cui si sentirebbe di condividere un progetto di comunicazione?
Zanoni. «Il nostro ambito è il Terzo settore. Ci sentiamo di condividere progetti con altre realtà attive per la difesa dei diritti delle persone, contro le discriminazioni e che credano nell’antifascismo. Realtà, insomma, del mondo della convivenza civile democratica che guardino al futuro con gli occhi di un mondo aperto».
– Qualche considerazione finale da fare?
Facci. «Negli anni abbiamo visto calare l’interesse dei media per Cgil, forse anche perché siamo diventati meno interessanti… Di fatto però è accaduto che il comunicato stampa ha smesso di rappresentare il punto di partenza per una discussione che di solito il giornalista ampliava con un’intervista, ad esempio».
Annalisa Mancini
Leggi
Arci: «Fare comunicazione ha un significato sociale e politico»
Italia Nostra, Velardita: «Mettere da parte gelosie e lavorare insieme»
Le Rondini: «Imparare a condividere le strategie di comunicazione»
Adiconsum (CISL): «Mettiamo in rete tutte le forze disponibili»
Acli: «Sulla comunicazione siamo disponibili ad un confronto»
CGIL, come far sentire la propria voce in un mondo che cambia?

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com
