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Lettere

Scegliere da che parte stare e attivarsi per cambiare le cose

Non riusciamo più a far appello ad una visione condivisa di società e questo ci rende fragili e con un futuro incerto

Mancano le guide. In questi giorni di Covid ogni categoria si esprime a tutela dei propri interessi. Industriali, commercianti, artigiani… Nessuno che parli in modo trasversale, che dica qualcosa di socialmente riconosciuto come un valore da condividere per superare le difficoltà. C’è una distanza abissale tra ciò che può esprimere la massima autorità religiosa o civile e quanto avviene nelle comunità. Si rivendica in nome del guadagno, del potere dimenticando che la società non è solo profitto.

Questo è un problema, perché viene a mancare la spinta morale al cambiamento, e non solo per far fronte alle difficoltà contingenti. Senza una spinta morale che dia la direzione verso una meta viene meno il motore di ogni attività umana e la frammentazione che ne deriva offre spazio all’individualismo, una grande risorsa che però storicamente, quando ha il sopravvento, ha sempre deviato verso forme distruttive.

Una volta il ruolo guida spettava alle religioni con la loro capacità di richiamarci a valori oggettivi con cui confrontarci prima di intraprendere qualsiasi azione. Alle religioni era affidato il potere più grande, quello di formare le coscienze per aiutarci a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Poi c’erano le ideologie dove si agiva in nome di valori condivisi, ma anche le ideologie sono in affanno.

È venuta meno da parte delle religioni la capacità di discernimento, la visione profetica, mentre sono rimasti i riti, che interessano una minoranza di persone. Qualcosa di simile è accaduto alle ideologie, di cui rimangono i cartelli, i manifesti che però non hanno più il potere aggregante di un tempo. Questo sfaldamento si vede tutti i giorni nei rapporti interpersonali ma si nota ancora di più tra chi riveste ruoli di responsabilità nelle comunità.

A questo livello i colloqui non partono più da un modello sociale condiviso, nelle discussioni cruciali per mantenere viva e sana una società non si riesce più a far appello ad una visione comune per la quale trovare una sintesi come base per un agire insieme. Ogni categoria, sociale, culturale, religiosa, politica, sembra animata unicamente da uno spirito di autoconservazione, di sopravvivenza, anche se in verità pare più una morte lenta che si finge di non vedere.

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L’illusione è che le cose siano diverse nelle comunità più ristrette, i luoghi in cui cerchiamo un riparo, un senso, come gli ambiti famigliari, ma bastano i dati sulle separazioni, le violenze domestiche per farci capire come un diffuso malessere stia investendo anche queste dimensioni sociali dove avviene l’educazione delle future generazioni, a cui è affidato il testimone nella staffetta della vita.

La realtà con cui confrontarci, e che nel vuoto fa capolino all’orizzonte, è quella descritta da Plauto, trasformata nel tempo in Homo homini lupus, ma ci sta bene anche Fuerbach con la sua espressione L’uomo è ciò che mangia. Mangiare e dominare, avere il sopravvento è parte della natura umana. A queste spinte materiali se ne oppongono due, che dovremmo tenere maggiormente in considerazione: la prima è ancora una spinta materiale, e si chiama istinto di conservazione della specie. Poi c’è la già richiamata dimensione spirituale, ben sintetizzata da Dante nella sua celebre terzina: Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

Giorgio Montolli

Written By

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine. Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

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