INTERVISTA – Verona In ha dato molto spazio alla mobilità sostenibile. Consapevoli che la bicicletta non è per tutti la prima scelta abbiamo chiesto a chi non la usa di spiegarci le ragioni. Ecco cosa ci hanno raccontato Laura Rossi, Paolo Succi, Rita Muner, Aurora Anastasio e Alberto Bonomo.

Laura Rossi
Laura Rossi, insegnante, 48 anni. «Per andare a lavorare in bicicletta dovrei alzarmi prima, fare i conti con la temperatura certo non mite in questo periodo e con la sensazione personale di sentire il bisogno di fare una doccia arrivata al lavoro. Inoltre, essendo insegnante, l’automobile mi alleggerisce anche dal trasporto dei libri. Credo che sia proprio una questione di abitudine, ma sono anche convinta che la città di Verona non invogli all’utilizzo della bicicletta per la mancanza di ciclabili o per percorsi ciclabili intermittenti. Inoltre, utilizzo un’auto a metano per cui sento di aderire comunque a un ideale di sostenibilità, ma sicuramente andando in auto perdo il senso di libertà e autonomia che la bicicletta sa regalarmi. Ci tengo a mettere in luce anche altre due questioni: cultura della bici e sensazione di sicurezza. Molto spesso non sappiamo quale sia la bici adatta a noi e alle nostre esigenze e io personalmente, abituata a utilizzare l’auto, sento la mancanza dello specchietto retrovisore quando vado in bici».

Paolo Succi
Paolo Succi, impiegato, 55 anni. «Non mi è possibile andare in bicicletta al lavoro perché lavoro dall’altra parte della città, ma in realtà vado poco abitualmente in bicicletta anche nel tempo libero; preferisco camminare. Penso che manchino le ciclabili e i margini delle strade in cui stanno i ciclisti spesso presentano buche, ma non posso non sottolineare la quasi “naturale” indisciplinatezza dei ciclisti! C’è inoltre anche un aspetto pratico, personale di comodità: spesso la bici è in cantina mentre l’auto è parcheggiata davanti a casa. Inoltre, in auto inoltre entriamo in un abitacolo confortevole. Credo sia importante fin dall’infanzia l’esempio e sono convinto che la moda e la tecnologia – penso alle bici elettriche – possano essere un sostegno anche per coloro che non sono più così giovani nella scelta di un mezzo di trasporto sostenibile».

Rita Muner
Rita Muner, segretaria, 53 anni. «Non c’è un vero motivo per cui io non vada in bicicletta o non prediliga un modo diverso di spostarmi rispetto all’automobile; nel mio caso si tratta di abitudine. Quando i miei figli erano piccoli ero a casa e mi spostavo a piedi, mentre per la spesa era indispensabile l’auto. Nel momento in cui ho ripreso a lavorare non ho pensato a un’alternativa all’auto perché lavoro vicino a casa, non ho problemi di traffico e parcheggio, in sei minuti sono arrivata e mi sembra di guadagnare tempo anche se quando penso a inquinamento, consumi, spesa riconosco che con la bici potrei guadagnare in salute e portafoglio. Un’altra motivazione che mi porta a scegliere sempre l’auto è la possibilità di raggiungere più tappe lontane tra loro uscendo una sola volta. La bicicletta nella mia vita è collegata al tempo libero, non alla quotidianità. Mi ha colpito però il ruolo che la bici ha avuto nella vita di mio figlio: l’ha sempre usata abitualmente come mezzo di trasporto anche per andare al lavoro e ad un certo punto, influenzato dalla moda, si è costruito una bici a scatto fisso. La moda può essere trainante in tema di sostenibilità».

Aurora Anastasio
Aurora Anastasio, studentessa fuorisede, 22 anni. «Sono nata e cresciuta in un paesino calabrese di 2.000 abitanti dove, come in gran parte del Sud, la cultura della bici non è così radicata: nel mio gruppo di 20 amici, ad esempio, nessuno è mai andato in bicicletta. Arrivata a Verona ho provato ad andare in bici, ma mi sono trovata in difficoltà per più motivi: faccio fatica a stare in equilibrio con una sola mano quando devo segnalare la mia intenzione di curvare e trovo complicato muovermi nella stessa strada con auto e bus. Ho paura: ho un “blocco” unito a una serie di scuse che usano in tanti (freddo, pioggia…). Qui a Verona per me è limitante non andare in bici perché potrei spostarmi più velocemente nella mia quotidianità; le alternative che ho trovato sono bus e grandi passeggiate. Mi piacerebbe imparare ad andare in bici qui in città».

Alberto Bonomo
Alberto Bonomo, direttore aziendale, 53 anni: «Durante la settima per esigenze lavorative mi muovo rigorosamente in auto. Nel weekend per accompagnare le figlie alle loro attività in città – noi viviamo ad Arbizzano – devo, anche in questo caso, servirmi della mia vettura in un’ottica di “trasporto-taxi”, fortunatamente l’auto non mi stanca! Da automobilista non posso però far a meno di notare quanto i ciclisti siano indisciplinati, mettendo in pericolo loro stessi e chi è alla guida… bisognerebbe togliere la “patente” ai ciclisti!».
Marika Andreoli

Marika Andreoli, lombarda, laureata in Filosofia presso l'Università di Torino. Studentessa in Editoria e Giornalismo all'Università di Verona. Con una grande passione per libertà e verità ha la valigia sempre pronta per studi e viaggi. Il suo obiettivo: scrivere di luoghi, storie e persone per tutta la vita. marikaandreoli@gmail.com
