La conferenza dei capigruppo ha calendarizzato per il Consiglio comunale di giovedì 22 ottobre un Ordine del giorno (cofirmatari Federico Benini del PD e Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune) risalente all’11 ottobre 2018, che chiede la revoca della Mozione 336 approvata dal Consiglio comunale di Verona il 14 luglio del 1995, quando era sindaca Michela Sironi. Si tratta della cosiddetta “mozione omofoba” che considera l’orientamento omosessuale “contro natura”.
L’8 febbraio 1994 il Parlamento europeo approvava la Risoluzione A3-0028/94, tramite la quale si richiedeva agli Stati membri, nonché alle istituzioni, di adottare provvedimenti per porre fine ad ogni tipo di discriminazione contro lesbiche e omosessuali, e a ogni disparità di trattamento in temi quali previdenza sociale, adozione e successione.
Pochi mesi dopo il Consiglio comunale di Verona adottò la Mozione 336 con la quale veniva respinto il contenuto della risoluzione del Parlamento europeo, impegnandosi a “non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie “naturali” costituite da un uomo e una donna”.
La Legge 76 del 20 maggio 2016, meglio nota come Legge Cirinnà, stabilisce invece che “all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi” ed ovunque ricorrano le parole “coniuge” oppure “coniugi”, ovvero termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso.
Per una straordinaria coincidenza a Palazzo Barbieri si tornerà a parlare della Mozione 336 il giorno dopo le dichiarazioni rese pubbliche del Papa, contenute nel documentario Francesco, di Evgeny Afineevsky, presentato mercoledì 21 ottobre alla Festa del cinema di Roma. «Ciò che dobbiamo creare – dice il Papa – è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io ho difeso questo». E ancora: «Gli omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio, e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne buttato fuori o essere infelice per questo». (g.m.)
(La discussione della mozione 336 è stata poi rinviata al successivo Consiglio comunale).