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Commercianti, il Coronavirus va in aiuto della giustizia fiscale

La discordanza tra quando dichiarato al fisco e le perdite annunciate crea difficoltà a chi deve dimostrare di aver subito un calo del fatturato del 33% nel primo trimestre 2020, rispetto al 2019.

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

La discordanza tra quando dichiarato al fisco e le perdite annunciate crea difficoltà a chi deve dimostrare di aver subito un calo del fatturato del 33% nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Sabato 2 maggio in piazza Erbe, il sindaco Federico Sboarina ha ricevuto dal presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena un documento con le richieste e le proposte dei commercianti veronesi al Governo. La piazza, illuminata anche dalle candele, è stata il teatro del flash mob ideato da Confcommercio, con il quale gli esercenti hanno chiesto alle istituzioni un piano concreto di sostegno.

Una delle categorie lavorative che spesso sono oggetto di critiche e polemiche è quella dei commercianti. Indubbiamente si tratta di una categoria molto importante, che dà lavoro a parecchie persone e contribuisce allo sviluppo della nostra economia. Inoltre, le loro botteghe spesso favoriscono l’estetica delle nostre città esponendo i migliori prodotti sul mercato e tra questi quelli del made in Italy.

Proprio per la loro importanza, e conseguente forza politico-elettorale, i commercianti sono in grado di condizionare le politiche delle pubbliche amministrazioni, soprattutto sulle scelte relative ai trasporti, all’uso degli spazi pubblici ed alle condizioni di abitabilità per i residenti.

La convinzione da parte dei commercianti che ogni cambiamento, rispetto allo status quo, possa compromettere i loro affari rende difficile conciliare le esigenze della maggioranza dei cittadini con le loro.

La proposta di pedonalizzazione del centro storico che in realtà, dove è stata attuata, ha premiato le attività commerciali che si trovano in quelle zone ha, da sempre, trovato oppositori in questa categoria. L’idea che per fare acquisti ci sia bisogno dell’automobile a pochi metri è, purtroppo, la loro stella polare. Basandosi su questo concetto, in via Mazzini, in Corso Porta Borsari, in via Roma, in via Cappello e in altri luoghi con divieto di transito, non ci dovrebbero essere negozi. In Italia, chi cerca di ridurre l’uso dell’automobile privata in favore del trasporto pubblico e/o della bicicletta e chi combatte l’evasione fiscale, rischia di perdere le elezioni.

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È proprio di questi giorni una nuova polemica relativa agli aiuti dell’INPS ai commercianti, per compensare le perdite economiche subite nei mesi di chiusura per la pandemia. I nodi stanno venendo al pettine e la discordanza tra quando dichiarato al fisco da alcuni operatori commerciali e le perdite annunciate, pone non pochi interrogativi. Coloro che hanno dichiarato tra i 35.000 e i 50.000 euro lordi devono dimostrare di aver subito un calo del fatturato del 33% nel primo trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo 2019; e non tutti ci riescono.

Non è la prima volta che le dichiarazioni fiscali, inferiori alla realtà, penalizzano chi le ha fatte. Ricordo il caos e le conseguenti multe per le quote latte: le dichiarazioni dei produttori erano molto inferiori rispetto alla realtà e l’Europa, basandosi su quelle, ha concesso meno quote di quanto ne avessimo bisogno.

Certamente la situazione di molti commercianti onesti è difficile; per certe attività commerciali, anche prima del Coronavirus, la situazione era molto critica. Le vendite online e i grandi centri commerciali stanno infierendo un colpo quasi mortale ai negozi di vicinato, alterando il contesto urbano delle nostre città.

Detto questo, l’evasione fiscale dell’IVA non è stata fatta dai lavoratori dipendenti, ma dalla filiera del nero, che inizia dall’acquisto delle materie prime, prosegue con la produzione e la commercializzazione, sino al cliente finale, utilizzando due contabilità, una ufficiale ed un’altra in nero.

Tuttavia, ritengo che le aziende commerciali, in questo periodo di chiusura per la pandemia, vadano aiutate con sovvenzioni pubbliche, basate sulle dichiarazioni fiscali, calcolando obiettivamente, su conteggi ufficiali, i danni subiti nei mesi di mancato e ridotto lavoro.

Inoltre, questa potrebbe essere un’ottima occasione per fare chiarezza sulla dichiarazione dei redditi di certi artigiani e negozianti disonesti, che meriterebbero la chiusura definitiva delle loro attività. Perché, così come non è giusto demonizzare un’intera categoria, non lo è neppure fingere che non vi sia stata evasione.

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Sono convinto che solo affrontando seriamente i problemi derivanti dall’evasione dell’IVA, dal lavoro in nero, dalla ripulitura dei capitali sporchi provenienti dalla malavita organizzata e dal decentramento delle sedi fiscale delle società italiane nei cosiddetti paradisi fiscali, si potrà sperare che la nostra povera Italia diventi una reale nazione civile.

Probabilmente, se non avessimo avuto tutta questa evasione, non ci sarebbe stato bisogno di tagliare i finanziamenti alla Sanità ed alla Scuola. Paghiamo meno tasse, ma paghiamole tutti.

Giorgio Massignan
VeronaPolis

Written By

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

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