Torna ad essere sorvegliato speciale il Torrente Gusa. Legambiente chiede alle amministrazioni di vigilare e di creare un progetto unitario tra Veneto e Lombardia sul nuovo depuratore, con al centro lo scopo di tutelare le acque del lago.
Lunedì 27 luglio – Su sei punti monitorati nelle acque del Lago di Garda da un team di tecnici e volontari di Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute dei bacini lacustri italiani, uno è risultato inquinato. Questa la fotografia scattata nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamane a Bardolino, a cui hanno partecipato Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto, Chiara Martinelli, presidente Legambiente Verona, Giorgio Franzini, ufficio attività Lago di Garda di Arpav, Raffaello Boni, presidente Legambiente Baldo-Garda, Davide Fumaneri, direttore protocollo Garda Green e Paola Fagioli di Legambiente Turismo.
A risultare inquinato è il punto presso la foce del Torrente Gusa, nel comune di Garda, l’anno scorso nei limiti di legge. «I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) – spiegano gli ambientalisti – e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
«Torna ad essere sorvegliato il Torrente Gusa – dichiara Martinelli –, che lo scorso anno a sorpresa era risultato essere entro i limiti di legge dopo 10 anni in cui le acque si presentavano inquinate o fortemente inquinate. Bene gli altri punti, anche se in alcuni casi i limiti di legge per le unità formanti colonia di Escherichia Coli presenti, sono al limite. Chiediamo alle amministrazioni di continuare a vigilare affinché vengano scovati gli scarichi abusivi che confluiscono nei rii e nei torrenti e che vanno a compromettere la qualità delle acque del lago».
A questo fine, proprio Legambiente Veneto ha lanciato un comunicato congiunto con Legambiente Lombardia, per chiedere insieme che sul nuovo depuratore del Garda ci sia un progetto unitario che metta al centro la tutela del Lago.
«Quello del rifacimento del collettore fognario – sottolinea l’associazione ambientalista –, è un’opera che dovrà sostituire l’impianto esistente, ed è un progetto denso di criticità, visto chea tutt’oggi solo sulla sponda veneta è stato elaborato e approvato il progetto definitivo, mentre sulla sponda bresciana è ancora nella fase di studio del progetto di fattibilità preliminare. Ma le due sponde sono inscindibilmente legate tra loro, dato che anche la raccolta e la depurazione delle acque miste bresciane sono convogliate nell’impianto di depurazione di Peschiera, realizzato unitariamente dai consorzi veronese e bresciano. Questo vuol dire che l’attuazione del progetto veronese, da poco approvato, continuerà a mantenere in vita anche quegli aspetti – collettori sublacuali e raccolta dei reflui misti – che in teoria erano i principali e irrinunciabili elementi critici richiamati per motivare la necessità del nuovo impianto di collettamento».
Sul fronte della classificazione delle acque di balneazione nel Garda, invece, Arpav ha pubblicato i risultati delle proprie analisi, dove è possibile consultare una scheda dettagliata dell’area balneare che riporta una serie di informazioni utili per il cittadino e per il turista, come la conformazione fisico-geografica dell’area, la facilità di accesso al mare, l’eventuale presenza di lido attrezzato e la possibilità di accesso per gli animali.