Il 30 aprile scade il primo quadrimestre del piano editoriale 2020 di Verona In. In questo periodo sono stati spesi 7.000 euro e ne sono entrati circa la metà. L’equilibrio del giornale e la sua possibilità di crescere organizzando meglio la redazione e commissionando contenuti esclusivi si regge sugli abbonati, che ad oggi sono 70, per un totale di 3.000 euro raccolti. Il bilancio quindi è in passivo, ma si regge sulla scommessa dei nuovi sottoscrittori, in lenta ma continua crescita.
Voglio ancora una volta precisare che Verona In a) non raccoglie pubblicità dalle aziende comunali, perché è impossibile garantire la libertà di informazione quando esiste un vincolo economico con realtà che dipendono dalla politica. Diffidate quando sui giornali vedete questo tipo di pubblicità che ha il solo scopo di condizionare la libertà di informazione; b) che tutti gli articoli a pagamento vengono inseriti nelle categorie dedicate per essere identificati come tali. Le proposte per questo genere di articoli sono continue, soprattutto quando si supera la soglia del 100 mila visitatori/mese, ma con il vincolo del committente di inserirli tra le news, in modo da ingannare il lettore. Noi questo non lo facciamo: non è solo concorrenza sleale, è anche un reato.
Tutti questi NO impattano sulla possibilità di produrre contenuti di qualità, che vengono giustamente retribuiti perché richiedono un lavoro professionale lungo e complesso in un ambiente non favorevole. Del resto, se accettassimo certi compromessi ci troveremmo nella condizione di poter commissionare più articoli ma di dover censurare molto per non scontentare le fonti di reddito. Leggereste tanta spazzatura ben confezionata senza rendervene conto. Ad esempio, non avreste letto la recente inchiesta di Annalisa Mancini Covid-19: il Veneto poteva aiutare la Lombardia?. E non potreste leggere neppure la prossima sulla tecnologia 5G a Verona. Lavori che richiedono settimane di impegno, rischio di querele, ecc.
Per noi di Verona In il giornalismo è la possibilità di poter raccontare i fatti e di commentarli in assoluta libertà nell’ambito del perimetro democratico entro cui anche un giornale deve muoversi: rispetto per le persone, possibilità di replica e la mia serena disponibilità di rispondere di possibili errori davanti al giudice, come del resto è già accaduto. È curioso, a riguardo, che alcuni nostri detrattori (pochi a dire il vero) siano persone che non tollerano il contraddittorio, le diverse opinioni e che dimostrano così di non aver ben compreso cosa sia o cosa dovrebbe essere un giornale.
Cosa centra la pizza? Era un modo per attirare la vostra attenzione con un titolo stravagante. Del resto se siete arrivati fino a qui siete persone particolari e non c’è bisogno di spiegare più di tanto.
Giorgio Montolli
Direttore Verona In
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È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it
