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Lettere

Un lettore ci scrive e chiede perché Verona In non punta più in alto

Due proposte per far decollare il giornale e la risposta del direttore servono a fare il punto sul progetto editoriale nato nel lontano 2003

Giornali

Caro Direttore,

da qualche anno abito a Verona, non leggo molto i giornali perché il mio lavoro non mi consente di seguire tutto quanto accade in città come vorrei e ritengo sia anche importante dedicare del tempo alla mia famiglia. Però seguo Verona In, che apprezzo per il coraggio che manifesta e lo spazio che dà alle diverse opinioni.

In gioventù ho un trascorso da giornalista (negli anni dell’Università nella mia città natale ho collaborato con un piccolo network radiofonico) e la passione mi è un po’ rimasta, mi piace scrivere anche se i miei interessi sono più nel campo della letteratura.

Permettimi alcune osservazioni che voglio esprimerti proprio perché apprezzo il lavoro che fate e vorrei dare il mio contributo e aprire con te una conversazione. Verona In ha una robusta base etica: non mi pare faccia sconti a nessuno, dice le cose come stanno, si vede che c’è una redazione affiatata con le idee molto chiare riguardo la professione giornalistica.

A volte però vedo dei buchi, non sempre siete sul pezzo, alcuni comunicati stampa andrebbero sviluppati come articoli e mi piacerebbe vedere più inchieste, ma immagino che queste mancanze siano dovute più alla precarietà che a un deficit professionale (non conosco la tua situazione patrimoniale), in un momento di grande difficoltà per il mondo dell’informazione e non solo. Ho letto infatti i tuoi appelli e mi pare di aver capito che il problema sia di natura economica.

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Non sono in grado di suggerirti strategie di marketing (di lavoro faccio il burocrate) però quando ci sono problemi di questa natura ho sperimentato che una possibile soluzione è quella di cercare di fare rete. Si tratta solo di individuare i soggetti giusti, quelli che potrebbero condividere l’idea di un’informazione dignitosa, non svenduta o politicamente asservita.

Conoscendo un po’ Verona immagino sia difficile trovare udienza presso le realtà economiche della città, troppo concentrate su interessi immediati e di bottega, soprattutto in questi tempi difficili. Quindi sposto il tiro su altri due fronti: quante associazioni ci sono a Verona che meritoriamente si occupano della crescita civile del territorio e che faticano a veicolare il loro messaggio? Perché non provare a coinvolgerle? E anche nel mondo della politica, perché non provare a contattare le aree più movimentiste, quelle realtà neonate che esprimono maggiore vicinanza con i cittadini?

Non aggiungo altro e continuo a seguirvi. Coraggio!

Lorenzo

 

Caro Lorenzo,

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direi che hai colto nel segno e ti ringrazio sia per la delicatezza con cui hai posto la questione, sia per i suggerimenti che mi danno modo di spiegare ancora meglio la realtà di Verona In, testata nata nell’ormai lontano 2003.

Nei primi sei mesi del 2020 il sito ha registrato 100 mila visitatori unici/mese facendo un bel balzo in avanti rispetto al precedente anno. Questo è stato possibile per il maggior impegno da parte della redazione nella convinzione che fosse vera l’equazione: aumento della qualità = aumento della visibilità = aumento dei soggetti potenzialmente interessati ad investire nel giornale.

Le prime due condizioni si sono verificate, la terza no. E la spiegazione è semplice: se fai un giornale che come dici tu non fa sconti a nessuno diventa difficile trovare qualche imprenditore che ci metta dei soldi. Men che meno quei soggetti coinvolti nella gestione della cosa pubblica. Posso assicurare che il numero di visitatori potrebbe essere raddoppiato senza troppi sforzi, ma più cresciamo e più ci sentiamo isolati da quei contesti economici che potrebbero fornire le risorse finanziarie per un grande salto in avanti. Lascio a te ogni considerazione a riguardo.

Andrebbero allora individuati altri ambiti per il reperimento delle risorse, puntando non solo sulla visibilità a fini pubblicitari e introducendo i concetti di condivisione e corresponsabilità. Condivisione del progetto editoriale con soggetti (associazioni) che faticano a veicolare il loro messaggio, o con le aree movimentiste impegnate nella politica. Sono queste le tue due proposte. Si tratta di ambiti meno ricchi ma che effettivamente potrebbero avere una motivazione ad investire una parte delle loro risorse in un progetto editoriale come il nostro. Ma non è così semplice, e cerco di spiegare perché.

Innanzitutto gran parte del mondo associativo veronese porta avanti progetti di tipo assistenziale, spesso con contributi pubblici, e quindi ritiene più urgente coltivare un buon rapporto con l’ente che gli garantisce i fondi piuttosto che compromettersi in avventure editoriali. Sinceramente, vista l’importanza del ruolo sociale di queste associazioni, ritengo che non si tratti di una scelta del tutto sbagliata, anche se ho sempre pensato che una cultura dell’assistenza si afferma portando certi valori a livello di opinione pubblica.

Poi ci sono le altre associazioni, quelle più a sfumatura culturale e sociale, da cui emerge anche un impegno politico in senso apartitico. Ecco, queste realtà potrebbero effettivamente essere interessate al nostro progetto editoriale. Ma sono pronte per essere coinvolte, ad uscire dal proprio orticello? Fino a che punto sarebbero disposte ad investire risorse per una realtà editoriale come la nostra? A me sembra che associazioni e gruppi di questo tipo siano fermi ai comunicati stampa da inviare ai giornali, e soprattutto che non dialoghino tra loro (anche a questo potrebbe servire un giornale) fino al punto da diventare delle isole, compromettendo in questo modo la loro mission.

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Per quanto riguarda le aree movimentiste impegnate in politica si tratterebbe di capire se siano effettivamente in grado di sostenere un giornale e di garantirne la piena libertà. Noi, ad esempio, ospitiamo anche opinioni di destra quando arrivano in redazione, quindi la domanda è: sarebbe disposto un movimento di orientamento progressista, non dico a capire ma anche solo a tollerare che un giornale che sostiene economicamente possa pubblicare idee non condivisibili? O inchieste che potrebbero metterne in luce le contraddizioni e i limiti? Una bella sfida…

Caro Lorenzo, come vedi non è facile. Aggiungo che molte cose che potremmo fare non le facciamo per mancanza di persone che si interessino a proposte come le tue, collaborando con Verona In sul fronte della promozione. Tante idee, anche interessanti, rimangono alla fine solo belle parole mentre noi siamo alle prese con spese fisse che ci mettono duramente alla prova: affitto della sede, manutenzione del sito, retribuzione delle inchieste e tante altre che condizionano la qualità di quanto cerchiamo di proporre ogni giorno ai nostri lettori.

Giorgio Montolli
Direttore di Verona In

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Written By

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine. Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

1 Comment

1 Comment

  1. Maurizio Danzi

    30/10/2020 at 14:15

    Caro Lorenzo mi fa , come lettore di Verona In enorme piacere vedere interesse per il giornale
    Ha sicuramente inorgoglito il Direttore/Editore.
    Verona è un pò così: lancia il sasso e nasconde la mano. E la somma delusione è che spesso il sasso non va neanche lontano.

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