Riferisce Mauro Magatti, noto sociologo ed economista, nel suo ultimo articolo sul Corriere, che la diseguaglianza sociale sarebbe cresciuta quasi ovunque in questo ventennio e che tale crescita generalmente avrebbe avuto origine da situazioni del tipo: “un percorso scolastico incompiuto, spesso causato da un retroterra familiare difficile; una provenienza territoriale da una delle tante periferie urbane o da una regione arretrata; una storia personale che […] finisce per avvoltolarsi in una solitudine sempre più asfittica e malata”, che vede molti anziani in preda a “pensioni” troppo basse e tanti giovani (quelli meno scolarizzati) buttarsi sui primi “lavoretti” che capitano, o che li tentano.
Emergerebbe insomma un senso di abbandono e di sfiducia nei confronti di questa società, che tradisce proprio ogni speranza di benessere, non solo individualmente ma pure socialmente, e che tende ad innescare forme di reazione e di protesta, anche violente, utilizzando ogni argomento di facile presa. Due in particolare: “l’immigrato, avvertito come una minaccia o un potere occulto che, attraverso il Covid, vuole dominare il mondo”, se non sottometterlo o annientarlo.
A Verona ne abbiamo avuto delle tracce, in varie forme, dal bullismo politico o nell’indifferenza greve ad ogni politica fondata sui valori democratici, tracce che da alcuni anni si sono manifestate, nel centro storico come nelle periferie, nel capoluogo come in provincia. Per non parlare del mancato rispetto di regole e normative contro il Coronavirus-Sars19, che giungono da Governo e Regioni e che ogni sindaco ripropone, spesso inascoltato.
Quanto al Covid-19 abbiamo ancora nel cuore e negli occhi le atroci morti di tanti anziani, veronesi e veneti, ospiti di Case di riposo (RSA): persone che qualche mese fa, forse perché contagiati da parenti ed amici asintomatici o da altri ospiti, sono stati ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali e ci hanno lasciato nella solitudine, senza il conforto di un volto familiare o di una mano amica.
La recente chiusura per un giorno del famoso locale Berfi’s, per mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte di alcuni dipendenti, le multe al gestore di un bar in via 4 Novembre e quelle a due ragazzi in piazza Erbe, sempre per inosservanza delle normative, avranno convinto i responsabili a cambiare?
E che dire dell’episodio di bullismo giovanile accaduto qualche giorno fa in piazza Brà, dove si son visti parecchi giovani picchiare con pugni e calci un anziano, probabilmente disabile, che avrebbe insultato qualcuno con epiteti razzisti. Pura vendetta o violenta arroganza? E le intolleranze da parte di gruppetti di studenti? Nell’ultima settimana ne sono stati identificati ben 198, in parte residenti fuori Verona. “Non c’è spazio per questi teppisti, bande di bulli” sostiene Daniele Polato, assessore alla Sicurezza del Comune.
E a parlare d’intolleranza verso gli omosessuali c’è stata in luglio anche l’approvazione da parte del Consiglio comunale di una mozione omofobica, presentata dal consigliere Andrea Bacciga, in aperto contrasto col disegno di legge del padovano Alessandro Zan che alla Camera si propone di contrastare i crimini d’odio nei confronti delle persone omosessuali e transessuali (e pure verso le donne). Certo che trovare un’Amministrazione così sbilanciata sulla difesa delle libertà fondamentali fa davvero pensare… e ci si chiede se la nostra città non meriti un deciso cambio di rotta!
L’indifferenza alle regole della sicurezza sanitaria o le espressioni di violenza nei confronti dei poveri senza-tetto o dei migranti “invasori”, contro i “richiedenti asilo” o i carcerati, oppure contro chi combatte l’omofobia possono essere vinte o bloccate solo attraverso un serio processo critico ed autocritico sulle conquiste tecnologiche e sull’uso della scienza nel XXI secolo. Un processo che dobbiamo affrontare quanto prima nella nostra società, puntando decisamente sullo sviluppo della conoscenza e sulla rivalorizzazione della Scuola.
Marcello Toffalini