Chissà cosa penserebbe Carmen, l’eroina romantica di Georges Bizet diventata un’icona per il suo carattere indipendente, dello spot andato in onda sul piccolo schermo lo scorso martedì 2 giugno, ambientato all’Arena di Verona. Il tenore Vittorio Grigolo ha incantato il pubblico televisivo con l’inno di Mameli nel giorno della Festa della Repubblica, mentre lo splendore dell’anfiteatro e l’orchestra diretta dal Maestro Diego Basso hanno fatto il resto.
Scrive il Messaggero che l’idea è stata del Sindaco di Verona Federico Sboarina e di Gianmarco Mazzi, amministratore delegato della società Arena di Verona Srl, nonché direttore artistico per i concerti live e gli eventi TV. Lo scopo è quello di sostenere l’Arena in un periodo di grave crisi che ha portato a sospendere per il 2020 l’abituale offerta artistica. Si è scelta una formula ibrida che mescola l’opera, in questo caso rappresentata da un artista di altissimo livello, e la musica popolare.
Qualche sera prima era infatti stato il cantante Diodato a far risplendere l’anfiteatro vuoto a causa dell’emergenza Coronavirus, con Fai rumore, la canzone vincitrice dell’ultimo Festival di San Remo. Anche lui bravissimo in un’atmosfera da incanto diffusa in eurovisione.
Questa volta però qualcosa non ha funzionato. Impeccabile l’esecuzione di Grigolo, ma ecco che uno alla vota entrano in scena dei giovanissimi a completare un quadro che evidentemente si voleva rendere più coreografico, in linea con la tradizione dell’Arena.
Entra il primo ragazzo, entra il secondo ragazzo… ci si aspetterebbe che almeno la terza presenza fosse di genere femminile. Invece no, anche la terza comparsa è maschile e a questo punto, con l’artista, sono quattro gli uomini in campo. Ci vuole della miopia a mettere in scena una cosa del genere, dove tutti i dettagli dovrebbero essere studiati alla perfezione mentre l’assenza delle donne diventa vistosa e inspiegabile, soprattutto in relazione alla ricorrenza celebrata.
Così finisce per stridere anche l’inno nazionale, che nella Festa della Repubblica ci ricorda come il suffragio universale in Italia fu introdotto proprio nel 1946, consentendo alle donne di partecipare il 2 giugno al referendum istituzionale per la scelta tra monarchia e repubblica. Il 2 giugno, a maggior ragione, è anche la loro festa.
Stride perché poco prima il TG1, in un servizio dal titolo 2 giugno 1946, il contributo delle donne, aveva ricordato le 21 elette a redigere la Costituzione. Oltre a Nilde Iotti, che nel 1979 sarà la prima presidente donna della Camera, nell’elenco ci sono Adele Bei, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana, Maria Nicostra Verzotto, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi e Vittoria Titomanlio. Alcune di loro erano state partigiane.
Stride perché l’Arena attraverso l’opera è l’immagine di Verona nel mondo. Oltre a Carmen altre figure femminili di primissimo piano vengono celebrate per il loro carattere risoluto, come Adalgisa nella Norma di Vincenzo Bellini, o Adina, nell’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, per fare due esempi. Altre ce ne sono in opere meno, o per niente, rappresentate nei due teatri scaligeri, come Leonora in Fidelio di Ludwig van Beethoven e Brunilde, in Sigfrido, la valchiria e il crepuscolo degli dei di Richard Wagner.
Stride perché la Sovrintendente di Fondazione Arena è Cecilia Gasdia, quindi ancora una donna, che dopo aver calcato le scene dei più importanti teatri del mondo, diventando un simbolo nell’interpretare alcune di quelle eroine così risolute e piene di carattere, avrebbe forse pure lei apprezzato una presenza femminile nel cast dello spot, anche se Arena di Verona Srl si occupa propriamente di spettacoli extralirici.
E infine, chissà se gli organizzatori della clip conoscono quale sia la percentuale di donne e di uomini che si interessano all’opera in Arena. I dati relativi al festival 2017, riportati dal Sovrintendente di allora Giuliano Polo, ci dicono, ad esempio, che le interazioni sui social riguardo gli spettacoli areniani sono per la maggior parte di donne tra i 25 e i 54 anni. Come si fa a non tenerne conto?
Giorgio Montolli

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it
