Un diario di paese dove ognuno può raccontare e condividere piccoli frammenti della propria quotidianità, pensieri, riflessioni e immagini.
E se ripartissimo proprio dal nostro presente e ci proiettassimo nel futuro, che cosa rimarrebbe del vissuto della nostra quarantena? Forse tutto o forse solo qualche piccolo frammento fortunatamente e inspiegabilmente sfuggito all’oblio della rete e dei social. Eppure questi ultimi tre mesi sono stati vissuti intensamente da tutti, abbiamo provato emozioni e situazioni mai prima conosciute; il nostro linguaggio è cambiato arricchendosi di nuovi vocaboli e il nostro modo di socializzare è stato completamente stravolto. Uno tsunami sociale in piena regola, che ha lasciato molte macerie, ma anche molte riflessioni, pensieri e ricordi che forse rischiano di andare perduti e dimenticati se non conservati con cura.
Per questo montorioveronese.it, associazione di promozione sociale e culturale, che opera ormai da molti anni sul territorio, si è messo a servizio della comunità, raccogliendo piccoli e grandi frammenti di quarantena vissuti dagli abitanti dei paesi della Valsquaranto e Valpantena, perché un domani anche questo possa diventare memoria.
L’idea è stata quella di creare una sorta di “diario di bordo” che potesse essere una testimonianza del presente per il futuro. Un diario di paese dove ognuno potesse raccontare e condividere piccoli frammenti della propria quotidianità, pensieri, riflessioni e immagini. Tutti i contributi arrivati sono stati condivisi sul sito di montorioveronese.it in un’apposita rubrica “Diario di bordo di una comunità”.
Ma non basta solo condividere, è necessario conservare, per questo tutte le storie verranno pubblicati nella seconda edizione de I quaderni della dorsale, che ha come finalità “raccogliere per non disperdere e scrivere per far conoscere”. L’obiettivo è quello di costudire con cura tra le pagine di un libro, il vissuto di un’intera comunità, preservandolo dall’oblio, di un mondo che corre e a volte inciampa sulle proprie memorie perché non le conosce.
C’è una dimensione in cui ricordo personale e memoria collettiva, si possono unificare in un positivo recupero di archetipi universali e immortali. Per capire meglio chiediamo a Roberto Rubele, presidente dell’associazione montorioveronese.it e già autore del libro 26 aprile 1945 (assieme a Cristian Albrigi e Gabriele Alloro) la storia dell’associazione e dell’iniziativa.
– La vostra associazione è un punto di riferimento dal punto di vista sociale e culturale per la comunità di tutta la Valsquaranto e non solo, che tipo di attività svolge?
«È un’associazione di promozione sociale iscritta al registro regionale delle associazioni di promozione sociale, una digital native che si è costituita e ha iniziato a esprimersi attraverso il portale Internet omonimo pensato come piazza virtuale dove far circolare le informazioni e promuovere le specificità del territorio. In questo spazio digitale le persone possono incontrarsi e approfondire la conoscenza dell’ambiente in cui vivono. Ed è proprio attraverso questa dimensione che l’associazione è cresciuta, che sono aumentati i soci e che sono nate e sviluppate nuove idee e progetti: calendario, libro, percorso tra le acque, conferenze culturali, serate di approfondimento, indagine storico come l’identificazione del campo di concentramento di Montorio e infine il nuovo progetto editoriale I quaderni della dorsale».
– Da dove nasce l’idea del diario di bordo?
«L’idea nasce dalla mancanza improvvisa di confronto e di scambio di opinioni con le persone della nostra comunità che esisteva fino a prima del lockdown. Un modo di condividere le stesse paure, le stesse difficoltà, gli stessi problemi e per trovare assieme la forza, le idee e le migliori soluzioni per superare questo triste momento».
– C’ è stata partecipazione?
«C’è stata molta partecipazione, molte persone hanno raccontato il loro vissuto e le loro storie, senza maschere. Tutti i contributi hanno generato sintonia tra chi scriveva e chi leggeva; tutti si sono trovati vicini perché accomunati dagli stessi dubbi, problemi ma anche dalla stessa capacità di reagire con lucidità. Non è facile raccontarsi, soprattutto in questo momento, per questo tutto quello che è stato raccolto ha ancora più valore».
– Quali sono le sensazioni maggiormente ricorrenti nei racconti arrivati?
«L’insicurezza, le difficoltà con i figli e con la tecnologia che ci ha costretti a cambi repentini nel nostro modo di comunicare. Sono arrivati anche tanti bei ricordi, che hanno riempito le pagine del nostro sito di calore. Un insieme poliedrico di emozioni per chi ha scritto e per chi ha letto».
– Cos’ha lasciato il Covid-19 nelle due vallate veronesi?
«Voglia di ripartire, consapevolezza che con i virus non si scherza, che vanno affrontati con regole precise. Ha lasciato anche tanti messaggi di speranza e una maggior capacità di pazientare, cioè quella predisposizione d’animo, abituale od occasionale, alla moderazione, alla tolleranza, che si era un po’ persa».
– Il diario di bordo può essere anche un punto di ripartenza?
«Davanti ad un problema il confronto con le altre persone è di per sé un punto di partenza e rappresenta la voglia di affrontare le necessità, il tentativo di conoscere nei dettagli il problema proprio per ripartire. Per noi associazione, inoltre, è stata una doppia ripartenza perché siamo riusciti a coinvolgere tutta la comunità nel progetto editoriale dei Quaderni, che è nato per tramandare la conoscenza e le esperienze delle persone e del territorio come forma di memoria collettiva. Siamo convinti che conoscere il nostro passato e in questo caso il nostro presente ci aiuti ad essere dei cittadini più consapevoli, capaci di comprendere e affrontare meglio il futuro».
Marta Morbioli

Marta Morbioli, veronese, laureata in Filologia Italiana presso la Facoltà di Lettere di Verona, specializzata in libri antichi con un Master in Storia e tecnica dell’editoria antica. Da sempre vive vite parallele tra la passione per la storia e le sue fonti e il lavoro come knowledge management. Il suo obiettivo è sfidare le leggi della matematica e far incontrare le due strade.
