Contenere il consumo di suolo, rigenerare gli ambiti degradati e recuperare le aree dimesse. Per il primo cittadino sono queste le priorità della città. L’assessore Segala: «Oggi lo sviluppo non può che essere così».
Venerdì 3 luglio – Disegnare lo sviluppo urbanistico di Verona nei prossimi vent’anni, a partire dai quartieri, per colmare l’assenza di standard essenziali quali piazze, uffici di nuova concezione, spazi per gli anziani e luoghi di aggregazione. È questa l’idea contenuta nel cosiddetto Documento del Sindaco, creato dal primo cittadino scaligero, ed approvato stamane in giunta. Novità dello strumento urbanistico sarà, secondo palazzo Barbieri «che le destinazioni saranno valutate sulla base delle proposte progettuali e in relazione al contesto insediativo».
Punti salienti del nuovo documento il contenimento del consumo di suolo, ovvero limitare le nuove costruzioni recuperando le già esistenti, rigenerazione urbana negli ambiti degradati e il recupero delle aree dimesse, puntando a dare nuova vita a fabbricati dismessi o utilizzati sono in parte, edifici di varia natura disseminati su tutto il territorio.
Cinque le fasi previste per dare corso al procedimento tecnico amministrativo, che si concluderà secondo il Comune a metà 2021. Dopo l’approvazione della giunta e un primo passaggio in Consiglio comunale, infatti, si partirà con la fase della concertazione per l’individuazione degli ambiti degradati, con incontri e confronti con gli stakeholder, le associazioni di categoria ma anche i cittadini. Stabiliti gli ambiti di degrado su cui intervenire, ne verrà affidata la coprogettazione ad un advisor, che seguirà la stesura del masterplan con le linee guida per le manifestazioni di interesse. Quindi la redazione vera e propria della Variante, e i successivi passaggi di valutazione fino all’adozione finale in Consiglio comunale.
«Abbiamo individuato le priorità per la Verona del futuro, che sono le riqualificazioni dei quartieri – annuncia il sindaco Sboarina –. A Verona ci sono aree per almeno tre milioni e mezzo di metri quadrati in disuso, grandi contenitori sorti con il boom economico degli anni Sessanta, zone produttive che poi sono cadute in stato di abbandono fino a diventare scheletri industriali, concentrate nella zona sud della città, ma che sono presenti in tutti i quartieri. La nostra sfida è restituire questi luoghi alla città. Si può fare, lo hanno dimostrato alcuni progetti già realizzati o in itinere, anche di privati, penso all’ex Manifattura Tabacchi e al cantiere di Adige Docks».
«Il futuro urbanistico non può che essere così – conclude l’assessore Ilaria Segala –. Oggi lo sviluppo cittadino si realizza andando a riqualificare gli edifici dismessi e le zone degradate. Noi lo facciamo partendo dai quartieri, nessuno escluso. Sono loro i veri protagonisti di questa variante, che andrà a dotarli di funzioni oggi assenti sulla base delle proposte che arriveranno. La richiesta del mercato e degli investitori non è più quella di qualche anno fa. L’ambito commerciale è saturo, si punta ad un nuovo modello di residenziale, ad uffici con il coworking e a spazi di aggregazione per rigenerare i quartieri nel loro complesso».

