I 41 neo agenti, di cui cinque donne e tutti sotto i trent’anni, sono impegnati in questi giorni nella prova di tiro al Poligono Nazionale. Scopo della prova finale prima della dotazione dell’arma da fuoco, è colpire il bersaglio da una distanza di 12 metri. L’assessore Polato: «Siamo sulla strada giusta».
Venerdì 3 luglio – «È la prova più dura, ma quella che sancisce la fine del percorso di formazione per diventare a tutti gli effetti un agente della Polizia locale». Così palazzo Barbieri riguardo ai 41 nuovi agenti impegnati in questi giorni nella prova teorica al Poligono di Tiro nazionale di via Magellano. Tra qualche giorno, con l’attestato in mano, potranno prestare servizio avvalendosi della dotazione dell’arma da fuoco, come previsto dalla legge regionale.
Seguiti dagli istruttori del centro e dal vicecomandante della Polizia locale Lorenzo Grella, i giovani, di cui cinque donne e tutti sotto i 30 anni, effettuano prima una parte di allenamento, per poi passare alla prova vera e propria. Ovvero, colpire il bersaglio da una distanza di 12 metri, per trenta volte. Da inizio mandato, sono stati destinati alla voce sicurezza quasi due milioni e mezzo di euro, parte dei quali utilizzati per assumere circa una cinquantina di agenti da impiegare nei diversi ambiti del Corpo.
Sul posto, per assistere alle esercitazioni dei giovani agenti, si è recato l’assessore alla Sicurezza Daniele Polato. Insieme a lui, oltre al vicecomandante Grella, il consigliere comunale Nicolò Sesso.
«Da oltre trent’anni il Comune di Verona non faceva un’assunzione di massa come quella che si è appena conclusa – sottolinea Polato –. La soddisfazione è nei numeri, quelli che negli ultimi anni certificano il costante calo dei reati nella nostra città, grazie anche al lavoro di prevenzione con controlli quotidiani a tappeto su tutto il territorio. Vuol dire che siamo sulla strada giusta».


Maurizio Danzi
04/07/2020 at 15:11
Qui l’assessore da riporto si muove meglio. Pistolette, Taser, manganelli.
Siamo tutti più tranquilli.
Il phisique du role c’è, riconosciamolo. A quando l’AK 79?