Dal Vangelo di Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Matteo 11,25-30
I Vangeli ci parlano spesso di Gesù che si ritira a pregare. Tuttavia sono rare le preghiere di Gesù riportate dagli evangelisti. Ma cosa diceva, che cosa faceva quando andava a pregare? Per capire la bellezza e la profondità di questa preghiera bisogna inserirla nel contesto del racconto di Matteo. La sua preghiera nasce sempre dalla vita. Ogni tanto anche Gesù faceva un piccolo bilancio della sua missione.
E proprio in quel momento era molto triste. Era deluso perché vedeva che molti lo rifiutavano. Il suo Vangelo, il suo invito a seguirlo, era rivolto a tutti. Però, di fatto, i ricchi, i potenti, i sapienti (farisei, scribi) non lo seguivano. Soltanto “i piccoli” erano interessati e accoglievano il suo messaggio. Perché? Il perché Gesù lo scopre attraverso la riflessione e la preghiera.
È nel fermarsi, nel fare silenzio, nel mettersi in ascolto delle Scritture, che la vita si fa preghiera. È attraverso questi momenti di meditazione che Gesù impara a guardare la vita con gli occhi del Padre. E scopre che quello che era motivo di delusione, invece diventa occasione per ringraziare il Padre: «Ti rendo lode, Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai potenti e le hai rivelate ai piccoli».
La preghiera ti aiuta a scoprire il senso della vita. Lo aveva capito molto bene un filosofo laico come Ludwig Wittgenstein che diceva: «Io non credo in Dio, ma prego tutti i giorni. Per me pregare è cercare il senso della vita». È pregando, è riflettendo, che Gesù comprende che i ricchi non lo seguivano perché erano pieni di cose e non avevano bisogno di niente, che i potenti rimanevano indifferenti perché si sentivano al sicuro, che gli intellettuali avevano la verità in tasca e quindi non avevano bisogno di cercare, di dubitare, di interrogarsi.
Chi ha tutto, chi è pieno di sé, non ha bisogno di nessuno, nemmeno di Dio. Solo i “piccoli” sono disponibili ad accogliere la novità del Vangelo. Questo non vuol dire che soltanto i poveri e i piccoli possono capire il Vangelo. Non bisogna fare della demagogia. Gesù non fa l’elogio della povertà, e nemmeno dell’ignoranza. Gesù ci dice invece che per accogliere il suo messaggio bisogna essere disponibili ad “ascoltare” a ricevere.
È il tuo sentirti sempre come un discepolo, cioè uno che ha sempre da imparare, che può aprirti al mistero della vita, al mistero di Dio. È in questa ottica che possiamo veramente capire la finale del Vangelo di oggi: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e io vi ristorerò». Spesso anche le nostre giornate sono costellate di pesi e di sofferenze. Gesù non ci offre né ricchezza, né intelligenza per risolvere i problemi. Gesù ci offre ristoro.
È forse ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno: un po’ di riposo, un po’ di serenità interiore, un po’ di conforto per vivere meglio. Impara a fermarti, cerca di riposarti. Imparerai a gustare di più la vita. Ecco la preghiera più bella che possiamo fare ogni giorno.
Don Roberto Vinco
Domenica 5 luglio 2020

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
