Giovedì 16 luglio – «Istituire una Commissione Antimafia in Consiglio Regionale per affrontare, alla luce delle recenti inchieste ed arresti, il fenomeno mafioso nel Veneto». Questo il commento dell’on. Nicola Pellicani, esponente del Pd in Commissione antimafia, dopo la cosiddetta operazione Taurus anti ‘ndrangheta nel veronese, che mercoledì 15 luglio ha portato a 33 indagati e ad oltre 100 soggetti raggiunti da avvisi di garanzia.
«Quello mafioso è un fenomeno reale, articolato e radicato, con la quale dobbiamo fare i conti – aggiunge Pellicani –, serve quindi un luogo istituzionale dove approfondire e studiare il problema, per adottare le misure necessarie per fronteggiare la presenza della criminalità organizzata in Veneto. La Commissione Bicamerale Antimafia intervenga immediatamente. Il Presidente Morra convochi al più presto in audizione il Procuratore della DDA di Venezia, il Prefetto di Venezia e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, impegnate nelle inchieste.
È importante il massimo impegno da parte di tutti per contrastare la criminalità organizzata, diffondere la cultura della legalità e combattere il negazionismo e l’omertà, a maggior ragione in questo momento di crisi dovuta al Covid-19, che favorisce le infiltrazioni delle mafie nell’economia, nella società e nella politica, come dimostrano gli ultimi dati della Guardia di Finanza e gli allarmi lanciati in questi mesi dal Procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho e dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese».
Tuttavia, secondo il sindaco Federico Sboarina «a Verona l’atteggiamento è cambiato». Per il primo cittadino scaligero nel territorio locale «non c’è nessuna complice sopportazione a nessun livello di fenomeni malavitosi ma anzi la più ferma lotta. Le mafie sono una ‘malattia mortale’ che non deve esistere e che è ostacolata in ogni modo dalla mia Amministrazione. Per il bene della città e della comunità veronese, che è nella stragrande maggioranza onesta, dobbiamo coltivare ancora di più l’antivirus a questa ‘malattia’, che porta un abbraccio mortale che non deve esistere in nessuna realtà».
Di differente opinione il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, secondo il quale sia il sindaco Sboarina sia il presidente della Regione Veneto Luca Zaia «non riescono a guardare in faccia alla realtà del fenomeno del radicamento delle mafie a Verona e in Veneto». Per Bertucco, infatti, proprio dalle intercettazioni relative alla nuova indagine Taurus, emerge «una osmosi costante tra una fetta, si spera limitata, dell’imprenditoria locale ed esponenti delle famiglie legate alle cosche».
Per il consigliere Bertucco, dunque, non solo imprenditori veronesi doc «si rivolgono alle organizzazioni criminali per ottenere sconti su preventivi e lavori o indurre i propri creditori a rinunciare ai crediti o peggio», ma alcuni di essi «sono riusciti ad avere anche un ruolo in politica e nella gestione delle aziende pubbliche».
Le infiltrazioni più inquietanti e più vistose nella pubblica amministrazione locale, secondo Bertucco, «sono state documentate nella precedente inchiesta Isola Scaligera e hanno coinvolto l’ex presidente di un partecipata, l’Amia, e il direttore generale dell’azienda dei rifiuti, ancora interdetto da incarichi pubblici.
A Verona come nel resto del Veneto, le mafie non si comportano come un corpo separato e indipendente, ma agiscono in osmosi con una parte della società che, anche quando non sia in situazioni disperate, si mostra disposta a scendere a patti con i metodi violenti e mafiosi pur di ottenere dei vantaggi economici.
Prima Sboarina e Zaia se ne rendono conto e prima le istituzioni che amministrano riusciranno a sviluppare gli anticorpi necessari a limitare il dilagare delle azioni criminose che inquinano la società e l’economia».

