Lunedì 8 giugno – «La regione è stata interessata da condizioni meteorologiche caratterizzate da una spiccata instabilità atmosferica a causa dell’approfondimento sull’Europa occidentale di una profonda saccatura con aria fredda in quota di origine polare-artica che ha richiamato sull’Italia correnti umide e instabili sud-occidentali».
Queste le parole di Arpav riguardo ai rovesci e temporali che hanno colpito nell’ultimo fine settimana il Veneto, con una forte intensità temporalesca tra rovesci e grandine osservata in particolare a Verona. La stazione meteorologica della rete Arpav posizionata a San Pietro in Cariano, infatti, ha rilevato secondo i dati forniti «precipitazioni molto intense con massimi di 20 millimetri in 5 minuti e 43 millimetri in 30 minuti», classificando l’evento come nubifragio.
Il maltempo però, secondo Arpav, è probabilmente destinato a continuare almeno fino a mercoledì 10 giugno con «frequenti precipitazioni anche consistenti e a carattere di rovescio o temporale che localmente potranno risultare di forte intensità. Si consiglia pertanto di rimanere aggiornati seguendo le previsioni e gli allertamenti emessi dal Centro Funzionale della Regione Veneto».
E a fare la conta dei danni della grandinata che ha colpito la città e la provincia scaligera, in particolar modo nella zona della Valpolicella, è Confagricoltura Verona e i viticoltori di CIA-Agricoltori italiani Verona. Secondo le due associazioni, infatti, «con sabato c’è anche chi ha perso il 100% della produzione. Ma danni si registrano anche per le pesche nella zona di Pescantina e per le orticole fuori serra».
«Tutta la zona collinare, dal lago a Monteforte d’Alpone, ha subito danni – sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona – . I danni più forti si registrano nella bassa Valpolicella, cioé la zona classica, che va da Pedemonte a San Pietro in Cariano. Sono stati dieci minuti di ghiaccio puro che hanno colpito tralci, foglie e grappoli, con danni mediamente superiori al 50 per cento, anche se si capirà meglio nei prossimi giorni qual è la perdita esatta. I nostri associati ci hanno riferito anche danni sulle varietà di pesche in raccolta, cioè le nettarine precoci, nella zona alta di Pescantina: molti frutti sono caduti a terra, altri sono visibilmente segnati e quindi non più vendibili. È un’annata davvero da dimenticare, il 2020».
«A Fumane registriamo un danno che va dal 20 al 30% – aggiunge Francesco Spada dei viticoltori di CIA –, mentre nelle zone di Cengia e Pedemonte c’è chi si è trovato i tralci rasati. Questo vuol dire che non solo viene persa la produzione di uva di quest’anno, ma che c’è il rischio che pure quella dell’anno prossimo sia compromessa. La speranza è che ora faccia bel tempo, sia per evitare che proliferino malattie come la peronospera, sia perché possano cicatrizzarsi le ferite dei grappoli e dei tralci. Siamo nella fase post allegagione, il grappolo non è ancora del tutto formato e l’acino è piccolo, quindi può ancora riprendersi perlomeno dal punto di vista qualitativo, visto che comunque parte della quantità sarà perduta».