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Ripartono gli agriturismi, l’economia ora attende il decreto Rilancio

Via libera a pernottamenti e ristorazione. Soddisfatta Agriturist Veneto. Confartigianato attende col nuovo decreto il rilancio e il potenziamento del settore delle costruzioni.

Torre Pentagona, Verona (foto Giorgio Montolli)

Via libera a pernottamenti e ristorazione. Soddisfatta Agriturist Veneto. Confartigianato attende col nuovo decreto il rilancio e il potenziamento del settore delle costruzioni.

18 maggio – Da oggi è arrivato il via libera anche per l’attività degli agriturismi sia per quanto riguarda la ristorazione, sia per il pernottamento. Per Agriturist Veneto è quindi arrivata un’ordinanza regionale che, secondo il presidente Leonardo Granata, «parla finalmente chiaro».

Il presidente di Agriturist Verona Alessandro Tebaldi, inoltre, è convinto che gli agriturismi possano «giocare un ruolo chiave nell’estate della fase 2, perché muterà radicalmente sia la tipologia del turismo, che sarà soprattutto italiana, sia il concetto, che andrà ripensato e riorganizzato secondo le nuove esigenze del distanziamento sociale e della vacanza di prossimità. Sul lago di Garda, così come in collina, in montagna o in pianura, ci sono sempre contatto diretto con la natura, spazi ampi, sistemazioni indipendenti, appartamenti, lontananza dalla folla, dal chiasso, all’insegna del benessere e del buon cibo genuino e locale. Abbiamo anche alcuni agricampeggi per chi volesse stare completamente isolato nella natura».

Nel cosiddetto Decreto Rilancio, non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che dovrà passare al vaglio del Parlamento, è stata inserita, tra le altre, una misura destinata a rilanciare la filiera delle costruzioni: il potenziamento delle agevolazioni ecobonus e sismabonus, richiesto da Confartigianato e dalle altre associazioni della categoria.

In Veneto il mercato sostenuto dall’ecobonus ammonta, nel 2018 da fonte ENEA, a 541 milioni di investimenti (pari al 16,3% dei 3.331 milioni a livello nazionale) e 42.000 interventi. Nell’ultimo quinquennio queste cifre diventano oltre 2 miliardi di investimenti e 215.000 interventi. La distribuzione per tipologia rileva il 31,4% riferito ai serramenti, il 24% a pareti verticali, il 15,4% a pareti orizzontali, il 12,6% alle caldaie a condensazione, il 7,4% a pompe di calore, il 4% a schermature solari, l’1,1% al solare termico e lo 0,75% a Impianti a Biomassa.

Dalle stime elaborate dal CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato), emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2019, 19,5 milioni di interventi, oltre il 62,5% delle abitazioni italiane stimate dall’Istat (31,2 milioni). In venti anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro.

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«Approviamo l’accelerata che il Governo intende imporre a favore della riqualificazione degli edifici esistenti – dichiara Pietro Paolo Fattori, presidente di Confartigianato Costruzioni Verona –. Ciò darebbe qualità al patrimonio edilizio delle famiglie, vigore all’economia, spinta all’innovazione tecnologica e opportunità per nuove generazioni di artigiani, professionisti nella filiera del Sistema Casa, come edilizia, impianti e serramenti».

Secondo le bozze del decreto, il committente privato che deciderà di rifare il cappotto della propria abitazione o, più semplicemente il bagno di casa, potrà scegliere tra: sfruttare la detrazione d’imposta come finora (nel caso del cappotto portata al 110%), oppure chiedere all’artigiano che ha eseguito i lavori, di praticargli uno sconto pari alla detrazione spettante o, infine, cedere il credito derivante dalla detrazione ad un soggetto terzo che potrebbe essere ancora l’artigiano oppure anche una banca.

L’introduzione della possibilità di cedere il credito d’imposta alle banche, invece, lascia perplessi gli imprenditori del settore. «Potrebbe essere una facilitazione – spiega Fattori –, ma a quali condizioni si chiede alla banca di acquistare questo credito? Sin da subito, è necessario fissare in maniera chiara e univoca le ‘regole d’ingaggio’, affinché le condizioni di ricorso al sistema del credito siano davvero competitive rispetto al meccanismo della cessione del credito di imposta ad altri soggetti. Il rischio che vediamo è che, anziché concentrarsi su criteri di qualità per il consumatore e di responsabilità sociale nei confronti del tessuto locale delle imprese artigiane, a comandare siano logiche esclusivamente finanziarie. La cessione del credito deve spettare in primo luogo al committente e deve essere libera, con parità di condizioni nei confronti di qualsiasi soggetto cessionario. Trattandosi di un debito dello Stato vanno evitate speculazioni e distorsioni della concorrenza a tutela del mercato, delle imprese e dei consumatori».

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