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Spettacoli

Riccardo si è perso e diventa umano, fragile e malato

TEATRO ROMANO. Viaggio nella mente sempre più malata e vacillante del re, tra ricordi di infanzia, attimi di felicità, sentimenti d’amore e di odio.

Riccardo perso - Chiara Mascalzoni e Diego Facciotti
Riccardo perso - Chiara Mascalzoni e Diego Facciotti

Chiuso in se stesso, costretto ad assumere medicine per contrastare una malattia che gli divora la memoria, non vuole avere cura di sé, nonostante l’amore non l’abbia mai abbandonato nel tempo, un amore potente e fedele quello di Anna, che da vent’anni gli resta vicino con passione e amorevolezza. Riccardo perso è una rappresentazione del gruppo  Ippogrifo Produzioni del giovane regista veronese Alberto Rizzi che ha scritto il testo di un dramma efficace e commovente, andato in scena per la sua regia al Teatro Romano lunedì 21 settembre 2020 alle 21 e, purtroppo interrotto per la pioggia.

Sulla scena due attori di alto spessore:  Diego Facciotti è un Riccardo malato di Alzheimer che lotta con i fantasmi della sua mente che lo trasporta in un passato fantasioso al tempo del re Riccardo III di Inghilterra, di cui Rizzi offre una lettura più sentimentale e intimista, meno tragica e negativa rispetto a quella di Shakespeare, Sono tre i piani temporali in cui la sua mente e i suoi confusi ricordi ci trasportano, per cui dal piano del presente all’interno di un ospedale ci si sposta nel passato rinascimentale alla corte degli York. Qui Riccardo giovane e desideroso di guarire della sua deformità incontra Anna, di cui si innamora, ricambiato. È un incontro salvifico, ostacolato da interessi familiari che destinano Anna ad un altro. Anna è Chiara Mascalzoni, un’attrice delicata ed espressiva con una sensibilità capace di rendere le sfumature dei più profondi sentimenti umani. L’amore per Riccardo non si spegnerà: Anna rappresenta sulla scena l’amante, la madre e l’infermiera di Riccardo. Una donna capace di vincere le ritrosie del suo amato quando non vuole avere cura di sè: «Prendi le medicine Riccardo!» è il monito di chi è destinato a vivere accanto a persone malate gravemente e che il regista ha simbolicamente rappresentato in lei in questa opera teatrale. Vi è da sempre in Alberto Rizzi un’attenzione particolare per i più fragili: in Sleeping Wonder, un corto molto bello, Rizzi aveva trattato il mondo della sindrome di Down con grande delicatezza e sempre attraverso la metafora della ricerca di se stessi e dell’amore. Con Riccardo perso Rizzi fonde mirabilmente attualità, storia, indagine psicologica e affetti umani: una pièce da non perdere sperando in un tempo meno piovoso la prossima volta al Teatro Romano di Verona.

Giulia Cortella

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