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Sanatoria subito, migranti in piazza per chiedere giustizia

I manifestanti hanno chiesto una sanatoria estesa a tutte le attività lavorative e il permesso di lavoro per chi ha già un contratto o è in attesa di occupazione.

Manifestazione And we want to breath!
Manifestazione And we want to breath!

I manifestanti hanno chiesto una sanatoria estesa a tutte le attività lavorative e il permesso di lavoro per chi ha già un contratto o è in attesa di occupazione.

Al grido di “And we want to breath!”, le parole pronunciate da George Floyd prima di morire, dalle 16 di sabato 27 giugno circa cento persone aderenti alla campagna “Siamo Qui – Sanatoria Subito!” erano in Piazza Bra per manifestare contro la lacunosa regolarizzazione lavorativa dei migranti prevista dall’articolo 113 del Decreto Legislativo Rilancio.

Zaimab

Zaimab

L’evento «vuole dare voce alle persone che stanno svelando un mondo di dignità negata, fatto da persone e storie invisibili che invece debbono poter prendere parola e spiegare perché e come questo decreto va modificato ed esteso» spiegano gli organizzatori. Sono infatti più di 600 mila le persone che in Italia vivono e lavorano ma non hanno documenti.

L’iniziativa, lanciata in vista dell’avvio del dibattito parlamentare per la conversione in legge del Decreto, è stata organizzata da Associazione SeneGambia, Movement Human Rights for Extrac of Bangladesh & Asian, ADL COBAS Vicenza – Verona, Circolo Pink e Pink Refugees, Osservatorio Migranti, CUB Verona, Partito Socialista Sri Lanka e AfroVeronesi e Assemblea 17 dicembre – Veronesi aperti al mondo. Aderente all’iniziativa anche Info-spazio 161.

Giovanna

Giovanna

Nel documento di 11 punti che la campagna “Siamo Qui – Sanatoria Subito!” propone, il focus è su quattro rivendicazioni: sanatoria estesa a tutte le attività lavorative (non solo ad agricoltori, badanti e collaboratori domestici), permesso per lavoro a chi ha già un contratto, permesso per attesa di occupazione a chi non ha un lavoro e diritto alla conversione dei permessi temporanei.

«Siamo tutti esseri umani», «Dobbiamo combattere», «Siamo tutti nella stessa barca» sono i cori che animano la piazza. C’è un microfono che passa di mano in mano perché il permesso di soggiorno «è un modo per camminare verso il futuro, per avere l’opportunità di lavorare, vivere e sognare». Dice Zaimab a Verona In: «Sono qui a protestare perché amo l’Italia e gli italiani».

Amos

Amos

In piazza anche ragazzi afro-veronesi di seconda generazione, perché le sfide dei migranti di oggi sono quelle dei loro genitori. Veronica, del gruppo Paratodos ci dice: «La sanatoria è discriminante e limitante per alcune categorie. È giusto che gli invisibili diventino visibili». Amos mette in evidenza che «L’Italia oggi ha bisogno di agricoltori, ma a tutti deve essere data la possibilità di vivere una vita onesta. Inoltre, dal momento che la regolarizzazione è a carico dei datori di lavoro, ora hanno ancora più potere».

Più di una persona ha ripetuto al microfono: «Non si può vendere il permesso di soggiorno» perché una delle problematiche è proprio la speculazione sulle regolarizzazioni, quando i datori di lavoro richiedono cifre importanti ai lavoratori stessi per regolarizzali. Se la logica sottesa a ogni sanatoria dovrebbe essere una “regolarizzazione senza limiti”, l’idea dei manifestanti è che questa sanatoria sia animata da uno spirito utilitaristico, per risollevare i settori economici e produttivi di cui l’Italia ha urgente bisogno.

Veronica

Veronica

«Contro ogni razzismo diritti e giustizia sociale per tutti», esprimono questo slogan con le loro convinzioni Constance, con mamma italiana e papà nigeriano, e Giovanna, italiana. Per Constance: «Il Decreto deve essere più libero ed esteso. Sono in piazza anche per gli italiani, perché la sicurezza, la legalità e la tutela contro le discriminazioni sono un diritto di tutti: di quegli italiani che negli anni ’20 sbarcavano in America e dei migranti di oggi. Conosco la sensazione di diversità indesiderata e sono consapevole di tutte quelle micro-aggressioni contro cui tutti dobbiamo lottare». Per Giovanna «le persone non sono solo braccia senza diritti. Non dovrebbe contare la fortuna di essere nati in un posto piuttosto che in un altro».

Una serie di cartelli ha colorato questa alleanza di corpi e respiri in presenza, esortati di continuo al rispetto delle norme del distanziamento sociale. Come è stato più volte ripetuto in questo clima di «democrazia sorgiva».

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Marika Andreoli

Constance

Constance

Manifestazione And we want to breath!

Manifestazione And we want to breath!

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Marika Andreoli, lombarda, laureata in Filosofia presso l'Università di Torino. Studentessa in Editoria e Giornalismo all'Università di Verona. Con una grande passione per libertà e verità ha la valigia sempre pronta per studi e viaggi. Il suo obiettivo: scrivere di luoghi, storie e persone per tutta la vita. marikaandreoli@gmail.com

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