INTERVISTA – A un mese dall’apertura dell’anno scolastico, avvenuta lo scorso 14 settembre, e dalla riapertura degli istituti scolastici dopo mesi di didattica a distanza, arriva un nuovo Decreto del Ministero del Presidente del Consiglio. Approvato lunedì 19 ottobre, il nuovo DPCM prevede anche nuove indicazioni che riguardano la gestione della vita scolastica: per evitare gli assembramenti all’ingresso e all’uscita delle scuole e sui mezzi di trasporto, meglio favorire la didattica da casa e non entrare in classe prima delle 9. Intanto, a sette mesi dai provvedimenti restrittivi di marzo, anche alcune scuole veronesi hanno registrato 220 casi di isolamento fiduciario per positività o contatti con infetti.
A. L., 15 anni, frequenta l’Istituto Alberghiero. «È un periodo più strano del solito con queste misure però si va a scuola perché è fondamentale vederci in faccia e dal vivo. Certo, c’è il rischio che ogni tanto qualcuno sia positivo e si debba chiudere tutto ma non la vivo con timore. A scuola è quasi impossibile non attenersi alle regole. Se qualcuno non le rispetta viene allontanato o richiamato mentre fuori è più complicato perché ci sono molti istituti vicini e quando suona la campanella ci sono migliaia di persone che escono contemporaneamente e lì fuori manca il richiamo alle regole. C’è a chi importa e a chi non importa, però in generale se c’è tanta gente tutti indossiamo la mascherina. In linea di massima si rispettano le regole. Tra noi coetanei non capita di richiamarsi perché ce l’abbiamo tutti ma comunque se succede tendiamo a lasciar perdere. Prendo un bus poco affollato perché la linea passa da piccoli paesi e non è male. Ci sono bus messi molto peggio e sono stipati…»
«Se penso alla didattica a distanza dello scorso anno, ricordo che al Medi – che ho frequentato per un anno – ha funzionato bene. Qualcuno ha avuto dei problemi di connessione, poi risolti velocemente. Era nuovissima per noi e comunque magari test e compiti in classe non funzionano benissimo perché se c’è la possibilità di fare i furbi, lo si fa… Ad esempio si poteva tenere la telecamera spenta, ora credo sia obbligatorio tenerla accesa. Nel mio istituto stanno già facendo un mix di teledidattica e di presenza, tranne per l’Alberghiero che ha laboratori pratici così il sabato siamo solo 3 classi su 20».
«A livello emotivo la pandemia non mi ha cambiato molto, non lo vivo come un dramma, sto bene e vado a scuola, non ho avuto notizie di persone vicine a me che sono state male. Di buono ci sono i compiti al pc, è ora che la scuola si adegui e si modernizzi anche se non è giusto esserci arrivati con una pandemia. Ad esempio, Google Class c’è da anni e non lo abbiamo mai usato perché secondo me nessuno si è mai interessato per utilizzare più tecnologia applicata alla didattica. Gli insegnanti sono stati in gamba e si sono modernizzati e hanno fatto quello che hanno potuto. Lo hanno detto anche loro perché non è roba che appartiene alla loro generazione e darebbero volentieri lo spazio a persone più giovani e più abituate a usare la tecnologia».
Annalisa Mancini

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com
