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Interviste

La mobilità dolce? Un upgrade culturale per rendere migliore la vita

INTERVISTA – Flavio Filini, dirigente scolastico: «Da 70 anni ci viene inculcato che l’auto è una comodità insostituibile, ma non è più così»

Bici Verona

INTERVISTA – Flavio Filini, 60 anni, è dirigente scolastico dell’Istituto Copernico-Pasoli di Verona. Laurea in Economia e commercio, esperto di informatica, docente di materie giuridiche ed economiche, impegnato sul fronte sindacale, Filini è anche considerato una voce autorevole sui temi che riguardano l’ambiente.

Con lui abbiamo affrontato il tema della mobilità da un punto di vista culturale, per cercare di capire le resistenze che frenano le nuove sensibilità ecologiche.

– Prof. Filini, la scelta della comodità dell’auto dipende dall’insufficienza di infrastrutture adeguate o è un problema culturale, educativo, come sostiene anche l’assessore alla Mobilità e Traffico del Comune di Verona Luca Zanotto?

Filini. «Innanzitutto, per me è più comoda la bicicletta: si evitano le code e il problema del parcheggio. È una questione di abitudine, culturale soprattutto. È innegabile che ci siano questioni di sicurezza importanti, però se piove, ad esempio, si sceglie automaticamente l’automobile e magari poi si va a sciare incuranti di freddo e precipitazioni…».

Bicicletta

– Da dove partire quindi?

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Filini. «Dalle cose più semplici: personalmente sto cercando di organizzare nell’istituto di cui sono dirigente uno spogliatoio dove lasciare l’impermeabile senza doverselo portare in classe. Poi è necessario uno sforzo congiunto, infrastrutturale, anche tramite esempi proposti dai mezzi comunicazione.

– Cosa potrebbero fare i media?

Filini. «Su Internet, sui giornali, alla televisione non viene ancora data per ovvia l’idea di utilizzare la bicicletta o di andare a piedi, bensì viene più spesso dato per scontato muoversi con l’automobile. In questo contesto è chiaramente più difficile anche per un ragazzo sviluppare l’idea della mobilità dolce e per questo è importante la scuola, dove ho verificato possono essere raggiunti risultati concreti e visibili. Nel mio istituto abbiamo tolto dieci auto da un garage che usava il personale di segreteria e ora c’è spazio per 300 biciclette e anche per i nuovi banchi in arrivo».

Flavio Filini

– Pensa che la moda – un esempio lampante sono i monopattini – possa essere di aiuto?

Filini. «I ragazzi seguono sicuramente la moda, inoltre il monopattino ha il grosso vantaggio di essere “come a piedi”, per cui non è necessario cambiarsi; per percorsi brevi può essere quindi una buona soluzione, a parte il problema della sicurezza perché, a mio parere, sopra una certa velocità non c’è la padronanza del mezzo. La potenza della moda è stata evidente anche nell’utilizzo del bonus biciclette: persone che non utilizzavano la due ruote hanno acquistato bici eleganti, per rimanere alla moda anche per andare in ufficio, mentre i ragazzi hanno scelto le mountain bike per essere “fichi” agli occhi dei coetanei».

– Preferire l’auto alla mobilità dolce può dipendere, a suo parere, anche dalla nostra psicologia?

Filini. «C’è un filmato esemplificativo riguardante il lancio della Balilla (Museo della Fiat): gli autobus sono pieni, non si riesce a salire sui mezzi pubblici e così l’auto diventa la soluzione ideale. I marciapiedi si svuotano e i mezzi individuali a motore riempiono tutta la strada. L’idea del progresso ci è stata inculcata a partire dagli anni ’30-’40, per cui sono quasi 70 anni che ci viene “martellato” che l’auto è una comodità. È proprio una questione di abitudine: come c’è stato un adattamento della moda e del modo di pensare per le auto (accorciamento delle giacche per stare più comodi sulla vettura, ad esempio) si potrà verificare nel tempo lo stesso adattamento per quanto riguarda la bicicletta».

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– Quali vantaggi in termini di salute, socializzazione, autonomia avrebbe per i bambini una passeggiata verso la scuola piuttosto che il viaggio in auto con il genitore fino all’ingresso dell’istituto?

Flavio Filini. «Se un bambino invece di stare seduto in auto o sul pulmino sarà posto nelle condizioni di poter raggiungere la scuola a piedi, poi si siederà più volentieri al suo banco e starà più tranquillo, oltre a guadagnarne in salute. Pochi anni fa in Svizzera c’è stata una protesta delle mamme perché la città era diventata poco sicura per i bambini di 4 anni per andare all’asilo. La città, quindi, si può fare a misura bambino… Il problema sono le troppe auto in circolazione. La questione è quindi politica: togliere stalli alle auto per fare una ciclabile è rischioso a livello elettorale. Serve una politica più coraggiosa!».

Corsia ciclabile

Corsia ciclabile

– Quanto la città di Verona educa e permette di educare alla sostenibilità?

Flavio Filini. «L’amministrazione comunale prova e supporta l’educazione alla sostenibilità purché non si tocchi il traffico motorizzato, ma questo non è possibile. Come ha detto Marco Passigato degli Amici della bicicletta, «i diritti sono delle persone, non dei mezzi», per cui togliere spazio alle automobili per metterlo a disposizione di chi si sposta in bicicletta è dare la priorità alle persone e non al mezzo. Verona sotto questo punto di vista è parecchio indietro: abbiamo genitori che hanno “paura del freddo” mentre basterebbe un maglione in più».

– Come si potrebbe riorganizzare democraticamente e qualitativamente lo spazio a Verona?

Flavio Filini.. «Si tratta di fare proposte intelligenti coinvolgendo i cittadini. È necessario ridiscutere gli spazi con le persone ed è chiaro che bisogna fornire loro proposte intelligenti, sulla base delle esigenze delle varie zone. I cittadini devono essere aiutati a capire quanto spazio vitale viene loro sottratto dalle auto. Sono convinto che in questo modo si innescherebbe quel processo virale che porta al cambiamento».

Marika Andreoli

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Written By

Marika Andreoli, lombarda, laureata in Filosofia presso l'Università di Torino. Studentessa in Editoria e Giornalismo all'Università di Verona. Con una grande passione per libertà e verità ha la valigia sempre pronta per studi e viaggi. Il suo obiettivo: scrivere di luoghi, storie e persone per tutta la vita. marikaandreoli@gmail.com

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