L’11 luglio la manifestazione nazionale a cui aderisce la Lega. La Paglia, Benini e Vallani del PD: «Si criticano i comportamenti e le azioni, non l’identità delle persone»
«No alle leggi bavaglio». Con questo slogan la Lega di Verona l’11 luglio alle 11 aderisce alla manifestazione co-organizzata da Pro Vita e Famiglia in 100 città italiane. L’appuntamento è in piazza dei Signori per protestare contro le proposte di legge (107-Boldrini, 569-Zan, 868-Scalfarotto, 2171-Perantoni, 2255-Bartolozzi) che mirano a modificare gli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale, riguardanti la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e circostanze aggravanti.
«Il 30 giugno 2020, dopo varie riunioni della Commissione – scrive la Lega di Verona– il relatore Zan ha presentato un testo base unificato che potrebbe essere portato in aula entro fine luglio, per poi passare al Senato. Si tratta di una legge che prevede nuovi reati di opinione, con pene che vanno da 1 anno e 6 mesi di galera, fino a un massimo di 6 anni, per chi dissenta dal pensiero unico in materia di matrimonio gay, adozioni gay, utero in affitto e indottrinamento gender nelle scuole; per un reato, quello di omofobia e di transfobia, che lascia un’ampia discrezionalità applicativa. Questa Proposta di legge (Ppl) prevede inoltre la rieducazione del condannato mediante lavoro gratuito presso le associazioni LGBT, come nei Laogai cinesi, e stanzia 4 milioni di euro per la propaganda LGBT nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche: uno sperpero assurdo e improponibile in un periodo di grave crisi economica».
Per la Lega scaligera si tratta di una legge ideologica, che viola l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione. «Nessuno vuole assolvere chi commette violenze su chicchessia – scrive la Lega – ma per questo basta il codice penale esistente, mentre la pdl Zan vuole tappare la bocca a chi la pensa diversamente su matrimonio, figli, educazione sessuale, adozioni, ecc.. Cosa potrebbe accadere se questa legge venisse approvata? Ad essere esposti sarebbero tutti: giornalisti, educatori, attivisti pro family, ma anche genitori»
Rispondono i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini, Stefano Vallani del Partito Democratico: «L’odio e l’insulto non sono un’opinione, sono un cancro della nostra società. Affermare che una persona sia inferiore perché appartenente ad un’altra nazionalità, oppure malata perché manifesta un orientamento sessuale diverso da quello atteso, sono delitti contro la persona a tutti gli effetti, ed è giusto che il codice penale se ne occupi come stanno cercando di fare Zan e Scalfarotto inserendo l’omofobia e la transfobia tra i reati d’odio al pari della discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
«Si schiariscano dunque le idee i consiglieri Alberto Zelger (Lega), Rosario Russo (Battiti per Verona) e Andrea Bacciga (Battiti per Verona) – continuano gli esponenti del PD scaligero – il cui pensiero sembra confuso fin dai fondamentali, in quanto parlano di “razze umane” come fosse un’evidenza naturale quando invece quello della razza è un concetto biologicamente infondato. Quella che stanno difendendo contro il disegno di legge Zan-Scalfarotto non è libertà di pensiero e di espressione, ma libertà di insulto e come tale va respinta. Il diritto di critica resta valido, sempre, nei limiti del rispetto della persona, in questo ambito come in tutti gli altri aspetti della vita civile e politica. I consiglieri di maggioranza ripassino l’abc della politica e del vivere civile: si criticano i comportamenti e le azioni, non l’identità delle persone».
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