INTERVISTA – Luca Zanotto, vicesindaco, assessore ai Lavori pubblici Viabilità e Traffico de Comune di Verona risponde in merito a rete ciclabile, trasporto pubblico locale e infrastrutture.
– Assessore Zanotto, con la Fase 2 l’Amministrazione comunale ha messo in campo alcune iniziative per uscire dall’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus. A che punto siamo per il settore di sua competenza?
Zanotto. «La Fase 2 è partita quando eravamo ancora in lockdown, nella speranza di poter interpretare al meglio le indicazioni per le possibili riaperture. Come Comune abbiamo predisposto un piano di emergenza. Abbiamo iniziato ad analizzare dei macro temi per pianificare i nostri obiettivi e cercare di mettere a fattore comune delle possibili soluzioni. Abbiamo individuato quattro macro temi principali per il Piano mobilità di emergenza (PME): gestione del Trasporto pubblico locale, ciclabilità e micromobilità, pedonalizzazione e futuro della mobilità».
– Quali le possibili soluzioni per il Trasporto pubblico locale?
Zanotto. «Dobbiamo obbligatoriamente cambiare filosofia del trasporto, anche in previsione della riapertura delle scuole. Al momento la capienza è ridotta: massimo 14 persone per gli autobus di linea urbana e circa 25 per gli autobus extraurbani. Il servizio non si è mai fermato in questi mesi, ma ha cambiato pelle. Stiamo pensando di attuare i rinforzi delle linee, dove possibile, garantendo più corse ma con tragitti più brevi. Stiamo costantemente ragionando con le aziende e gli enti di governo. Dobbiamo abbassare le curve di carico della mattina e della sera e per fare questo una delle possibili soluzioni può essere quella di fare tragitti più brevi ma più frequenti».

Luca Zanotto
– Per quanto riguarda la ciclabilità e la micromobilità elettrica?
Zanotto. «Abbiamo cercato di capire quali potrebbero essere le risposte nel breve termine. È allo studio un bando per razionalizzare anche il servizio monopattini, con l’obiettivo di avere un rapporto consolidato e costante con chi vincerà l’appalto. Vorremmo che almeno una parte di questi monopattini fosse posta in periferia per incentivare la mobilità dolce anche nei quartieri.
Abbiamo fatto un primo intervento di ampliamento delle Zone 30 di Verona, portandole a 5 chilometri di superficie e 10 chilometri di perimetro, comprendendo una parte di Borgo Trento e San Zeno. È una sperimentazione, ma mi pongo come obiettivo che queste Zone 30 rimangano per sempre, anche se la sperimentazione potrebbe portare ad una rimodulazione per alcune vie, ad esempio circonvallazione Maroncelli».
– Ci sono delle novità significative all’orizzonte rispetto alla rete ciclabile?
Zanotto. «Stiamo tentando di realizzare un percorso ciclabile da Porta Palio a Porta Nuova, in modo da sfruttare il marciapiede che costeggia l’ex zoo. Abbiamo accelerato al massimo i cantieri tra Porta Palio e Castelvecchio: il collegamento tra queste due zone era già in bilancio, ma abbiamo accelerato perché il percorso fosse sfruttabile già quest’estate, anche per le scuole.
Nei progetti c’è anche l’implementazione dei servizi di intemodalità, cioè la possibilità di portare il monopattino o la bici sull’autobus, oppure trovare una stazione di bikesharing in prossimità delle fermate. Le postazioni di bikesharing passeranno da 20 a 40 e saranno posizionate anche in periferia. Le biciclette saranno anche elettriche e con seggiolino per bambini in modo da incentivarne l’uso da parte delle famiglie».
– È possibile trovare un punto di incontro tra automobilisti e ciclisti?
Zanotto. «Non solo è possibile, è necessario. Dobbiamo pensare che la mobilità e il traffico si basano sul senso di responsabilità di tutti i cittadini e degli attori coinvolti: è vero che esistono gli attraversamenti pedonali, è vero che per il codice della strada l’auto si deve fermare, ma è anche vero che i pedoni devono prestare attenzione e non tuffarsi sulle strisce senza prudenza.
Bisogna cercare la giusta sinergia tra automobilisti, ciclisti, pedoni e ambiente. Giocano una parte importante gli stakeholders che devono aiutarci a creare sinergie tra gli utenti. Inoltre, per fare interventi e accontentare le diverse parti abbiamo bisogno di risorse che durante il lookdown sono venute a mancare».
– “I veronesi sono conservatori in termini di mobilità”. Condivide questa affermazione?
Zanotto. «La popolazione veronese è medio-ricca, generalmente abituata a spostarsi in auto e non con mezzi alternativi. Poi è anche vero che le mode vengono seguite. Mi spiego: i monopattini sono molto utilizzati perché sono di moda. Purtroppo non è così per la bicicletta. A volte, infatti, non è perché manca la volontà o mancano le infrastrutture: è più una questione di pigrizia. Se una cosa piace, si fa. Come i monopattini. Per pubblicizzare la bicicletta, bisogna che lavoriamo sulla cultura. Non necessariamente è sempre e solo colpa delle infrastrutture».
– Quali potrebbero essere invece le proposte per la pedonalizzazione?
Zanotto. «Dal punto di vista pedonale potrebbe rendersi necessario razionalizzare il traffico nelle aree particolarmente congestionate. Non possiamo più permetterci situazioni di assembramento, come è accaduto qualche settimana fa in Piazza Erbe.
I ragionamenti rispetto alla pedonalizzazione sono anche di tipo commerciale: con il collega Nicolò Zavarise (assessore alle Attività economiche e produttive, Commercio e Arredo urbano, ndr) abbiamo fatto un ragionamento sui plateatici, in modo da agevolare l’attività commerciale, ma allo stesso tempo sorvegliare i flussi di traffico perché le zone non siano congestionate. Abbiamo anche realizzato 18 attraversamenti pedonali con luce a led».
– Qual è il macro tema più difficile da gestire?
Zanotto. «Forse l’aspetto più complicato riguarda il futuro della mobilità in rapporto alla creazione di nuove infrastrutture. Siamo una delle poche città in Veneto che per gestire il futuro della mobilità vede coinvolti i mobility manager aziendali, l’Università e il Provveditorato agli studi.
Serve anche un Piano B per quando riapriranno le scuole e per questo stiamo esaminando l’ipotesi che non tutti gli studenti entrino in classe alla stessa ora. Questo permetterebbe di spalmare su diverse fasce orarie gli utenti degli autobus che, nel caso degli studenti, corrispondono all’80% nelle fasce di orario critiche. Un’ipotesi potrebbe essere quella di dividere le classi, con una parte che va a scuola il lunedì e l’altra il martedì. Gli stessi ragionamenti vanno fatti per le aziende».
– Quali sono i possibili piani per le aziende?
Zanotto. «Tante realtà produttive hanno già messo a punto un piano di mobilità che prevede smart working spinto, dove possibile, e orario di lavoro flessibile. Ai lavoratori verrà sottoposto un questionario per capire la possibilità che i dipendenti hanno di recarsi al lavoro in bicicletta. Un altro punto riguarda le modalità operative che le aziende stesse ci suggeriranno. Serve collaborazione e comunicazione tra le parti e feedback dalle aziende».
– Con la stagione autunnale aumenta il rischio che le persone preferiscano utilizzare l’auto, con il conseguente aumento dell’inquinamento. Quali sono le prospettive in merito?
Zanotto. «Stiamo agendo con i diversi stakeholders in modo da abbassare al massimo questo rischio attraverso l’uso della bicicletta, del Trasporto pubblico locale rivisto, spalmando il traffico, differenziando entrata e uscita dalle scuole e dai luoghi di lavoro. Quello che ci si presenterà a settembre sarà frutto del lavoro di questi mesi. Il mondo non sarà più quello di prima».
Annalisa Avesani

Annalisa Avesani. Laureata presso l'Università degli studi di Trento-Studi Internazionali (tesi sui gender studies con particolare focus sulle politiche di conciliazione lavoro-famiglia). Master in Studi Interculturali-Saperi e pratiche per l'accoglienza dei richiedenti asilo (Università degli studi di Padova). Iscritta al diploma di Human Security and Sustainable Development presso Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) di Milano. Attualmente lavora presso la CSSA Il Samaritano Onlus-Caritas diocesana veronese. annalisaavesani@gmail.com

Francesco
06/06/2020 at 06:20
Grazie per l’intervista puntuale su un tema fondamentale per i prossimi mesi/anni. È triste però constatare che con delle risposte del genere non si possa sperare in un futuro di mobilità sostenibile per la nostra città.