INTERVISTA – A causa dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid-19, le scuole rimarranno chiuse almeno fino al prossimo settembre e non si conoscono ancora le modalità di ripresa delle lezioni. Abbiamo chiesto ad alcuni genitori veronesi che lavorano da casa come riescono coniugare i loro impegni e l’istruzione dei figli.
Gli intervistati sono: Maurizio Alberini, residente in Borgo Venezia, impiegato amministrativo, una figlia di 8 anni; Francesca Ardevi, residente a Cellore di Illasi, impiegata del back office commerciale estero, due figli di 5 e 7 anni; Elisa Giuliani, residente in Borgo Santa Croce, consulente assicurativo, due figli di 2 e 4 anni; Laura Manfredini, residente in Corte Bentivoglio, impiegata, tre figli di 8, 11 e 13 anni; Stefania Maruccio, residente in Borgo Trieste, insegnante, una figlia di 10 anni; Roberto Tosetto, residente in zona San Pio X, avvocato, due figlie di 8 e 11 anni; Andrea Zoccatelli, residente a Chievo, quadro nel settore del Commercio, due figli di 14 e 16 anni.

Roberto Tosetto
– Per quale motivo, nel suo caso, si è resa necessaria l’attivazione del lavoro agile? Come hanno reagito i colleghi e l’azienda?
Elisa Giuliani. «Il mio lavoro si svolge a contatto diretto con la clientela e le consulenze vengono effettuate presso il domicilio del cliente o in uffici dove l’esposizione al virus è molto alta e si è reso quindi necessario per tutti un cambio di modalità».
Laura Manfredini. «La mia azienda opera nel settore alimentare: da qui l’impossibilità di fermarci e la necessità di attivare il lavoro agile. Tutti i colleghi si sono dimostrati favorevoli a questa nuova modalità di lavoro, molti hanno apprezzato di non dover andare in ufficio in questa situazione di rischio».
Stefania Maruccio. «Con il lockdown dello scorso febbraio, si è reso necessario per tutti noi insegnanti attivarsi in fretta per poter lavorare da casa e garantire il proseguimento delle attività didattiche. Il rientro a scuola pare ormai abbandonato come idea a causa dell’impossibilità di mantenere la distanza sociale di sicurezza all’interno edifici scolastici».

Andrea Zoccatelli
– Da parte di colleghi, clienti e datore di lavoro viene considerata la difficoltà ulteriore che si affronta lavorando in casa con i figli minori?
Maurizio Alberini. «Certamente sì, ma nel mio caso le difficoltà non sono eccessive: abbiamo una sola figlia e anche la madre è a casa. Immagino possa essere una situazione decisamente diversa per chi si trova a casa da solo e magari con più figli».
Roberto Tosetto. «Da parte dei colleghi c’è comprensione; da parte dei clienti non sempre».
Elisa Giuliani. «La situazione è molto complessa e spesso chi non la prova direttamente non ne comprende le difficoltà. Questa pandemia riversa un grande peso sui genitori; i bambini di tutte le età hanno bisogni e diritti che andrebbero rispettati ma che troppo spesso dobbiamo mettere da parte a causa della pressione lavorativa».

Laura Manfredini
– Come si coniugano le normali mansioni lavorative con gli impegni scolastici dei figli e la loro necessità di muoversi e giocare nello spazio limitato disponibile?
Roberto Tosetto. «È molto difficile e fonte di tensioni; per noi il problema non sono il gioco e il bisogno di muoversi ma la necessità di condividere in tre, talvolta in quattro, i due computer che abbiamo a casa. Al mattino è possibile lavorare solo fino alle 10, poi entrambi i computer sono occupati per i compiti e le videolezioni. Nel pomeriggio si riesce a lavorare qualche ora ma si è spesso interrotti per legittime richieste di aiuto nei compiti».
Laura Manfredini. «Abbiamo stabilito una postazione di lavoro per ognuno e un programma che consiste in orari precisi per studio e gioco, fortunatamente abbiamo un grande spazio esterno dove i miei figli possono giocare. Per me la giornata lavorativa è diventata più lunga, essendo interrotta spesso dai figli cerco di recuperare la mattina presto o la sera».
Stefania Maruccio. «È difficile coniugare la propria attività lavorativa con la necessità di seguire i figli e garantire loro le attenzioni richieste, anche perché il lavoro dell’insegnante va molto oltre le ore di videopresenza. Il lavoro è aumentato notevolmente: monitorare l’attività svolta dagli alunni, preparare le lezioni e il materiale online sono attività per la quale non si era preparati. Durante la settimana il tempo dedicato a mia figlia è piuttosto limitato e cerco di dedicarmi a lei nel weekend».
– L’altro genitore che ruolo ha in questa situazione?
Roberto Tosetto. «Mia moglie è avvocato come me e ci diamo il cambio: a volte lavoriamo da casa mezza giornata ciascuno, a volte a giorni alternati, a seconda delle esigenze del lavoro e della famiglia».
Andrea Zoccatelli. «Per ottenere dei risultati si deve essere complici ed organizzati; lavorando solo io ho potuto avere il supporto di mia moglie che mi aiuta nella gestione dei figli».
Francesca Ardevi. «L’altro genitore lavora presso la sede dell’azienda, quindi in sostanza per lui non è cambiato nulla. Mi aiuta quando può la sera o nel fine settimana. Di fatto tutto è sulle mie spalle.»
– Pensa che possa essere una modalità da adottare anche in futuro, oltre le tempistiche dell’emergenza?
Andrea Zoccatelli. «La modalità smart working è interessante e credo che si possa anche ipotizzare per il prossimo futuro. Qualità e prestazioni eccellenti possono essere garantite anche da casa e forse ne trarrebbe vantaggio anche l’ambiente con meno traffico e inquinamento».
Stefania Maruccio. «Certamente molto di ciò che abbiamo dovuto imparare in fretta sarà utile in futuro: non si torna indietro quando si è fatto un grande passo avanti, ma l’educazione e l’istruzione si trasmettono soprattutto creando un legame di fiducia, un rapporto umano, che è difficile alimentare con la didattica a distanza».
Francesca Ardevi. «Credo che in futuro sarebbe un grande privilegio poter usufruire ancora del lavoro agile, che permette di poter organizzare al meglio gli svariati impegni quotidiani. Personalmente riuscirei a conciliare meglio tutti i ruoli che svolgo come impiegata, madre, moglie e casalinga, riuscendo forse a rendere un po’ meno frenetiche le mie giornate.»
– In concreto che cosa potrebbe essere utile per migliorare la situazione che si è venuta a creare nelle famiglie con figli minori?
Roberto Tosetto. «Si dovrebbero estendere i congedi parentali straordinari. Se dobbiamo preservare la popolazione anziana, non è opportuno chiedere ai nonni di occuparsi dei loro nipoti finché i genitori lavorano. Inoltre, oltre al bonus babysitter, sarebbe utile un bonus per l’acquisto di mezzi informatici perché la didattica a distanza sta discriminando le famiglie numerose e meno abbienti».
Maurizio Alberini. «Occorre elasticità nell’organizzazione del lavoro da parte di tutti: lavoratori, colleghi e aziende. Occorrono mezzi adeguati e dedicati perché spesso in famiglia computer e stampanti sono condivisi.»
Laura Manfredini. «In concreto per i prossimi mesi è necessario riaprire i campi estivi e i grest rendendoli economicamente accessibili. Per l’inizio dell’anno scolastico, se si proseguirà con questa modalità, i genitori che lavorano devono avere la possibilità di affidare i figli a qualcuno ed è necessario dotare tutte le famiglie di strumenti per la Didattica a distanza (DAD)».
Francesca Ardevi. «Sicuramente servono dei fondi per il baby sitting quotidiano per poter lavorare al meglio, dare sollievo ai genitori e svago ai bambini in modo da affrontare più serenamente le giornate».
Erna Corsi

Erna Corsi è nata nel 1973 a Verona, dove risiede tuttora. Ha frequentato il Liceo Artistico Boccioni e ha successivamente conseguito un diploma superiore in marketing e design presso il Centro Studi Palladio. Attualmente lavora come graphic designer presso un'azienda privata. Ama il teatro, la danza e la letteratura. ernaluna@gmail.com
