Il blitz anti ‘ndrangheta nel veronese ha portato a 33 indagati per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina e usura. Oltre 100 i soggetti raggiunti da avvisi di garanzia. I commenti di Sboarina, Businarolo, Brusco e Rotta.
Mercoledì 15 luglio – L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Venezia su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, ha fatto scattare nel veronese l’Operazione Taurus, un blitz anti ‘ndrangheta del Ros con il supporto dell’Arma territoriale, che ha portato ad eseguire numerose perquisizioni e sequestri di beni e immobili per un valore complessivo di 3 milioni di euro. 33 gli indagati per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, usura, ricettazione, riciclaggio, turbativa della libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento, violazione della legge sulle armi con aggravanti mafiose. Oltre 100 i soggetti raggiunti da avvisi di garanzia.
«Le attività mafiose sono corpi estranei della nostra società che qui non devono attecchire – commenta il sindaco di Verona Federico Sboarina –. A Verona abbiamo alzato muri di cemento armato perché il nostro tessuto economico è sano e sa stare nel libero mercato per i propri meriti. Non vogliamo soggetti che inquinano le regole soprattutto adesso che nel post Covid la crisi di liquidità rende più vulnerabili le aziende».
«Per la seconda volta in poco più di un mese arriva la notizia di una maxioperazione contro la criminalità organizzata stanziata in Veneto e in particolare in provincia di Verona – sottolinea il deputato M5S Francesca Businarolo –. Fa male pensare a Verona provincia come un territorio in cui, ormai una volta al mese, viene condotta un’importante operazione antimafia. Non mi stancherò mai di ringraziare le forze dell’ordine e la magistratura per il contrasto alla diffusione capillare del crimine organizzato. Il tutto però senza dimenticare che, se la repressione è fondamentale, serve un monito da parte della politica e degli enti locali».
«Quel che continua a lasciare perplessi è che ormai dal lontano 1981 il fenomeno si ripropone – afferma il consigliere regionale M5S Manuel Brusco –. La malavita non va solo dove ci sono i capitali, ma anche dove pensa di trovare terreno fertile. Non ci devono essere zone grigie, negli appalti, nei movimenti di capitali, nei rapporti personali e politici».

