Confcommercio lancia una petizione nazionale per riaprire bar e ristoranti e Confartigianato Veneto scrive ai prefetti segnalando il rischio di tensioni sociali.
«Le 300.000 imprese italiane di pubblico esercizio (bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, ecc.), con 1,2 milioni di addetti e 46 miliardi di valore aggiunto chiedono di poter riprendere l’attività lunedì 18 maggio dopo quasi tre mesi di chiusura».
Questo è ciò che si legge nella petizione nazionale di Fipe-Confcommercio per aprire bar e ristoranti il 18 maggio. Tra i firmatari anche molti imprenditori veronesi. Nodo principale, la richiesta di risorse immediate a fondo perduto, senza «ulteriori lungaggini o tentennamenti. Uno Stato giusto si misura dalla capacità di prendersi cura delle piccole imprese, perché le grandi imprese quasi sempre hanno strumenti ed organizzazione per fare da sole. Chiediamo di metterci nella condizione di poter aprire le nostre imprese fin dal 18 maggio e di garantirci adeguate misure di sostegno per superare questa drammatica crisi».
Per Confartigianato Imprese Verona, quella da Covid-19 è una crisi economica che «sta facendo crescere una tensione sociale alimentata dalla diffusa percezione, tra le migliaia di soci, che, fermo restando la priorità inderogabile di protezione della salute, non si stiano adottando le scelte più idonee a limitare il drammatico danno economico che il Paese, le imprese e singoli artigiani stanno subendo».
I sette presidenti delle Confartigianato Provinciali del Veneto Claudia Scarzanella di Confartigianato Imprese Belluno, Roberto Boschetto di Confartigianato Imprese Padova, Marco Campion di Confartigianato Polesine, Vendemiano Sartor di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, Salvatore Mazzocca di Confartigianato Imprese Città Metropolitana di Venezia, Roberto Iraci Sareri di Confartigianato Imprese Verona ed Agostino Bonomo in qualità sia di Presidente Confartigianato Imprese Veneto e di Confartigianato Imprese Vicenza, hanno scritto ai Prefetti del Veneto al fine di evidenziare il problema e chiedendo di farsi portatori di questo appello ed intervenire con la massima urgenza affinché il Governo adotti i provvedimenti adeguati.
«Dal nostro osservatorio privilegiato – dichiara il presidente di Confartigianato Imprese Verona Roberto Iraci Sareri –, frutto del contatto quotidiano con decine di migliaia di telefonate, emerge con estrema chiarezza come il prolungarsi dell’incertezza stia creando problemi su diversi fronti che devono assolutamente essere presidiati e per quanto possibile disinnescati: c’è il tema dell’utilizzo illecito degli aiuti di stato, dell’usura e dell’introduzione di capitali illeciti nel tessuto economico (lavaggio di denaro illecito) ed il tema della sicurezza informatica. Le continue deroghe agli stop produttivi e il progressivo rianimarsi spontaneo delle città potrebbero viceversa farci scivolare in una non gestione del rischio di contagio».
La delusione riguardo il decreto del 26 aprile è sentita anche da Confesercenti Verona. Per il direttore generale Alessandro Torluccio si tratta «di una doccia gelata ed una fortissima delusione per moltissime attività che si stavano già preparando a implementare al dettaglio tutti i protocolli di sicurezza per riprendere gradualmente il lavoro. E che, in molti casi, ancora aspettano di fruire delle misure di sostegno di marzo, dal bonus all’accesso al credito agevolato».